Gli scrittori della porta accanto

Il Back to the future Day 2 settimane dopo, riflessioni sul futuro



C'erano una volta un piccolo cinema nel bel mezzo della città di Matera, un grande amico dell'epoca che non si sa che fine abbia fatto ed un film: "Ritorno al Futuro – parte II". Trent'anni dopo c'è tanta calvizie, una residenza a novecento chilometri di distanza da lì e la prima occasione in vita di poter mettere insieme fantasia e realtà...
Quando nel lontano 1985 qualcuno dei lettori poppava latte dal biberon e qualcun altro era già alle prime esperienze amorose, io ero ancora convinto che in un futuro non troppo lontano mi sarei occupato di ingegneria nel settore della robotica. Tutti i film che si trastullavano tra alieni, velivoli futuristici e viaggi nello spazio-tempo, anche quelli vagamente catastrofici, avevano il loro bel sapore dannatamente dolce, di un futuro tutto da scrivere e promettente. Una favola in via di stesura.
Passano trent'anni e scatta il "Ritorno al Futuro Day", l'evento in cui potersi lanciare in confronti con ciò che il film aveva predetto, su quali di quegli aggeggi siano stati realizzati e quali no. Ho voluto aspettare un pochino, prima di scrivere queste due righe, per lasciar tempo alla Rete di produrre il suo materiale, per vedere come la gente avrebbe accolto il confronto tra il futuro vero e quello ch'è stato ipotizzato nel lontano 1985. Tanto entusiasmo! Tantissima gente orgogliosa di questo futuro ch'è così simile a quello previsto da quel film, che in fondo ha sbagliato solo alcuni particolari...
Ma è proprio così?

La videochiamata c'è, è indubbio. Tutti noi conosciamo Skype e gli altri sistemi simili. Gente che parla con altra gente guardandosi negli occhi a distanze sorprendenti. Anche i sistemi biometrici esistono, seppur stentino ad entrare a pieni voti nel mercato per motivi economici. Abbiamo i droni che non portano a spasso il cane, ma danno grossi grattacapi all'ENAC, l'Ente Nazionale Aviazione Civile, che non sa più che leggi inventarsi per arginare il fenomeno. Gli schermi 3D stanno entrando in tutte le case, sebbene non esista Lo squalo 19, film prodotto presumibilmente dal figlio di Spielberg... o forse no? Non c'erano, ma per evitare di non azzeccare i pronostici, la Nike ha finalmente rilasciato le scarpe auto-allaccianti, così anche questa è a posto! Udite, udite, l'hoverboard, ovvero lo skateboard volante, è in fase di studio! Non utilizza un sistema anti-gravitazionale, non ancora concepito, ma la levitazione magnetica di cui fanno già uso i maglev, i treni superveloci, quelli che sono in sperimentazione in giro per tutto il mondo.
Cos'è andato storto, invece? E' chiaro che le auto volanti non sono ancora tra noi e, cosa peggiore, non ci sono i presupposti perché compaiano dalla mattina alla sera. Non ci sono ancora gli abiti che si adattano automaticamente a chi li indossa, e chiaramente non sono neanche in grado di asciugarsi da soli. Non esiste nessun sistema per ricavare energia dal rifiuto organico, come l'aggeggio montato da Doc sulla DeLorean nel futuro. Piccolo particolare passato inosservato a tutta la Rete: non esistono libri con copertine antipolvere...
Ed ora, signore e signori, tiriamo le somme! E non saranno entusiasmanti come nel resto di Internet. Se chiedete a me a cosa serve la fantascienza, vi risponderò che si tratta di un simulacro di ciò che potrebbe succedere nel futuro. L'idea è quello di creare un progetto su basi oniriche sperando, fin dov'è possibile, che qualcuno, magari una grossa realtà industriale, lo trasformi in realtà, un giorno... La fantascienza può (e deve!) anche fare da monito, per evitare che il futuro annerisca, invece di diventare sempre più roseo.


