Gli scrittori della porta accanto

Scrittori: intervista a Claudio Bossi

Quella famigerata notte fra il 14 e il 15 aprile 1912, al suo viaggio inaugurale, il transatlantico Titanic, definito dalle cronache del tempo “l’inaffondabile”, colò a picco dopo la collisione contro un iceberg al largo delle coste di Terranova. Un evento dalle proporzioni catastrofiche che seguita a fare parlare si sé a oltre un secolo di distanza. Sia pur non approdando mai ai moli di New York, riesce invece oggi, ad approdare su suolo italiano, presso Milano Expo.
Ce lo rivela in anteprima e in esclusiva per il nostro blog, lo scrittore Claudio Bossi, che il 18 giugno in serata, dalle ore 20, sarà all’Expo 2015 con il suo libro “Titanic” (Giunti Editore), ospite alla trasmissione televisiva Kalliope in onda su One Tv Nbc (canale 112 del digitale terrestre).
Avendo avuto il piacere di conoscerlo personalmente in occasione di un evento collegato ai nostri libri, legati dal filo conduttore dell’emigrazione, sono lieta di averlo di nuovo tra i nostri illustri ospiti e di rivolgergli qualche domanda in anteprima.

L'INTERVISTA

Ciao Claudio, e bentornato sul blog de “Gli scrittori della porta accanto”. Intanto complimenti vivissimi per essere stato invitato in una location prestigiosa, unica nel suo genere come quella di Expo Milano 2015. La mia stima nei tuoi confronti aumenta ogni giorno di più. Come sei riuscito a intrufolarti fra le intricate trame di Expo?
Il merito va tutto alla “addetto stampa” della mia casa editrice, va da sé che indubbiamente la mia nomea e l’argomento che tratto ha fatto il resto…

Vuoi dirci in anteprima per i followers del nostro blog, che argomenti affronterai durante la trasmissione televisiva? Parlerai di cibo, magari del cibo servito sul Titanic?
Esattamente. Sul Titanic l’ultima cena (così meravigliosamente rappresentata nell’omonimo film di James Cameron) di quella fatidica sera del 14 aprile, rappresentava la serata di gala del viaggio inaugurale, l’evento mondano che doveva celebrare il trionfo del gigante dei mari. Per le ricche signore era il momento migliore per sfoggiare le migliori toilettes ed i più preziosi gioielli. Ed in quell’occasione anche il menù e la qualità del servito a tavola era qualcosa di sublime: un connubio ben amalgamato di cucina francese a gestione italiana.


Sarà sicuramente molto interessante. È vero che il Titanic disponeva di un lussuoso e sfarzoso ristorante A’ la Carte?
Aperto tutti i giorni, ed a qualsiasi ora, il Ristorante A’ la Carte offriva un vasto menù, in cui il caviale era in competizione con il foie gras. Con questo fasto, anche il servizio, assicurato da cuochi, assistenti, camerieri e personale di sala di prim’ordine, fu un’ostentazione di pochi: sicuramente il Ristorante A’ la Carte del Titanic doveva essere il miglior ristorante del mondo, e questo suona a vanto anche della gestione italiana. Il Ristorante A’ la Carte, serviva leccornie e vini pregiati, ai signori della prima classe. Non solo, era il migliore, ed il più esclusivo ristorante, su nave, in circolazione, ma addirittura del mondo terrestre! Tra pareti, in pannelli dorati, tende di seta rossa, cristalli, argenti e porcellane, regnava il maître italiano Luigi Gatti, originario di Montalto Pavese. Lui era l’abile gestore di quell’angolo di ricchezza e di delizia, e fu lui ad arruolare personalmente i migliori camerieri, anche tra i nostri connazionali, per servire tra i tavoli dei benestanti industriali, per riempire le coppe alle ereditiere, per porgere le sedie a sederi aristocratici e per offrire i sigari a potenti finanzieri.

È altresì vero che esistevano cucine di prima, seconda e terza classe?
All’epoca la qualità della ristorazione costituì un argomento commerciale di prima importanza per le compagnie transatlantiche, e la White Star Line non mancò a questo progetto. L’importanza accordata dalla compagnia alla cucina, riservò un vasto spazio per i settori culinari a bordo delle proprie navi, tra le meglio dotate al mondo allestendo nella prima classe del Titanic grandi ristoranti. Lo stoccaggio, la conservazione e la preparazione del cibo, erano di prim’ordine, ed il suo servizio, doveva rispecchiare gli standard di un’epoca, la Belle Epoque, che dava risalto, e importanza, alla qualità, in tutti gli aspetti dell’esistenza, specialmente in quello della ristorazione.
Le cucine, di prima e di seconda classe erano le medesime ed occupavano tutta la larghezza della nave, per una lunghezza di quasi 50 metri! Qui si trovavano utensili ultramoderni, che dovevano servire per alleggerire il lavoro dei cuochi. Entrando in quel settore della nave, arioso e luminoso, si aveva come l’impressione di trovarsi in un mondo meraviglioso, fatto di gente ordinata che si muoveva di qua e di là con fare operoso e preparava manicaretti da sogno. La panetteria era localizzata appena dietro alle cucine e da lì si poteva sentire l’odore delle pagnotte preparate di fresco. Ecco, si aveva l’impressione di entrare in un luogo fantastico e non in una cucina.
Per l’approvvigionamento dei ristoranti fu il Gatti in persona che se ne occupò facendo arrivare direttamente dall’Italia, per esempio gli spaghetti, l’olio d’oliva, il parmigiano reggiano ed
anche il gorgonzola! Il Titanic affondò negli ultimi anni dell’epoca edoardiana: i più abbienti si cibarono in abbondanza. Il cibo era ricco e grasso, spesso accompagnato da vino e liquori in quantità sufficiente per prendere una sbornia. Non era certo sul Titanic nel viaggio inaugurale che si sarebbero incontrati bisognosi di economie. E che la parola economia sia stata praticamente bandita dalla nave, almeno per quanto riguarda lussi, comodità e generi di consumo, lo era facile da constatare proprio nelle cucine e ristoranti di terza classe. Per la prima volta su un grande piroscafo, anche ai migranti (molti di loro arrivavano da contesti veramente poveri, e la sistemazione sul Titanic era quanto di meglio avevano visto mai in vita loro) era stata concessa la dignità di sedersi ad un tavolo durante i pasti ed essere serviti dal personale di bordo. Perciò un menù a base di carne bovina, pane, burro, frutta fresca, biscotti e formaggio, e servito al tavolo da veri camerieri, era da considerarsi una cena di gala.

