Gli scrittori della porta accanto

Anteprima: Gli scrittori della porta accanto raccontano "Un racconto per capello", nell'intervista di Samantha Terrasi


In anteprima, "Un racconto per capello" di Gli scrittori della porta accanto, StreetLib, tanti generi letterari in un'unica antologia.


UN RACCONTO PER CAPELLO
di Valentina Gerini, Stefania Bergo, Ornella Nalon, Elena Genero Santoro, Silvia Pattarini, Renata Morbidelli, Elia Spinelli, Tiziana Viganò, Gianna Gambini, Giulia Mastrantoni, Angelo Gavagnin, Liliana Sghettini, Fiorella Paris, Franco Mieli  
Illustrazioni Giorgia Catelan, Bruno di Marco, Simona Bulla
StreetLib
Racconti 
ISBN 9788892580046
cartaceo 11,99€ |  Acquista 
ebook 3,99€ |  Acquista 

Una raccolta di racconti a volte è quello che ci vuole per chi ha desiderio di leggere brevi storie che fanno viaggiare da un luogo all'altro del globo o, addirittura, da un'epoca all'altra, attraversando anche generi letterari diversi.
Noi di Gli scrittori della porta accanto abbiamo deciso di raccogliere, in questa antologia, racconti realistici, fantastici, horror, introspettivi e allegorici meravigliosamente illustrati da abili disegnatori per deliziare anche la vista del lettore e regalare colore e immagini durante la lettura.

Gli autori raccontano...

Quando ci si appresta a una raccolta antologica, si cerca sempre il filo rosso che colleghi i vari racconti. Il filo che si dipana fino all’ultima parola dell’ultimo racconto, chiudendosi dà un senso a tutto. Per cui mi ha incuriosito il titolo. Un racconto per capello. Come è possibile scrivere un racconto per ogni capello in testa? È come ogni riccio un capriccio, mi son detta e se abbiamo i capelli lisci come le scope bagnate?
Sicuramente siamo meno capricciose ma non regge vero? Paragonare un racconto a ogni capello era davvero una mossa ardua. Vi starete chiedendo a questo punto cosa ho trovato. Diverse acconciature per cui ogni singolo racconto è ben rappresentato dalla testa di chi scrive. Ognuno si è gettato forse nel proprio genere o forse quel racconto era appeso a un capello ed era il momento di mostrarlo attraverso una bella messa in piega. I racconti sono tutti diversi e corredati da un’immagine che ne dà una nota caratteristica.
Si passa dalla capigliatura un po' spettinata e stressata di gente al supermercato la vigilia di Natale. Avete presente cosa può essere la Coop a due ore dalla chiusura al banco del pesce? Sembra che la gente debba mangiare per mesi chiusa in un bunker. Ma i racconti prendono strade avventurose, si perdono in fogliami, e ricerche. Un po’ come il phon che vuole domare le chiome bagnate riuscendo solo a farle diventare leonine o elettrizzate. Ma i capelli ricci sono anche il distintivo di bambini affezionati e diligenti di un’Africa fiabesca. E i capelli appena sveglie dopo litri di creme e balsamo? Sono po’ come un racconto horror non-sense perché il giorno prima eravamo andati dal parrucchiere e al risveglio tutto come prima. Maledetta umidità!
E quando l’horror ci ha spinti fino in fondo al nero di una tinta sbagliata arrivano i capelli sciolti. L’amore. Le dita che pettinano lunghe chiome. E non solo. Racconti che come un taglio netto entrano nei personaggi. Viaggi. E quando stiamo per partire di solito che capelli portiamo con noi? Nascosti da un bel cappello, perfettamente ordinati come una mente fredda alloggiata in un noir. Spettinati o raccolti?
Mi sono divertita a paragonare i racconti ai capelli, il famoso filo che mi piaceva trovare all’inizio della raccolta. Racconti pettinati, lunghi, corti, rasati, annodati, ricci, raccolti, benvoluti o fantastici. E tu che acconciatura vorresti? O, pardon, che racconto sceglieresti?

