Di Elena Genero Santoro. Per millenni il fastidio del ciclo mestruale è stato sminuito, ignorato. Ma le ondate ormonali con cui le donne hanno a che fare mensilmente o in premenopausa non sono bazzecole, tanto meno invenzioni.
Un film del 1996 che ricordo ancora con piacere è Nella sua pelle. È una commedia, nulla di impegnato, ma contiene una grande verità. Due fidanzati litigano ormai di continuo e lui ha deciso che non ne vuole più sapere. Per un sortilegio il mattino dopo si svegliano ognuno nel corpo dell’altra e da quel momento sono costretti a frequentarsi per forza perché devono collaborare per mantenere una parvenza di normalità. Devono scambiarsi il lavoro, innanzitutto, e il ruolo sociale, soprattutto.Tra i due il più sbruffone è lui, ora nel corpo di lei, ed è talmente montato e indisponente da credere di poter andare avanti da solo.
La scena più gustosa del film è quando lui, sempre nel corpo di lei, capitola di fronte all’arrivo delle mestruazioni.
Si sveglia un mattino e non capisce più niente, ha solo voglia di piangere senza un motivo apparente, si sente sottosopra, prova un dolore mai provato prima ed è talmente in balia dell’ondata di ormoni da alzare bandiera bianca e accettare tutte le condizioni.Più recentemente ho trovato un video in cui due uomini decidono (chissà poi perché) di provare i dolori del parto con un simulatore, un apparecchio che manda loro delle scariche elettriche attraverso dei sensori posti sull’addome. I due, già padri, entrano baldanzosi nella stanza del tormento. Scherzano per un bel pezzo con le loro mogli lì presenti. Poi alla prima scarica iniziano a ridere un po’ meno. E quando uno dei due chiede «Questa era l’intensità massima?» alla seconda scossa, l’infermiera risponde: «No, siamo solo a metà.»
Inutile dire che i due escono molto più dimessi di come erano entrati. In compenso ora stanno ridendo le mogli.
Il corpo delle donne, c’è poco da dire, non è come quello degli uomini, anche se la medicina di genere è una specialità che sta prendendo piede solo di recente.
Per anni i farmaci sono stati sperimentati su panel maschili e quello femminile era assimilato a un corpo maschile in miniatura.Eppure queste ondate ormonali con cui dobbiamo combattere mensilmente, e anche in premenopausa, non sono bazzecole e nemmeno invenzioni per essere compatite. Per millenni il fastidio del ciclo mestruale è stato sminuito, o meglio, ignorato. Le donne mestruate erano considerate impure e talvolta persino isolate (vedi l’Antico Testamento). Con l’avvento della psicanalisi si è data anche una spiegazione alla sindrome premestruale: le donne “isteriche” non accettavano la loro femminilità. Semplice no?
Vi riporto un trafiletto tratto da un articolo dell’Huffington post:
Gli uomini riescono a sopportare dolori addominali per 49 minuti prima di chiedere "aiuto", mentre le donne riescono a sopportare i medesimi dolori per 65 minuti. Ma lo stereotipo cucito addosso alle donne dagli uomini vuole che le donne tendano all'esagerazione e alla drammaticità anche quando si tratta di dolori. Risultato? Il dolore delle donne appare meno reale rispetto a quello provato dagli uomini. Anzi, le donne vengono spesso definite "isteriche" dal greco "hysterikos" (uterino), etimologia che certo non aiuta a stemperare stereotipi e credenze popolari.Invece sembra che non sia proprio così. Consiglio a tutti e a tutte di leggere integralmente l’articolo della dottoressa Alessandra Graziottin, che getta una luce tutta nuova sul ciclo mestruale. Vi riporto un estratto che ho ritenuto più significativo:
Perché compaiono questi sintomi lontani, per così dire, dall’utero? Per una ragione precisa. La caduta premestruale di estrogeni e progesterone fa liberare ai mastociti sostanze infiammatorie in tutti gli organi e sistemi che siano già infiammati per ragioni di vulnerabilità genetica o per malattie intercorrenti. Ecco perché alcune donne sono più vulnerabili al mal di testa, altre ai sintomi gastrointestinali, o al peggioramento di malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide. O allergiche: basti dire che un terzo dei ricoveri per crisi asmatica avviene durante la fase mestruale.
Quindi non sono paturnie, no?
