Lo aveva sognato di nuovo. In uno stato di dormiveglia e di sospensione, con la luce che filtrava sinuosamente dalle imposte, lo aveva sognato ancora. Era almeno la quinta volta. Non capiva più cosa le stava succedendo, ma doveva farcela. Sapeva di dover tenere duro.
Era atterrata da poche ore in un qualche paese straniero dove nessuno conosceva la sua lingua, aveva perso i suoi due compagni di viaggio. C'erano tanti negozi, una strada larghissima… avrebbe potuto essere Los Angeles. Lei entrava in un supermercato e iniziava a cercare; girando tra scaffali e pile di confezioni, portava lo sguardo solo su quello che la interessava, non permettendo a nulla di distrarla. Cercava un ragazzo, uno qualunque. Guardava il volto dei commessi, gli occhi, osservava le loro mani. Poi il corpo. E non trovava quello che stava cercando. A un certo punto, incapace di resistere ancora, spinta da una frenesia che la stava uccidendo, si avvicinava a una porta e trovava la stanza segreta: esisteva. Lo sapeva, l'aveva saputo nel momento esatto in cui era entrata in quel luogo. Guardò l'uomo nella stanza: alto, capelli neri, muscoloso, occhi grandi e scuri; era circondato da donne di mezza età semi nude che erano lì al solo scopo di farsi baciare e possedere da lui; lei era lì con loro, pensò. Portò lo sguardo sulla bocca di lui: difficile farsi un'idea di come erano le sue labbra, perché erano incollate a quelle di una donna. C'era quello che stava cercando, c'era il sesso, c'era la nudità più feroce, c'erano corpi imperfetti che avevano bisogno di sentirsi per un secondo ricolmi di sensazioni. C'erano l'ossessione e la dipendenza, e c'era il desiderio, che dall'alto della sua possente ed inevitabile esistenza se ne fregava di tutto il resto. Ma non c'era quello che lei desiderava. Guardò ancora le donne: avevano la pelle piena di rughe, la pancia morbida, seni inappetibili e sesso chiaro, così pallido che Veronica non avrebbe saputo dire se trasmetteva l'idea di malato o di puro. Lui era giovane, pelle scura, un corpo imponente che dava la polvere a tutti gli altri presenti. Veronica non mosse un passo verso di loro, si voltò e uscì dalla stanza. Tornò nel reparto surgelati, dove aveva visto quel ragazzo. Non era tanto dissimile da quello nella stanza, ma, apparentemente, era meno impegnato: stava lì con le mani in mano, l'espressione distratta. Chissà a cosa stava pensando. A qualcosa di triviale, indovinò Veronica. Non sembrava assorto in riflessioni che avrebbero potuto interessarla, non sembrava intriso di quell'atmosfera di sesso che regnava nella stanza segreta. Sembrava piuttosto insipido, ma ci avrebbe pensato Veronica a quello. Avrebbe dovuto dedicarsi a lei. Lo avvicinò, gli disse parole inudibili, lo prese per mano e furono in strada. C'era il sole, era molto caldo, nessuno sarebbe mai uscito a fare una passeggiata. Veronica guardò il suo nuovo amico: indossava una divisa semplice, banale quasi, un po' come lui. Poi si guardò intorno: c'erano cassette e contenitori sparsi in giro. Probabilmente cose lasciate lì in attesa che qualcuno venisse a prenderle. C'era anche una panchina verde, identica a quelle che da piccola continuava a vedere a ogni angolo della strada quando usciva. Si sedette sullo schienale con le gambe aperte e alzò la gonna, allungando la mano per prendere quella del ragazzo e attirarlo a sé. Iniziarono a baciarsi, lei stringeva tra le sue cosce i fianchi di lui, facendo in modo che, anche attraverso il tessuto, si potessero sentire reciprocamente. Mentre si baciavano e lei lo eccitava quanto e come le andava, Veronica aveva iniziato a cercare con le dita la pelle sotto i suoi slip. Aveva iniziato a toccarla e a sentirsi. Bagnata, eccitata. Sempre più consapevole di quanto aveva voglia di sentire un cazzo dentro di lei. Lui si era accorto di quello che lei stava facendo, e le aveva sfilato gli abiti. Tutti. Ora poteva guardarla meglio e godere di ogni singolo movimento che la mano di Veronica faceva all'interno del suo stesso corpo. Lui aveva tirato giù la cerniera del completo nero, si intravedeva la sua voglia enorme di lei. Aveva scoperto il suo cazzo e iniziato a masturbarsi davanti a lei. Non faceva che farle aumentare la voglia che aveva di lui.
