Gli scrittori della porta accanto

Paulina Chiziane, contadora de estórias: la scrittrice dei diritti delle donne d’Africa

Paulina Chiziane, contadora de estórias, la scrittrice dei diritti delle donne d’Africa

Professione lettore Di Paola Casadei. Paulina Chiziane, la prima donna mozambicana ad aver pubblicato un libro. Autrice di romanzi e racconti in portoghese, tra le più grandi scrittrici d’Africa.

Ho vissuto per quattro anni in Mozambico, a Maputo.
Ho avuto occasione di conoscere, più o meno direttamente, artisti e scrittori. Oggi vorrei parlare della prima scrittrice, dunque della prima donna mozambicana, ad aver pubblicato un libro: Paulina Chiziane, nata il 4 giugno 1955 a Manjacaze, nella provincia di Gaza (Mozambico), da una famiglia protestante di umili origini, con otto fratelli, padre sarto e madre contadina. Nonostante le sue umili origini, ebbe l’opportunità di studiare all’università Eduardo Mondlane di Maputo.

Paulina Chiziane è autrice di romanzi e racconti in portoghese, Il settimo giuramento, L’allegro canto della pernice, Niketche

Penso che ora sia tra le più grandi scrittrici d’Africa, eppure non è molo conosciuta.
In Mozambico, la dominazione coloniale portoghese è continuata fino al 1975; a questa è seguita una lunghissima guerra civile fino agli inizi degli anni Novanta. Parlare di libertà e diritti dell’uomo – e della donna – è difficile in queste condizioni. E suppongo che le sue pubblicazioni abbiano suscitato non poche polemiche, non ha paura di dire quello che pensa e può essere un testimone scomodo.
Paulina Chiziane è una donna impegnata politicamente. I suoi libri raccontano le difficoltà e i problemi della sua gente, distrutta e divisa da guerre e povertà, e dove si applica, più o meno illegalmente, la poligamia.

I libri di Paulina Chiziane

Niketche : Uma história de Poligamia, vincitore del premio José Craveirinha nel 2003.

In particolare, il libro che ho avuto il piacere di leggere (in portoghese) è Niketche: Uma história de Poligamia, vincitore del premio José Craveirinha nel 2003.
Niketche. Una storia di poligamia è pubblicato in Italia, Edizione La nuova frontiera, tradotto da Giorgio de Marchis.
Non si tratta di essere femministe, la Chiziane si dichiara contadora de estórias più che romancista, per lei scrivere è una missione, raccontare tante storie, grandi e piccole, presentare i suoi libri ha il valore di aiutare le donne a ritrovare la libertà e la dignità. Nel libro Niketche, l’autrice descrive il Mozambico nella sua realtà regionale e rurale, con il Sud dominato da una cultura patriarcale, il Nord da regole matriarcali.
Niketche, una storia di poligamia

Niketche, una storia di poligamia

La Nuova Frontiera
di Paulina Chiziane
Narrativa
ISBN 978-8883730597
cartaceo 15,73€
ebook 9,99€

Niketche. Una storia di poligamia è un viaggio nel mondo interiore della protagonista, Rami, una donna di 40 anni con quattro figli. 

Dopo oltre vent’anni di matrimonio, scopre che suo marito, Tony, capo della polizia locale, la tradisce, che ha diverse amanti da cui ha avuto anche altri figli. La donna decide di reagire, di non fare come fanno tutte, cioè di chiudere gli occhi e accettare passivamente il fatto, solo perché lei è una donna e lui è l’uomo che può fare quello che vuole. Affronta la cruda realtà.
Rami l’ha sposato a 18 anni, dopo aver preso il diploma, che in Mozambico rappresenta già un livello di scolarizzazione molto elevato per le donne (in alcune province il tasso di analfabetizzazione è elevatissimo, soprattutto per le donne) e da quel momento gli è sempre rimasta accanto. Tony però passa da un’amante all’altra, incurante dei numerosi figli che nascono da queste relazioni; mantiene le sue donne, ma non si cura del loro benessere né di quello dei propri figli, tanto meno dei loro sentimenti. Rami, educata secondo la morale cattolica e cresciuta in un mondo dove le donne contano veramente poco (possono essere uccise per non aver dato ai mariti le parti di carne più pregiata), non rinuncia a lottare.

“La purezza è maschile, e il peccato è femminile. Solo le donne possono tradire, gli uomini sono liberi, Rami” ribatte tranquillo Tony quando lei lo accusa di tradimento.