Ogni periodo del ciclo ha le sue peculiarità e i suoi disturbi. C’è il momento del mal di schiena, quello del nervosismo, quello dell’insonnia senza un perché, quello del mal di pancia vero e proprio, quello dei disturbi circolatori e delle tachicardie. A volte si sommano tutti insieme. Io, compiuti i quarant’anni, forse provo un po’ meno ansia in fase premestruale, ma in compenso mi è stata regalata, in alcuni giorni del mio mese, una bella emicrania di cui non avevo mai sofferto e di cui avrei fatto volentieri a meno. Sì, certo, lo stress, gioca la sua parte. E ci sarà pure un fattore psicologico, come no. Ma di fatto siamo in balia di tutta una serie di fenomeni che ci accadono, che lo vogliamo o no. Qualcuna patisce di più, qualcun’altra di meno, è chiaro. Ma adesso sappiamo che la caduta ormonale ci infiamma l’organismo e ci espone maggiormente agli altri disturbi. Nonostante ciò, che soffriamo o no, al mattino ci dobbiamo alzare tutte ugualmente.C’è anche un altro dato interessante, nell’articolo della dottoressa Graziottin:
Come sono cambiati i cicli delle donne in 100 anni. Nel 1914, le donne avevano circa 140-150 cicli mestruali nell’arco della vita: primo figlio presto, tante gravidanze, allattamenti prolungati, blocchi mestruali da fame, povertà, carestie, guerre; nel 2014, le donne del mondo ad alto reddito hanno circa 450-480 cicli per vita fertile, dunque triplicati in soli cento anni, un nulla dal punto di vista evolutivo: primo figlio tardivo, poche gravidanze, allattamento breve, alimentazione migliore. Più cicli significa più infiammazione, più dolore, più patologie legate al ciclo. L’epidemia attuale di endometriosi (malattia rarissima cent’anni fa) ne è un esempio.
Chi più chi meno noi donne siamo creature fisicamente disturbate.
Non malate, perché mia nonna, pur perennemente piena di fastidi e di disagi, a 91 anni ci è arrivata in scioltezza. Mio nonno è morto prima. Però dobbiamo fare il doppio della fatica. E ci ammaliamo anche di più. Oltre ai disagi ormonali, anche questo. Ho letto su un periodico, di cui non ricordo il titolo, che tutto ciò è normale, che il sistema immunitario delle donne è diverso da quello degli uomini ed è giusto che sia così: siamo progettate per avere un sistema immunitario più flessibile, meno rigoroso di quello maschile, perché altrimenti quando restiamo incinte scateneremmo una marea di anticorpi contro il feto, quindi dobbiamo adattarci. E le donne, nell’arte di adattarsi sono maestre. Quindi, per 9 o 18 o 36, e via dicendo, mesi in tutto che trascorriamo in stato di gravidanza, dobbiamo spurgarcela per il resto della vita.Qualche settimana fa parlavo con un medico che segue gli interventi di adeguamento del sesso e mi diceva che l’uomo che vuole diventare donna non sempre si fa privare dei genitali.
Non sempre arriva alla fine del percorso. In fondo gli basta eliminare l’erezione e ciò è possibile con un po’ di pastiglie. Invece le donne che chiedono di diventare uomini ci mettono molto meno a finire sotto i ferri: il loro obiettivo è eliminare il seno e ciclo. Quindi mastectomia e isterectomia subito. Alla costruzione di un pene artificiale nemmeno ci pensano: loro vogliono principalmente liberarsi del ciclo!Il ciclo, questa dannazione. Per cui nemmeno in questo ambito c’è parità tra i sessi.
Quindi, la forza delle donne parte proprio da qui: dobbiamo convivere con un corpo complicato, talvolta difficile da gestire, che talvolta non ci piace anche per motivi estetici e che in mille occasioni è pronto a tradirci. Eppure dobbiamo fare tutto. Dobbiamo essere tutto: madri, mogli, figlie e lavoratrici in casa e fuori casa. Dobbiamo coricarci per ultime e alzarci per prime. Dobbiamo stringere i denti e sopportare. Dobbiamo assicurare la performance a guai a venire meno. Nel peggiore dei casi prendiamo un analgesico. Io nemmeno quello perché sono allergica.
In questo, siamo eroiche tutti i giorni. E diciamolo, dai.
Elena Genero Santoro |
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