Gli scrittori della porta accanto

Quando diventi mamma

Quando diventi mamma

Di Stefania Bergo Quando diventi mamma, devi cucinare quando vorresti leggere (o scrivere), consolare quando vorresti dormire, lavarti in una manciata di secondi, sorridere. Ma basta l'abbraccio di un figlio ad anestetizzare tutto il resto...

Quando diventi mamma, dormire una notte intera è un dono insperato, in grado di scatenare pure dei sensi di colpa. Per non parlare poi del tuo aspetto trasandato di donna perennemente in pantofole, scapigliata e con quell'inconfondibile odore di latte inacidito spalmato addosso.
Quando diventi mamma, ti commuovi per uno scarabocchio indecifrabile in cui ti sforzi di riconoscere una sagoma umana e i dettagli del tuo vestito. E scopri in te doti teatrali inaspettate, a tal punto da convincerti di rimirare l'opera prima di Picasso redivivo (chissà la sua mamma, a proposito, che avrà pensato davanti ai suoi primi disegni...).
Quando diventi mamma, il saggio di danza diventa la prima di Giselle all'Operà National de Paris e la partita del sabato pomeriggio immagino sia magica quanto la finale di Champions.
Quando diventi mamma, la tua casa sembra un campo di battaglia, perennemente invasa da giocattoli sparsi sul pavimento, disegni appesi al frigorifero e ai mobili, figurine appiccicate sui vetri, ditate di colore sui muri appena imbiancati, soprammobili e stoviglie a soqquadro trasformati in ulteriori balocchi di cui, evidentemente, tuo figlio sentiva la mancanza. E allora invidi tanto la dea Kali e le sue braccia o quella paraculo di Wonder Woman.

Quando diventi mamma, la tua borsa farebbe invidia a Mary Poppins. 

Riesci ad estrarre macchinine e matite colorate, varie poesie scritte su foglietti ormai logorati dal tempo e dalle lacrime e che conservi in modo maniacale, un intero cambio d'abiti (ovviamente non per te), farmaci per le emergenze (sempre non per te), briciole di biscotti evasi dal pacchetto lasciato aperto, sassi e bastoncini accumulati in modo seriale come trofei dopo le passeggiate al parco, libretti da viaggio con tutte le favole dei fratelli Grimm concentrate in una mano, orde di fazzolettini umidificati/disinfettanti per tutte le esigenze (... e sono davvero tante). E come la più comune legge di Murphy che si rispetti, le chiavi di casa o il bancomat riescono sempre a nascondersi dietro tutto, costringendoti a ingorgare i clienti alle casse del supermercato o a sfruttare le tue potenti doti ginniche per aprire il cancello di casa senza appoggiare a terra le borse della spesa (almeno tre) e il pargolo (sempre stanco nel momento del bisogno... il tuo).
Quando diventi mamma, costruisci meravigliosi castelli di mattoncini colorati o crei salvadanai con le bottiglie di plastica, organizzi spettacoli teatrali per la giraffa Alga e il cane Tobia, reclutando Topo Gigio e la Carota dell'Ikea come attori principali di quel copione che al pubblico era piaciuto tanto (che tu ovviamente non ricordi, ma non ti puoi permettere di sbagliare, altrimenti il fiasco è dietro l'angolo ed è un attimo rovinarsi la carriera).
Quando diventi mamma, ti sorprendi dei successi di tuo figlio e ti chiedi se sia davvero così straordinario o se tutti i bambini lo siano. Domandandoti, in fondo, "che cambia?".

Quando diventi mamma, il tuo fisico morbido e stanco si trasforma in una potente barriera protettiva con la quale vorresti difendere tuo figlio per sempre.

Affili le unghie e alzi la voce nella speranza che il mondo indietreggi. Ma poi ti rendi conto che tuo figlio così non crescerà mai e fingi ottimismo e fiducia, incoraggiandolo a proseguire sulla sua strada, come quando gli hai insegnato a camminare, fingendo di non essere in ansia per i suoi piccoli piedini incerti. Ma l'attenzione non cala, la tensione delle corde di violino ti fa un baffo, e come una gatta ritrai le unghie solo momentaneamente, riservandoti, al bisogno, di balzare sulla preda da lontano (lontano... neanche più di tanto... una mamma è sempre nei paraggi...).
Quando diventi mamma, ti possono saltare nel giro di una manciata di linee di febbre (mi ripeto, non le tue) gli appuntamenti importanti, come i matrimoni delle migliori amiche o la riunione aziendale col gran. figl. di put. Direttore Generale che ti aspettava per darti la promozione (che ormai dovrai aspettare tu, per un altro lustro). L'organizzazione della tua vita è in balia degli eventi (di tuo figlio) a tal punto che è più facile prevedere quale nuovo pianeta entrerà nel sistema solare secondo la legge quantica cosmica di Zichichi piuttosto che dare per certa la tua presenza alla lezione di danza con le amiche.

Quando diventi mamma, l'universo si ridimensiona. 

Ma questa volta Zichichi non c'entra. Tutto è a misura di tuo figlio. I suoi sorrisi diventano i tuoi. Le sue lacrime diventano i tuoi pianti. Sia per l'empatia amplificante che ci contraddistingue geneticamente, sia per la modesta disperazione del momento, perché devi portare un umettante abbraccio a chi ne ha davvero bisogno, interrompendo per l'ennesima volta il lavoro che avresti dovuto consegnare ieri, per non parlare dell'aspirapolvere che si sta logorando per il continuo funzionamento ad intermittenza... un po' troppo intermittente.
Quando diventi mamma, devi cucinare quando vorresti leggere (o scrivere), consolare quando vorresti dormire, lavarti in una manciata di secondi, sorridere. La tua pazienza supera i limiti umani e scatta l'upgrade a Donna 2.0. E quando tutta la tua vita di prima ti scorre tra i ricordi e quasi quasi sei a tanto così dal pensare "perché?", arrivano gli intensi occhi della tua bambina, le sue raffiche di parole che fatichi a seguire, le sue manine delicate che ti sfiorano una guancia (ed eventualmente asciugano una lacrima... anche solo virtuale) e poi proseguono dietro il tuo collo per abbracciarti forte. E allora ti rispondi, "ecco perché!". Basta il suo odore ad inebriarti e anestetizzare tutto il resto...


Stefania Bergo
Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro.
Con la mia valigia gialla, StreetLib collana Gli scrittori della porta accanto (seconda edizione).
Mwende. Ricordi di due anni in Africa, StreetLib collana Gli scrittori della porta accanto.


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