Era stato a quel punto che si era accorta di essere nel suo letto, con una tenue luce che filtrava dalla finestra e violentava innocentemente il buio della stanza. Voleva fare sesso con chiunque, fosse anche uno sconosciuto che non l'attraeva. Voleva essere come la luce, voleva entrare nella mente e nei sensi di un uomo. Voleva sentire qualcuno dentro di sé. Aveva pensato di poter risolvere facilmente quella storia: bastava poco per togliersi di dosso la voglia da sola, ma si era subito bloccata. Questo pensiero non le era piaciuto. Non voleva fare sesso con se stessa e non voleva più essere la persona che era stata: iniziò a pensare a quanto sarebbe stata felice senza il sesso, a tutto quello che di positivo sarebbe arrivato nella sua vita se solo avesse resistito alla tentazione di tornare ad essere quella che era. Veronica non voleva né farsi scopare da uomini più o meno mediocri, né doversi soddisfare da sola: era una ragazza diversa, sapeva quello che voleva e non avrebbe più permesso al lato di sé che tanto l'aveva condizionata durante gli anni passati di prendere il sopravvento. Una strana determinazione che non aveva sentito per anni, o forse proprio mai, si stava facendo, a poco a poco, spazio dentro di lei. Mai più uomini come i precedenti. In quella stessa stanza erano passati tanti, forse troppi individui dal dubbio valore umano. Uno peggio dell'altro, e Veronica ormai aveva deciso: non aveva bisogno di nessuno, non l'avrebbe data vinta a quel lato di sé che cercava disperatamente compagnia. Poteva farcela, sapeva che poteva farcela. Si alzò dal letto e indossò la felpa, sentendo il freddo del cotone sulle braccia nude. A piedi scalzi arrivò in cucina e mise il bollitore sul fornello. Aveva un'intera giornata da riempire e ce l'avrebbe fatta. Lei doveva prendersi la sua rivincita. Tutto quello che la spingeva ora a fare scelte sbagliate era il passato. Ma gliel'avrebbe fatta vedere lei.
Mentre il mondo fuori si svegliava e tutti iniziavano a pensare a come sopravvivere a una nuova alba, lei entrava sotto la doccia, sentendosi al di sopra di tutto quello che accadeva intorno.
Era atterrata da poche ore in un qualche paese straniero dove nessuno conosceva la sua lingua, aveva perso i suoi due compagni di viaggio. C'erano tanti negozi, una strada larghissima… avrebbe potuto essere Los Angeles. Lei entrava in un supermercato e iniziava a cercare; girando tra scaffali e pile di confezioni, portava lo sguardo solo su quello che la interessava, non permettendo a nulla di distrarla. Cercava un ragazzo, uno qualunque. Guardava il volto dei commessi, gli occhi, osservava le loro mani. Poi il corpo. E non trovava quello che stava cercando. A un certo punto, incapace di resistere ancora, spinta da una frenesia che la stava uccidendo, si avvicinava a una porta e trovava la stanza segreta: esisteva. Lo sapeva, l'aveva saputo nel momento esatto in cui era entrata in quel luogo. Guardò l'uomo nella stanza: alto, capelli neri, muscoloso, occhi grandi e scuri; era circondato da donne di mezza età semi nude che erano lì al solo scopo di farsi baciare e possedere da lui; lei era lì con loro, pensò. Portò lo sguardo sulla bocca di lui: difficile farsi un'idea di come erano le sue labbra, perché erano incollate a quelle di una donna. C'era quello che stava cercando, c'era il sesso, c'era la nudità più feroce, c'erano corpi imperfetti che avevano bisogno di sentirsi per un secondo ricolmi di sensazioni. C'erano l'ossessione e la dipendenza, e c'era il desiderio, che dall'alto della sua possente ed inevitabile esistenza se ne fregava di tutto il resto. Ma non c'era quello che lei desiderava. Guardò ancora le donne: avevano la pelle piena di rughe, la pancia morbida, seni inappetibili e sesso chiaro, così pallido che Veronica non avrebbe saputo dire se trasmetteva l'idea di malato o di puro. Lui era giovane, pelle scura, un corpo imponente che dava la polvere a tutti gli altri presenti. Veronica non mosse un passo verso di loro, si voltò e uscì dalla stanza. Tornò nel reparto surgelati, dove aveva visto quel ragazzo. Non era tanto dissimile da quello nella stanza, ma, apparentemente, era meno impegnato: stava lì con le mani in mano, l'espressione distratta. Chissà a cosa stava pensando. A qualcosa di triviale, indovinò Veronica. Non sembrava assorto in riflessioni che avrebbero potuto