Ho sognato per tanto tempo l'auto volante, probabilmente in modo molto diverso da tanta altra gente. Mi ricordo di tanto tempo fa, quando ancora militavo tra le fila dei soccorritori volontari. Non ho avuto tanti casi di urgenza, se devo dire il vero, ma un giorno dovetti farmi i miei venti chilometri a sirene spiegate tra i fischi dei pneumatici e le strombazzate per allontanare i giovani autisti con i loro auricolari bianchi dalla mia strada. Chilometri tra curve, semafori, auto che girovagavano inutilmente di domenica tra le strade e una donna che aveva avuto un attacco d'infarto praticamente sotto i miei occhi. Ecco: quello è il giorno in cui avrei desiderato che la mia autoambulanza si fosse sollevata da terra, avesse ribaltato tutte e quattro le ruote e fosse volata via come il vento diritta in ospedale: i medici avrebbero avuto più di cinque minuti per mantenere in terra quell'anima. Ma l'autoambulanza rimase sempre, per fortuna, inchiodata all'asfalto...
La crisi economica è quella che è. Ognuno di noi cerca i suoi metodi per tirare a campare e per risparmiare quel soldo che aiuterà ad arrivare a fine mese. Io sono tornato al vecchio mezzo di trasporto, quello che ti fa i suoi buoni cinquanta chilometri con un solo litro di benzina: lo scooter. Dal primo di gennaio all'ultimo di dicembre, che piova o ci sia il sole, sono sempre su quella amata, eppur odiata, macchina a due ruote per cercare di portare avanti il mio compito principale: pensare alla mia famiglia. Buona parte di voi probabilmente non ha la più pallida idea di quanto potrebbe essere utile un abbigliamento che si asciuga da solo, che si riscalda magari e che riesca a chiudersi, ermeticamente addosso all'operaio di turno. Ma non c'è. E se la Vespetta avesse uno di quegli aggeggi che ci metti dentro i gusci delle uova, anziché la benzina, sarebbero un altro centinaio di euro al mese per tirare avanti il carretto. Neanche questo c'è...
E poi mancano i libri con le copertine antipolvere, che qui dentro, in questa casa da cui scrivo, sembra una catacomba egizia inesplorata da chissà quanto tempo. Mancano le copertine antipolvere probabilmente perchè non ci sono molte case che somigliano a biblioteche. E là fuori il risultato si vede...

Invece il mondo moderno pullula di quegli aggeggi che, seppur risultano essere utili in contesti particolari, sono del tutto inutili nella vita di tutti i giorni. Per esempio le scarpe della Nike, quelle che si allacciano da sole. Ma abbiamo veramente bisogno di scarpe che si allaccino da sole? Siamo messi così male da non poter perdere un minuto per fare un'asola o per accostare due lembi di velcro? Quelle scarpe, dal canto loro, sono servite per alimentare la ricerca contro il Parkison, ed in questo si sono rivelate davvero utili...
La videochiamata serve davvero? Certo che si, specialmente in contesti lavorativi, non certo in quelli casalinghi. Quando si tratta di rapporti con la propria famiglia, la solita tavola imbadita a festa, seppur una sola volta in un anno quando le distanze impediscono di fare di più, sono meglio di qualsiasi forma di chiamata verosimile che ci si possa inventare, per il semplice fatto che la tavola imbandita è reale e funziona anche in assenza di elettricità.
L'hoverboard? E' figo, ok! Ma ci serve davvero un nuovo giocattolo?
Lo squalo 19, che molti liquidano come qualcosa che non esiste, in realtà c'è sotto mentite spoglie: avete notato la filmografia moderna, sempre più fatta di remake? La fantasia, quella roba che serve ad inventare robe nuove, dov'è stata seppellita?


Ora che vi ho riempito la testa di domande, il 21 ottobre 2015 sembra davvero così roseo come tutti lo hanno osannato? E se così non fosse, cosa si è festeggiato? Forse si tratta semplicemente di uno dei tanti giorni in cui chi aveva la possibilità di guadagnarci qualcosa lo ha fatto. Forse è stato un giorno in cui si è voluto vedere il bicchiere mezzo pieno. Ma il punto cruciale di tutto questo futuro, apparentemente roseo eppur discretamente nero, è che ormai siamo incapaci di comprendere cosa sia davvero necessario, cosa sia davvero importante e quali siano i settori in cui concentrare i nostri sforzi. Fintanto che la gente continua a starsene lontano dai libri, non verranno prodotte mai le copertine antipolvere perché del tutto inutili, ma neanche autoambulanze volanti e vestiti che ti permettano di viaggiare sotto la pioggia. Finché l'importante è l'hoverboard, ogni sforzo dell'industria andrà in quella direzione. Perché il commercio siamo noi, il commercio è quello che chiediamo. Se non siamo in grado di pilotare ciò che il commercio deve produrre, ciò che la ricerca deve produrre, alla fine ci troveremo un futuro pieno di gadget che servono a dare un senso di progresso che in realtà non esiste. Henry Ford diceva che «C'è vero progresso solo quando i vantaggi di una tecnologia diventano per tutti». Ognuno definisca per sé il concetto di "vantaggio": io preferirei vivere più a lungo, invece di avere un hoverboard in garage...
E comunque, noi, che i libri li amiamo, delle copertine antipolvere non ce ne frega assolutamente niente.




Gianluca Santeramo
Allevato da un Commodore VIC 20 e da Goldrake, si è diplomato in Informatica Industriale nel lontano 1995. Non è mai riuscito a recidere il cordone ombelicale che lo lega alla fantascienza sin dalla più tenera età. Dopo aver corretto decine di bozze di scrittori in erba tra un capolinea e l’altro, si è messo anche a scrivere: da allora sono iniziati i guai….
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