Gli scrittori della porta accanto

Anteprima: Ivan Folli racconta "Acqua o sasso"

ACQUA O SASSO 
di Ivan Folli
0111 Edizioni
Romance
ISBN 978-88-6307-913-5
ebook 4,99€ | Acquista 
cartaceo 15,50€ | Acquista

Walter ha 34 anni, vive a Milano e conduce una vita scandita da un tempo costante fatta di famiglia, amici, lavoro, musica, libri e film. 
Pier ha 38 anni, vive a Roma e conduce una vita tortuosa: è una rock star ritiratasi dalle scene che ha vissuto per anni sulla cresta dell'onda seguendo il must "sesso, droga e rock'n'roll". Tenta disperatamente di condurre una vita normale, ma il passato torna sempre a galla. 
Apparentemente entrambi sono sereni, ma sentimentalmente soli. Per motivi diversi hanno perso entrambi la speranza di trovare la propria metà, ma forse le cose stanno per cambiare e forse questa non è la sola cosa che li accomuna.     




Raccontaci qualcosa di te: chi è Ivan Folli nella vita di tutti i giorni?
Ciao! Nella vita di tutti i giorni Ivan è un ragazzo strano e semplice contemporaneamente. Visti i suoi trentasei anni dovrei forse definirlo un uomo, ma so che si arrabbierebbe perché sostiene che l’età anagrafica non corrisponde alla sua età reale. Ti può capitare di vederlo scorrazzare per Milano in sella alla sua bicicletta mentre va al lavoro o mentre va da qualsiasi altra parte. Sotto il sole, la pioggia, il vento; estate e inverno. Lo puoi vedere con lo sguardo sognante ammirare un’alba o un tramonto, o un angolo di città deserto, una scritta su un muro. Durante la giornata di solito rientra nei ranghi: jeans, camicia e il suo lavoro di tecnico informatico. Vive un po’ sul confine tra un mondo suo e quello che realmente lo circonda. A volte fa un passo da una parte, più spesso uno dall’altra. Quale sia la prima e quale la seconda, dipende dal giorno.

Questo è il primo romanzo che pubblichi?
Si. E’ stata in qualche modo una sorpresa anche per me.

Veniamo al libro, “Acqua o sasso”, 0111 Edizioni. Com’è nata l’idea?
Una sera stavo tornando a casa dal lavoro. In bicicletta ovviamente. Era una bella giornata di primavera - estate e il cielo si stava splendidamente arrossando. Come spesso mi succede, ero perso nel mio mondo: da giorni mi rimbalzava in mente una storia e improvvisamente la luce si è accesa. Non sapevo sarebbe stato un romanzo, sapevo solo che avevo bisogno di scrivere quella vicenda perché in testa si stavano aprendo mille porte e sentivo di non avere più spazio per ricordarmi tutto. Da lì si sono uniti tanti altri pezzi, derivati da esperienze, film, musica, libri… Insomma di tutto un po’. A un certo punto ho capito che era qualcosa di più di una storia di poche pagine e alla fine è nato “Acqua o sasso”.

Ci racconti di che cosa parla? A quale genere appartiene?
“Acqua o sasso” narra le vicende di due ragazzi: Walter e Pier. Entrambi hanno superato i trent’anni, uno vive a Milano, l’altro a Roma. Hanno vite diametralmente opposte: uno è il classico ragazzo della porta accanto che si divide tra lavoro, famiglia, amici, passatempi. L’altro è un’ex rock star della musica ormai in pensione che ha vissuto per anni sulla cresta dell’onda secondo il codice “sesso, droga e rock’n’roll”. Nonostante si trovino a due poli opposti, sono accomunati dal fatto di essere sentimentalmente soli e di avere entrambi perso la speranza di trovare la propria metà. Le loro storie corrono parallele, ma forse il fatto di essere sentimentalmente soli, non è l’unica cosa che li unisce in fondo…
Il genere è quello del romanzo sentimentale.

Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare?
Onestamente non me lo sono mai chiesto. In genere non mi piace catalogare le persone. Ora che mi ci fai pensare però credo si addica di più a un target giovane o di mezza età, soprattutto femminile. Però onestamente ho avuto riscontri positivi anche da uomini più attempati che solitamente leggono libri di altro genere, quindi direi che, non essendo una lettura impegnativa, può adattarsi un po’ a tutti: basta avere un po’ di sensibilità.

Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura di questo romanzo? C’è qualcosa di autobiografico?
Mi ha coinvolto tantissimo. Ho la tendenza a immedesimarmi in ogni personaggio che descrivo, a cercare di leggere la situazione dal suo punto di vista, a viverne i drammi, le difficoltà, le gioie. Forse in ogni personaggio c’è una piccola parte di me: ciò che sono o ciò che vorrei essere. Mi chiedi se c’è qualcosa di autobiografico nella vicenda… Qui rischierei di impantanarmi. Ne esco citandoti una frase, non ricordo di chi, che ho letto o sentito recentemente: ogni scrittore in fondo parla di se. Se è molto bravo ti illude stia parlando di te.

Per scrivere questo libro hai dovuto svolgere delle ricerche?
Direi di no. Le vicende e le situazioni narrate in “Acqua o sasso” sono in qualche modo connesse alle mie passioni, ai miei viaggi e ai miei interessi. Ad esempio la musica, che ha un ruolo molto marcato nel libro, mi accompagna quotidianamente ed è una delle mie passioni.

C’è qualche messaggio particolare che speri di comunicare attraverso questo romanzo?
L’obbiettivo che mi sono dato, o meglio che mi piacerebbe raggiungere con il mio romanzo, è quello di donare un’emozione. Sia questa derivante da un sorriso, da una lacrima o dal fatto di lanciare il libro fuori dalla finestra con imprecazioni annesse. Spesso viviamo la quotidianità come automi dall’occhio vitreo: niente emozioni, niente sentimentalismi e tanta indifferenza. Ecco a me piacerebbe emozionare, sia positivamente che negativamente intendiamoci: l’importante è non restare avulsi dalla vita.

Il finale chi l’ha deciso? Tu o i tuoi personaggi?
Bella domanda! Quasi la totalità dei lettori è stata colpita dal finale. Sarò sincero: il finale che avevo in mente originariamente non è quello che si può leggere oggi. Il libro, nella mia testa, finiva al penultimo capitolo, con una serie di conclusioni alle quali sopraggiungeva uno dei due protagonisti. Quando ho messo il punto finale a quel capitolo però ho avuto una stana sensazione. Sai come quando cucini un piatto che ti sembra buono all’assaggio, ma che allo stesso tempo ti convince che manchi un pizzico di qualcosa? Ecco io avevo quella stessa sensazione. Sono rimasto fermo davanti alla tastiera del pc una buona mezz’ora e poi ho sorriso. Mi sono detto che quello che stavo pensando era difficilmente realizzabile, ma non impossibile. Mi sono auto convinto che in un romanzo la realtà non corrisponde a quella che viviamo quotidianamente, ma la realtà di un romanzo può essere dettata dalla nostra più fervida fantasia. Così ho cancellato le conclusioni finali e ho scritto quello che oggi è l’ultimo capitolo. Per rispondere alla tua domanda direi quindi che sono stati i miei stessi personaggi a decidere il finale.

Grazie per essere stato con noi, Ivan. In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
Grazie a voi per la bella chiacchierata.




Elena Genero Santoro


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