Gli scrittori della porta accanto

Sogni e progetti: "il giornalismo è passione", intervista a Anna Dazzan


Si chiama Anna Dazzan, è una giornalista del Messaggero Veneto e una mamma a tempo pieno. Per tutti coloro che la seguono, è un esempio di professionalità, intelligenza e voglia di fare.

Ciao, Anna. Grazie per il tempo che ci dedichi. Ti va di presentarti in tre frasi?
1) La mia carta d’identità dice che ho 35 anni. Mente. A volte ne ho 90, altre 24 e altre ancora 6. Solo in qualche distratta giornata mi accorgo di averne realmente 35, quando cioè lascio che sia il tempo (cfr. il calendario gregoriano) a decidere per me, e non viceversa.
2) Amo la lentezza, ma questo non significa che odi la velocità. Amare significa non ammettere che ci sia spazio per l’odio nella propria vita e, soprattutto, accettare le infinite sfumature che corrono da un sentimento all’altro.
3) Sì, lo so.. non sono proprio tre frasi.. ma se usiamo leggerezza e fantasia, i segni di interpunzione possono anche sparire e far così fluire libere le parole.

Quando hai capito che avresti voluto diventare una giornalista? È stato un percorso difficile?
In realtà non l’ho capito da sola. Come spesso mi capita, ho avuto bisogno che qualcuno me lo dicesse a chiare lettere. Quando ho cominciato a scrivere, stavo infatti lavorando in un ambito molto diverso da quello giornalistico. Non avevo il tesserino, non ero iscritta all’ordine, mi occupavo di disabilità e mi stavo specializzando in sociologia delle migrazioni. Mi è stata letteralmente – e quasi per caso, ammesso che questo esista – messa una penna in mano in un dicembre di otto anni fa, e da allora non ho più smesso di lasciare andare le parole. La mia formazione pluridirezionale, ma soprattutto la mia curiosità mai paga, han fatto sì che potessi scrivere di argomenti molto diversi tra loro (dal calcio femminile al teatro, ammettiamolo, il salto è notevole), trovando il piacere anche in argomenti di cui inizialmente sapevo poco o niente.
Non considero il mio un percorso difficile, credo però che quello di ogni giornalista sia un cammino che non finisce mai, perché mai si finisce di imparare.

Quali passioni hanno accompagnato la tua adolescenza e poi gli anni dell’università, oltre alla scrittura?
Sono una donna nostalgica e appassionata. Da adolescente ero esattamente così come oggi, anche se forse con sfumature più acerbe. Le passioni sono dunque le stesse, e negli anni hanno solo avuto modo di affinarsi e mettersi maggiormente a fuoco.
Non sono mai riuscita a stare senza musica, né tanto meno senza libri. Sono sempre stata curiosa, terribilmente. E ho sempre avuto bisogno di capire bene le cose. Per cui non ho mai avuto paura di “provare”, lasciando una porta aperta a tutto: tutti i generi musicali, tutti gli stili letterari, così come tutti i cibi. (Ah, cucinare mi è sempre piaciuto da impazzire, ma non sono mai stata in grado di seguire una ricetta).
Da ragazza ho poi scoperto quanto mi piaceva viaggiare, fatto che da bambina consideravo scontato visto che erano i miei genitori a portarmi in giro per l’Europa con loro, facendomi vivere ogni viaggio come un’avventura normale, nel pieno rispetto del più bello degli ossimori. Il primo piacere della scrittura è nato durante un’esperienza all’estero, mentre mi trovavo in Germania per un anno di Erasmus. Fissare con le parole il mondo nuovo attorno a me era una necessità irrinunciabile.

Cosa c’è dietro al bisogno di scrivere? C’è un articolo che vorresti assolutamente mettere su carta e far leggere al mondo?
Scrivere è cercare di capire. Capire gli altri e, ovviamente, capire me stessa. Le parole che rimangono intrappolate su un foglio, o in un file di Word, sono piccole chiavi di comprensione da offrire al lettore con rispetto. È per questo motivo che le storie che mi piace di più raccontare sono quelle che parlano di uomini e donne speciali, ma la cui specialità fatica ad emergere, appannata dal marasma delle informazioni quotidiane. Un articolo che mi piacerebbe scrivere è quello che dà voce ai migranti che sono nella mia città, a Udine. C’è molta paura, molta diffidenza e, soprattutto, molta ignoranza intorno al tema dell’immigrazione. Il risultato è che ci si dimentica che dietro tutti i nostri pregiudizi ci sono sempre e comunque delle persone. Ecco, è di loro che mi piacerebbe parlare.

Essere una mamma è un lavoro, con la “L” maiuscola. Essere una giornalista giovane e con ideali è un lavoro, con la doppia “LL” maiuscola. Come si riesce a conciliare tutto?
Si può e si deve, conciliare tutto! Certo, l’Italia non è il paese più facile dove portare avanti una carriera lavorativa mentre si cerca di costruire una famiglia, però le due cose si possono anche aiutare a vicenda. Il giornalismo è un mestiere che non ha orari, così come l’essere mamma. Entrambi sono, più che altro, modi di essere che ti porti dentro e addosso, vestiti che non ti puoi togliere la sera prima di andare a dormire. Mi capita così di portare con me le mie bambine quando esco per un servizio, a volte perché non so a chi lasciarle, altre perché voglio che guardino il mio mondo con i loro occhi. Se devo intervistare qualche personaggio noto che anche Agata e Adele conoscono, chiedo loro che cosa vorrebbero sapere da lui. Insomma, quando posso le coinvolgo. È faticoso? Certo. Ma se ami quello che fai...

Che cosa vorresti dire a tutte le ragazze che si accingono a iniziare la propria carriera con i tuoi stessi ideali? C’è una frase che ti ripeti nei momenti di sconforto e che possiamo adottare anche noi come mantra?
Il giornalismo è passione, non ci sono altri modi di definirlo. È avere voglia di trovare sempre le parole giuste per raccontare il mondo, piccolo o grande che sia. Lo sconforto è comunque inevitabile, quando ci si cimenta con la ricerca della verità... ci sarà sempre qualcuno che guarderà alle nostre parole con occhi diversi dai nostri. Affrontare le critiche è però sempre necessario, le critiche – ben si sa – aiutano SEMPRE a crescere. E il modo migliore per affrontarle è essere convinti di aver scritto al meglio delle nostre possibilità, non trascurando alcun dettaglio e coscienti di aver portato il massimo rispetto a tutte le parti coinvolte, senza mai dimenticare né il lettore né noi stessi.

Grazie per il tuo tempo e per le risposte interessanti. Un grande in bocca al lupo!
Grazie infinite a voi, per avermi voluto coinvolgere!





Giulia Mastrantoni
Da quattro anni collaboro all’inserto Scuola del Messaggero Veneto, scrivo per il mash up online SugarPulp e per la rivista dell’Università di Trieste Sconfinare.
Dopo aver trascorso un periodo in Inghilterra, ho iniziato un periodo di studi in Canada, ma, dovunque sia, scrivo.
Misteri di una notte d’estate, edito da Edizioni Montag, è la mia prima antologia di racconti.
One Little Girl – From Italy to Canada, eBook selfpublished.



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