Rami si trova davanti a un bivio: far finta di nulla e consolarsi pensando che è l’unica “vera” moglie, quella garantita dalla legge, oppure incontrare queste donne e cercare di capire cosa Tony ama in loro. Esclude in partenza la possibilità di chiedere il divorzio, sa che diventerebbe una reietta, perderebbe sicurezza economica e diritti e, soprattutto, renderebbe la vita più semplice a Tony. Inizia quindi un percorso che la porterà a conoscere le altre “mogli” di Tony: Juli, Luisa, Saly, Mauà Sual, provenienti da diverse regioni del Mozambico. E per il lettore si tratta di un affascinante e curioso viaggio tra gli usi e i costumi sessuali del Mozambico (che non descriverò qui nei particolari), i misteri dei riti d'iniziazione, le danze delle promesse spose dell'etnia Macua erotiche (il ballo del Niketche ), gli incantesimi d'amore usati nella regione di Maputo e gli ancestrali e inviolabili tabù.

Le quattro amanti sono pragmatiche e disilluse: non hanno mai pensato, nemmeno per un solo istante, di prendere il posto di Rami; per loro Tony, che pure amano o hanno amato, è soprattutto un fonte di sostentamento. 

A causa della guerra e dello spopolamento delle campagne, non sono più molti gli uomini nei loro villaggi: non c’è, quindi, nulla di male a dividerlo con altre se questo può salvare una donna e i suoi figli dalla fame.
Rami sceglie quindi la strada della collaborazione, della solidarietà femminile piuttosto che quella della vendetta: si rende conto che Tony passa da un letto all’altro seguendo i suoi capricci solo perché - mentalità comune - l’uomo e la donna non hanno la stessa dignità e gli stessi diritti.
La soluzione di Rami è di rendere ufficiale i legami di Tony e quindi di vincolarlo, attraverso il coinvolgimento della famiglia allargata, ai doveri del marito poligamo che deve dedicare a ciascuna moglie lo stesso tempo e le stesse attenzioni. La decisione di Rami è sofferta perché contraria ai valori in cui è cresciuta e in cui crede, ma è l’unica possibile per dare dignità alle altre donne: la poligamia, quando è ufficiale, legale, concede diritti alle mogli che possono riunirsi e mettere il marito poligamo di fronte alle proprie responsabilità e gli impedisce di avere nuove mogli senza il consenso delle altre.
Rami diventa il leader di questa rivolta pacifica ma decisa e comincia a occuparsi delle altre mogli, superando la naturale rivalità che le contrappone. La relazione di fiducia tra le cinque donne si rivela la loro grande forza: insieme riescono a conquistare l’autonomia desiderata e a scegliere la strada da seguire.

La narrazione procede in prima persona: è Rami che racconta.

E l’intera vicenda è legata alle oscillazioni dei suoi stati emotivi, davanti alle dure scelte e ai percorsi per raggiungere il suo obiettivo, che va contro la tradizione e la strada tracciata da sempre.
In Mozambico esistono due mondi completamente diversi: una realtà rurale, che accetta la poligamia senza nessun problemi, tanto da parte degli uomini come delle donne, e la società urbana che non la accetta più, mentre gli uomini la praticano di nascosto. L’indipendenza del Mozambico e i diritti acquisiti restano un valore formale; le tradizioni ancestrali nelle zone povere e lontane dai luoghi del governo restano vive.


La donna con l’indipendenza e le nuove leggi “moderne” ha perso così altri diritti: non esistendo più legalmente la poligamia, l’uomo non è obbligato a riconoscere nulla alle donne che ha al di fuori della prima moglie. 

Tanto meno ai figli nati dalle relazioni al di fuori del solo matrimonio riconosciuto.
La soluzione di questo problema e della tutela dei diritti delle donne non è affatto vicina né semplice. Paulina Chiziane però sente un fondo di speranza. In un’intervista che ho letto tempo fa disse: «Stiamo facendo dei progressi nell’istruzione e in generale nel ruolo che la società riconosce alle donne. Ci sono ogni giorno più leggi che ne tutelano i diritti. In politica abbiamo molte parlamentari, ministre e governatrici. Le associazioni femminili, poi, aumentano e sono molto attive. Ciononostante, nelle zone più povere del Paese, il peso delle tradizioni è forte e non facilita lo sviluppo. Comunque, le cose migliorano.»
Comunque, le cose migliorano.



Paola Casadei
In origine farmacista e direttore tecnico di laboratorio omeopatico, ha lasciato Forlì per trasferirsi prima a Roma, poi a Montpellier, quindi per dodici meravigliosi anni in Africa (otto in Sudafrica e quattro in Mozambico), dove ha insegnato musica e italiano. Ora risiede a Montpellier con la famiglia.
L'elefante è già in valigia, Lettere Animate Editore.



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