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Un giorno di pioggia a New York, il nuovo film di Woody Allen: la recensione

Un giorno di pioggia a New York, il nuovo film di Woody Allen: la recensione

Cinema Recensione di Davide Dotto. Un giorno di pioggia a New York , l'ultimo film di Woody Allen: la pioggia newyorkese non fa da semplice cornice, è un connivente da non sottovalutare e gli ombrelli servono a poco.


La vita reale è per chi non sa fare di meglio.
Un giorno di pioggia a New York, regia di Woody Allen

Woody Allen evade dalla realtà, dalle seccature, dai problemi quotidiani, come se non meritassero le sue (quindi nostre) ansie e preoccupazioni. Vi torna tramite il cinema: dietro la macchina da presa e non dal lato del pubblico. La scoperchia trasfigurandola attraverso la commedia o il dramma. Non tanto per escogitarne un senso ma per liberarsi dalla necessità di trovarne uno. Piuttosto ci gioca e la manipola; la regia e la fotografia scelgono, attenuano o accentuano i colori, sincronizzano spesso l’ambientazione con la psicologia dei personaggi. Ciò è evidente in Interiors cui è totalmente assente la colonna sonora.


Cosa racconta Un giorno di pioggia a New York?

L’ultimo film di Woody Allen attualmente nelle sale racconta di Gatsby (Timothée Chalamet) e Ashleigh (Elle Fanning), una giovane coppia che ha in programma di trascorrere in spensieratezza un weekend a New York. Si frappongono e li allontanano, tuttavia, una serie di fastidiosi contrattempi.
Tra il ragazzo di New York e la coetanea dell’Arizona non sembra vi siano, come in Gil e Inez in Midnight in Paris, molte affinità. Fanno parte dello stesso ceto ma hanno caratteri antitetici e abitano diverse dimensioni. Questo comporta una percepibile distanza: l’uno tende al grigio, è riflessivo e senza mestiere; non sa ancora cosa fare del proprio futuro. Non se la passa male, la famiglia è facoltosa, non ha il vizio del gioco però vince con facilità a poker.

Un giorno di pioggia a New York
Un giorno di pioggia a New York, il nuovo film di Woody Allen: la recensione

Un giorno di pioggia a New York

REGIA Woody Allen
SCENEGGIATURA Woody Allen
FOTOGRAFIA Vittorio Storaro
DISTRIBUZIONE Lucky Red
ANNO 2019

CAST
Timothée Chalamet, Elle Fanning, Selena Gomez, Jude Law, Diego Luna

Gatsby e Ashleigh.

Il nome di Gatsby non è casuale. Egli appartiene alla progenie del celebre personaggio letterario. La vera Gatsby però è sua madre: per l’ascesa sociale vertiginosa, e i party ai quali il figlio non partecipa volentieri. A uno di essi si presenta in modo da dar scandalo, cosa che spinge la donna a una confessione liberatoria per entrambi.
Di diversa pasta Ashleigh: la solarità, la sprovveduta e ingenua sfrenatezza la spingono verso il mondo del cinema, le luci della ribalta, fino a un increscioso rendez vous col divo del momento (Diego Luna). Il pretesto è l’intervista ottenuta da un famoso regista in profonda crisi creativa. Ciò la porta provvisoriamente a prendere le distanze dall’innamorato, un po’ come una Daisy in erba, altro personaggio uscito dalla penna di Scott Fitzgerald (se l’avesse chiamata così, solo per questo Woody Allen avrebbe reso il film didascalico oltre misura).
Il ragazzo non cade nel tranello del suo omonimo, ma sintetizza nel proprio percorso una lezione che di sceneggiatura in sceneggiatura il regista non si stanca mai di sottolineare.

L’accomodamento tra sogno e realtà ha lo scopo di rendere quest’ultima tollerabile. 

Woody Allen evita per definizione i pericolosi estremi cui arriva, per esempio, la Ruota delle meraviglie. Apre la strada non alla rassegnazione ma a una più matura consapevolezza di sé: per qualcuno le nubi si diradano (Gatsby), per qualcuno invece comincia a piovere davvero (Ashleigh).


Non si giunge all’esasperante caos esistenziale privo di vie d’uscita di Interiors; anzi fa da antidoto perché i giovani superano con inusitata leggerezza il bivio davanti al quale il regista li ha posti, scongiurando scelte sentimentali avventate.
La pioggia newyorkese non fa da semplice cornice. È un connivente da non sottovalutare e gli ombrelli, stavolta, servono a poco.



Davide-Dotto

Davide Dotto
Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie.
Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni.


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2 commenti
  1. Bellissima recensione, molto poetica. Ho già visto il film al cinema e l'ho trovato delizioso. Mi ha fatto venire voglia di recuperare altri film di Woody Allen che non ho visto.

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