Tra il personale addetto al servizio ristorazione, erano presenti degli italiani? C’era anche qualche milanese o lombardo? Ci vuoi telegraficamente tratteggiare qualche sommario ritratto di ognuno di questi?
Inizio presentando un personaggio che a bordo del Titanic occupò un ruolo di prim’ordine. Gaspare Antonio Pietro Gatti, questo il suo nome all’anagrafe ma per tutti semplicemente Luigi. Partito dal nulla, aprì, in Inghilterra, una catena di ristoranti di lusso. Divenne un manager talmente apprezzato oltremanica che quando si trattò di decidere a chi affidare la direzione dei ristoranti di lusso del Titanic, alla White Star Line non esitarono ad affidarsi a lui. Egli aveva alle sue dipendenze uno staff composto, tra cuochi e camerieri, di oltre sessanta persone: francesi, inglesi, svizzeri qualche belga, tedesco, olandese e spagnolo e soprattutto, italiani.
Sul Titanic c’erano altre dieci persone che venivano dalla Lombardia, ed a parte due passeggeri, tutti gli altri erano camerieri. Ecco perché tutti morirono nell’affondamento: il loro turno per l’accesso alle scialuppe di salvataggio fu consentito solo dopo quello degli altri passeggeri, quindi il personale di bordo fu ben lontano da effettive possibilità di salvezza.
Sulla nave c’era Ugo Banfi, un 25enne, di Caravaggio, il quale aveva intrapreso una folgorante carriera di maître nei migliori ristoranti di Londra. Questa sua professionalità lo portarono subito ad essere stimato ed annoverato tra i migliori nel suo settore.
Troviamo il nominativo di Giovanni Cipriano Basilico, nativo di Ceriano Laghetto, comune facente parte dell’odierna provincia di Monza Brianza: aveva 27 anni quando venne assunto per lavorare sul Titanic.
Il cameriere Giulio Casali, aveva 32 anni ed arrivava da Maleo, (nel 1912 provincia di Milano, oggi provincia di Lodi).
C’era l’assistente cameriere Giovanni De Marsico, 20enne milanese. E pure del capoluogo lombardo era Luigi Zarracchi, 26 anni; che fu chiamato sul Titanic per offrire le proprie prestazioni professionali di somelier.
Poco si sa di Enrico Rinaldo Ratti, 21 anni, cameriere di Cassano d’Adda, provincia di Milano.
Non è riuscito a compiere i 18 anni quando il fato ed una delle più grandi tragedie del mare lo sorpresero. Lui era Italo Francesco Donati, nato a Casalmaggiore, provincia di Cremona. Il primo ed ultimo viaggio del Titanic fu anche il primo e l’ultimo di Italo Donati, che firmò un contratto di assistente cameriere.
E sempre dalla provincia di Cremona, da Montodine, arrivava Ettore Luigi Valvassori. Sembrerebbe, da testimonianze orali, che il Valvassori non dovesse nemmeno imbarcarsi sul Titanic, chiamato all’ultimo momento per sostituire un collega. Per lui il Titanic sarebbe stato molto più che un posto di lavoro: grazie a quella nave sarebbe sbarcato presto a New York, dove sognava di aprire un ristorante e di trasferirsi con la famiglia.

Ti sei fissato un obiettivo con questa tua partecipazione all’Expo?
Professionalmente è una bella etichetta da apporre sul mio curriculum. Detto questo, spero di essere apprezzato per quel che sono e per il lavoro che faccio.

Per concludere, dal tuo punto di vista di milanese dell’hinterland: cosa ritieni valido e cosa ti ha deluso di questa manifestazione Expo?
E’ una cosa bellissima: l’incontro con quasi tutte le etnie è qualcosa di sublime e le strutture architettoniche create ne conferiscono un’immagine fuori dal comune. Peccato che la realtà del mondo sia ben diversa…

Gentile Claudio, ti ringrazio per averci rilasciato in anteprima questa preziosa “chicca” e avere sapientemente soddisfatto ogni mia curiosità sull’argomento. In bocca al lupo per domani sera! Sicuramente sarà un successo!




Silvia Pattarini


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