interessarla, non sembrava intriso di quell'atmosfera di sesso che regnava nella stanza segreta. Sembrava piuttosto insipido, ma ci avrebbe pensato Veronica a quello. Avrebbe dovuto dedicarsi a lei. Lo avvicinò, gli disse parole inudibili, lo prese per mano e furono in strada. C'era il sole, era molto caldo, nessuno sarebbe mai uscito a fare una passeggiata. Veronica guardò il suo nuovo amico: indossava una divisa semplice, banale quasi, un po' come lui. Poi si guardò intorno: c'erano cassette e contenitori sparsi in giro. Probabilmente cose lasciate lì in attesa che qualcuno venisse a prenderle. C'era anche una panchina verde, identica a quelle che da piccola continuava a vedere a ogni angolo della strada quando usciva. Si sedette sullo schienale con le gambe aperte e alzò la gonna, allungando la mano per prendere quella del ragazzo e attirarlo a sé. Iniziarono a baciarsi, lei stringeva tra le sue cosce i fianchi di lui, facendo in modo che, anche attraverso il tessuto, si potessero sentire reciprocamente. Mentre si baciavano e lei lo eccitava quanto e come le andava, Veronica aveva iniziato a cercare con le dita la pelle sotto i suoi slip. Aveva iniziato a toccarla e a sentirsi. Bagnata, eccitata. Sempre più consapevole di quanto aveva voglia di sentire un cazzo dentro di lei. Lui si era accorto di quello che lei stava facendo, e le aveva sfilato gli abiti. Tutti. Ora poteva guardarla meglio e godere di ogni singolo movimento che la mano di Veronica faceva all'interno del suo stesso corpo. Lui aveva tirato giù la cerniera del completo nero, si intravedeva la sua voglia enorme di lei. Aveva scoperto il suo cazzo e iniziato a masturbarsi davanti a lei. Non faceva che farle aumentare la voglia che aveva di lui.
Era stato a quel punto che si era accorta di essere nel suo letto, con una tenue luce che filtrava dalla finestra e violentava innocentemente il buio della stanza. Voleva fare sesso con chiunque, fosse anche uno sconosciuto che non l'attraeva. Voleva essere come la luce, voleva entrare nella mente e nei sensi di un uomo. Voleva sentire qualcuno dentro di sé. Aveva pensato di poter risolvere facilmente quella storia: bastava poco per togliersi di dosso la voglia da sola, ma si era subito bloccata. Questo pensiero non le era piaciuto. Non voleva fare sesso con se stessa e non voleva più essere la persona che era stata: iniziò a pensare a quanto sarebbe stata felice senza il sesso, a tutto quello che di positivo sarebbe arrivato nella sua vita se solo avesse resistito alla tentazione di tornare ad essere quella che era. Veronica non voleva né farsi scopare da uomini più o meno mediocri, né doversi soddisfare da sola: era una ragazza diversa, sapeva quello che voleva e non avrebbe più permesso al lato di sé che tanto l'aveva condizionata durante gli anni passati di prendere il sopravvento. Una strana determinazione che non aveva sentito per anni, o forse proprio mai, si stava facendo, a poco a poco, spazio dentro di lei. Mai più uomini come i precedenti. In quella stessa stanza erano passati tanti, forse troppi individui dal dubbio valore umano. Uno peggio dell'altro, e Veronica ormai aveva deciso: non aveva bisogno di nessuno, non l'avrebbe data vinta a quel lato di sé che cercava disperatamente compagnia. Poteva farcela, sapeva che poteva farcela. Si alzò dal letto e indossò la felpa, sentendo il freddo del cotone sulle braccia nude. A piedi scalzi arrivò in cucina e mise il bollitore sul fornello. Aveva un'intera giornata da riempire e ce l'avrebbe fatta. Lei doveva prendersi la sua rivincita. Tutto quello che la spingeva ora a fare scelte sbagliate era il passato. Ma gliel'avrebbe fatta vedere lei.
Mentre il mondo fuori si svegliava e tutti iniziavano a pensare a come sopravvivere a una nuova alba, lei entrava sotto la doccia, sentendosi al di sopra di tutto quello che accadeva intorno.
Il lato oscuro dell'adolescenza...
Titolo: TARTARUGHE MARINE Editore: 0111 Edizioni Genere: Romance | Young adult |
Titolo: IL SOLE SCURO Editore: 0111 Edizioni Genere: Romance psicologico | Young adult |
★★★★★
Il buon giorno di vede dal mattino, dicono, e un buon incipit e una copertina accattivante possono essere il perfetto bigliettino da visita di un libro.
Secondo voi, quante stelline si merita il biglietto da visita di questo libro?
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