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Charles Dickens: lo scrittore che inventò il Natale

Charles Dickens: lo scrittore che inventò il Natale

Di Silvia Pattarini. Pare che la magica atmosfera del Natale sia da attribuire a Charles Dickens e al suo celeberrimo Canto, in cui per la prima volta fa la sua comparsa Babbo Natale, uno dei fantasmi in visita a Scrooge.

Il 25 dicembre anche in Inghilterra, come in altri paesi del mondo, si festeggia il Natale. Vi domanderete perché tiro in ballo l’Inghilterra? Perché pare che il Natale moderno sia proprio da attribuire al popolo inglese, o meglio allo scrittore londinese Charles Dickens.
Nel dicembre del 1843, Dickens, già affermatosi con Oliver Twist, e apprezzato dalla regina Vittoria, pubblicò A Christmas Carol ovvero Un canto di Natale.che lo rese celebre in tutta l'Inghilterra.
Il racconto è suddiviso in cinque parti, ognuna delle quali è uno stave (stanza, strofa) del Christmas Carol (Canto di Natale). Un Carol era originariamente un canto medioevale in cui diverse stanze si alternavano a un ritornello (refrain) . Più in generale, il termine è passato poi a designare un inno religioso che esprime la gioia provata durante una particolare festività, specialmente quella natalizia.


Un racconto di genere fantastico, che narra una delle più commoventi favole sul Natale.

Il protagonista è un vecchio finanziere, arido e tirchio, Ebenezer Scrooge.
Lavorava proprio senza posa Scrooge! Era un vecchio e avido peccatore che spremeva, torceva, stringeva graffiava e afferrava! Duro e affilato come una selce, da cui nessun acciaio aveva mai fatto scintillare un fuoco generoso; misterioso riservato e solitario come un'ostrica. Il freddo che aveva dentro raggelava il suo viso invecchiato, pungeva il suo naso affilato, ne scavava le guance e ne irrigidiva l'andatura; arrossava i suoi occhi e illividiva le sue labbra sottili; lo faceva poi parlare con una voce stridula e gracchiante. La testa era ricoperta da una brina gelata, così come le sopracciglia e il mento ispido. Portava sempre con sé quella bassa temperatura; congelava il suo ufficio nei giorni di canicola, e non lo rendeva meno freddo neppure di un grado a Natale.

Durante la notte di Natale, riceve la visita di tre spiriti: il Natale del passato, il Natale del presente e quello del futuro. 

Gli spiriti sono preceduti da un‘ammonizione dello spettro di un amico defunto, il collega Jacob Marley.
«Sei in catene» disse Scrooge tremando. «Dimmi perché».
«Porto la catena che mi sono forgiato in vita» replicò il fantasma. «L'ho creata anello per anello, e iarda dopo iarda; mi ci sono avvolto di mia spontanea volontà, e di mia spontanea volontà l'ho portata. Il suo modello a te sembra strano?» Scrooge tremava sempre più...
Lo spirito del Natale passato gli fa ripercorrere la sua giovinezza, mostrandogli gli errori già commessi.
Ho visto le tue aspirazioni più nobili cadere una ad una fino a che il padrone di tutte le passioni, il guadagno, ti ha monopolizzato.
Lo spirito del Natale presente è rappresentato da Babbo Natale, che fa così per la prima volta la sua comparsa: un gigante che indossa un mantello verde orlato di pelliccia bianca, ha una corona di agrifoglio in testa e una torcia-cornucopia nella mano. Siede sopra un trono di pietanze natalizie e ha oltre 1800 fratelli (i natali precedenti, che fanno capire che il romanzo è ambientato nel XIX secolo).
Lo spirito del Natale futuro è la personificazione della morte, una figura alta e slanciata avvolta in un mantello nero.
Il povero Scrooge intuisce che se non cambierà radicalmente, si prospetta per lui soltanto la misera morte oscura, spettrale e solitaria come la sua misera vita senza amore.

Charles Dickens attraverso questo romanzo critica duramente la società inglese. 