Elena G. Santoro, cosa provi quando scrivi un racconto?
Scrivere un racconto è come mettersi in viaggio per vivere un avventura e gustarne ogni attimo. Quando scrivo entro nella storia e vivo quegli avvenimenti, sono quelle persone, prendo in prestito la loro vita. Mi emoziono con loro. Scrivere “L’estate di Elisa”, un mini romance young adult, è stato come tornare all’adolescenza e innamorarmi per la prima volta. Spero che anche i lettori si innamorino!

Una frase che ci immerge subito nel tuo racconto-capello?
“Innamorarsi d’estate è davvero pericoloso. Settembre è dietro l’angolo e rischia di cambiare tutto. Appena ricomincerà la scuola sarà la solita depressione; io poi quest’anno avrò la maturità, quindi non posso perdermi in chiacchiere e in sofferenze amorose. Ma so che lui mi mancherà da morire e non so se sopravviverò alla distanza. O al suo disamore. Mi sto di nuovo incupendo. Anziché godermi l’attimo, sono piena di pensieri tristi. Ma anche in lui si è smosso qualcosa. Anche lui si è incupito. Si mette a sedere e guarda lontano, nel mare.”

Liscia, riccia, bionda o mora?
Nulla di tutto questo! Sono rossa coi capelli mossi. Non potrei essere diversa da così.

Ornella Nalon, da cosa nasce l’idea del tuo racconto?
Hai presente quando, in certe circostanze, la tua resistenza vacilla e tu pensi: “Basta, mollo tutto e cambio vita”? Non riesco nemmeno a contare le volte che è mi è successo, eppure non l'ho ancora fatto, forse per mancanza di intraprendenza. Allora mi sono presa una piccola rivincita e ho creato Luca, il protagonista del mio racconto, che di coraggio ne ha molto più di me ed è riuscito a realizzare il mio proponimento.

Che tipo di racconto è spettinato, di fantascienza o …?
Potrei definirlo ribelle, come uno di quei riccioli che tenti di domare e, magari, un po' stanno in piega, ma poi tornano al loro posto, come sospinti da una forza superiore. Ma poi, chissà, forse è proprio lì che devono stare.

Una frase per capello. Ma se dovessi tenere un capello solo, quale sceglieresti?
Va sicuramente a mio discapito se rispondo che la frase più importante è quella introduttiva estrapolata dal romanzo “Diario di una scrittrice” di Virginia Woolf, vero? Allora scelgo questa, che è mia e mi sembra che rappresenti il sunto del racconto: “Ora sono libero? No, non lo sono del tutto, perché la libertà assoluta è un’utopia. Ma lo sono in maniera sufficiente per addormentarmi con l’animo leggero ed alzarmi, il mattino, con la stessa leggerezza”.

Valentina Gerini, racconto o romanzo? Cosa preferisci?
Non è facile rispondere con una preferenza decisa. Credo che, generalmente, io preferisca i romanzi sia da leggere che da scrivere. Però adoro i romanzi brevi, che si leggono in breve tempo, tutto d'un fiato. Ed è per questo non posso nascondere una certa passione anche per i racconti che, secondo me, se ben scritti sono dei romanzi in miniatura.

Un titolo originale quello di questa raccolta. Tu che tipo di racconto-capello sei?
Il titolo è nato ispirato ai capelli e ai loro differenti modi di essere: per ogni tipo di capello abbiamo un racconto. Se dovessi immaginarmi "capello" sarei riccia e ribelle, sbarazzina e divertente, proprio come il racconto che ho scritto per questa raccolta: umoristico.

Una canzone che hai nel cuore...
Sono molte le canzoni che ho nel cuore, perché per me la musica è un sottofondo fondamentale nella vita. Adoro Bob Marley, la musica latina come la bachata, ascolto i Subsonica. Ma se dovessi scegliere una sola canzone allora ti direi "Heroes" di David Bowie.

Liliana Sghettini, ti piacciono più le acconciature o i capelli sciolti?
Mi piacciono moltissimo le acconciature. La mia preferita è quella di Claudia Cardinale durante il ballo nel film“ Il Gattopardo”.

Chi è il protagonista del tuo racconto?
Il protagonista del mio racconto è il cambiamento o meglio la volontà che spinge ciascuno a migliorarsi oppure ad uscire da una situazione difficile, anche la più complicata. Sono convinta che abbiamo un gran potere, scegliere cosa vogliamo fare della nostra vita.

Una frase che faccia sognare il lettore
L'ultimo capoverso del mio racconto, perché tutti possiamo svegliarci dal nostro peggior incubo, se vogliamo.


Bruno di Marco, un illustratore da cosa viene catturato? Un’acconciatura glamour, un bel cappello o da una testa in pieno sconvolgimento creativo?
Dall’idea. La propria che nasce intorno a quella dello scrittore: cogliere il senso del racconto e amplificarlo senza ridondanze.

L’antologia Un racconto per capello cosa ti ha ispirato?
È stato un bell’esercizio, ho lavorato su racconti umoristici e racconti drammatici. Mantenere uno stile coerente non è stato semplice, ma sono abbastanza soddisfatto.

Quali racconti hai illustrato? Li hai scelti tu?
La perfetta organizzazione dell’iniziativa mi ha proposto “Pedic”, “Fatti non foste”, “Forse”, “La luna sul lago”, “Re di picche, asso di denari”. 

Elia Spinelli, qual è il tuo genere preferito?
Il fantastico, senza ombra di dubbio. In tutte le sue sfaccettature: fantasy, fantascienza, horror, sleapstream, new weird. Ma anche generi ibridi permeati di elementi surreali, perché il mondo reale mi sta un po’ stretto per cui mi piace ampliarlo con alternative suggestive e, nel limite del possibile, verosimili. E poi, c’è da dire, che muovendosi solo nell’ambito del reale, troppo spesso la realtà supera la tua fantasia, quindi, proporre qualcosa di nuovo, di originale, è sempre più difficile.

Di un racconto cosa ti piace l’incipit o la chiusura?
Non saprei rispondere in modo netto. Dall’incipit si può evincere il tipo di scrittura. Personalmente preferisco l’azione alla descrizione, la trama alla retorica. Per quanto riguarda la chiusura, la considero una naturale conclusione di quanto si è narrato, per cui, difficilmente il tipo di chiusura modifica il mio giudizio su un racconto.

Ti piacciono i finali a sorpresa?
Non te lo posso dire. Perché se rispondo di sì il lettore capirà che il finale è l’esatto contrario di quello che si aspetta, se rispondo di no, a metà racconto immaginerà già come va a finire. Per cui, alla domanda “Ti piacciono i finali a sorpresa?” ti dirò che la risposta è una sorpresa. Scherzi a parte, mi piacciono i finali spiazzanti e aperti, quelli che lasciano al lettore più chiavi di lettura. Che poi, per uno pigro come me è una grande comodità: quando non mi viene in mente niente, beh, il finale lo lascio a voi.



Samantha Terrasi
Vivo tra Torino e Roma, dove sono nata. Mia nonna avrebbe voluto che mi chiamassi Maria Concetta, ma per fortuna mio padre di ritorno da un viaggio negli States mi ha chiamato Samantha, rigorosamente con la h. Formazione scientifica, una laurea in biologia molecolare per poi scegliere di tramandare il mio sapere agli studenti. Sono una professoressa di matematica e scienze senza occhiali e quando non mi trovo tra equazioni e studenti, scrivo.
Parole nel vento, Aletti Editore, 2012.
Ti aspetto, Lupo Editore.


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