Il Canto unisce al gusto del racconto gotico l’impegno alla lotta contro la povertà e allo sfruttamento minorile, attaccando l’analfabetismo. La legge contro la povertà attuata dal governo inglese (Poor Law Unions) era un abile sistema inventato dalle classi abbienti per lavarsi la coscienza, un comodo tappabuchi inefficace e dannoso. La legge stabiliva che i poveri dovessero essere trasferiti negli ospizi (Workhouses) o case di mendicità, che si rivelavano vere e proprie prigioni, dove si viveva in condizioni estremamente dure e chi era in forze era costretto a lavorare. Uno degli aspetti più crudeli era il fatto che spesso mogli, mariti e figli venivano separati per lavorare in zone diverse e non si potevano mai incontrare. In realtà, ben lungi dal risolvere il problema, la Poor Law considerava la povertà il risultato di una mancanza di dirittura morale e considerava i poveri alla stregua dei criminali, obbligandoli a diventare schiavi delle workhouse.


A Charles Dickens, si possono attribuire anche altre tradizioni attuali. 

Fare regali, preparare un grande pranzo in famiglia, i canti natalizi e le cartoline di auguri, nonostante queste ultime fossero l’invenzione di un altro gentleman, Henry Cole. Eppure le cartoline di auguri natalizi apparse nel 1843 riferivano che Dickens era “l’uomo che ha inventato il Natale”, “The man who invented Christmas”. Quando nel 1870 morì, un altro scrittore, Theodore Watts-Dunton, mentre stava passeggiando nei pressi di Convent Garden, sentì una ragazza popolana gridare: “Dickens è morto? Allora morirà anche Babbo Natale?”, “Dickens dead? Then will Father Christmas die too?”.
Tutta la magia del Natale, pregna dei suoi più alti valori morali quali la gioia dello stare insieme, lo scambio degli auguri, la condivisione, la solidarietà, la generosità, la magica atmosfera che deriva dallo spirito del Natale,  è da attribuire allo scrittore inglese.

Torniamo alle tradizioni inglesi. 

La sera della Vigilia molta gente si reca nei pub ad aspettare la mezzanotte, poi tutti raggiungono le chiese locali per assistere alla  Messa. Al rientro a casa, attendono l’arrivo di Babbo Natale che si cala dal camino, portando loro i regali. Le famiglie più generose gli offrono un bicchiere di sherry e delle fette di torta.
Il giorno di Natale, molte famiglie si recano in chiesa la mattina, altri, specie i più piccoli, preferiscono aprire i regali. Alcuni preparano il grande pranzo di Natale per l’una: tacchino ripieno arrosto e salsa di mirtilli. Non può mancare il loro dolce tipico: il pudding.
Alle tre del pomeriggio il convivio è interrotto dall’immancabile discorso della Regina. A volte il pranzo si può protrarre per tutta la giornata.
In passato il tacchino era sostituto con una grassa oca. Una filastrocca datata recita:
Christmas is coming, the goose is getting fat.
[Il Natale  sta arrivando, l’oca sta ingrassando]
Insomma, più o meno tutto nella norma, molte le similitudini col Natale italiano.

Un ringraziamento speciale allo scrittore londinese Charles Dickens, precursore dei tempi, che ci ha lasciato in eredità, oltre ai suoi libri, tutta la magica atmosfera del Natale. 

Lo spirito del Natale, dell'infanzia, di ciò che è buono e rassicurante, ma così prezioso da volerlo proteggere ad ogni costo. Consiglio caldamente a tutti di leggere Canto di Natale, specialmente a quegli adulti che hanno dimenticato il senso della gioia, della convivialità, dello stare insieme; accendete nei vostri cuori lo spirito del Natale e lasciatevi avviluppare dal suo calore sincero.
Persiste però un dubbio sul colore dell'abito di Babbo Natale. Se il Babbo Natale di dickensiana memoria indossava un abito verde, come mai oggi ce lo ritroviamo intabarrato in un bel vestito rosso? Sarà mica colpa di un illustratore daltonico?
Il mistero del mantello rosso continua... vi lasciamo con un piccolo indizio... fuorviante.

Silvia Pattarini


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