Alex, mia figlia e un calcio di rara bellezza di Marco Doddis, Zerounoundici Edizioni, 2016. Una storia per tutti, con dentro di tutto: da Hello Kitty all’Arancia meccanica, dal Ventolin ai Guns N’Roses.
Il protagonista assoluto di questa storia è Angelo, un poco più che trentenne, ragazzo padre di una figlia di otto anni (Gaia), in crisi con la ex compagna Sonia ed è alla ricerca disperata di un lavoro che non trova, nonostante la laurea.
La vicenda si apre con Angelo a Lloret de Mar (la Rimini della Catalogna), in vacanza per una settimana con tre amici, Berny, Damiano, e il ginecologo benestante Giulio, nel tentativo mal riuscito di evadere da una vita infame. I quattro amici a spasso per la Spagna sono accomunati dalla passione per il calcio a cinque e questo li farà subito rincontrare al momento dell’inevitabile ritorno a casa.
Così è sullo sfondo del calcio che ruota tutta la vicenda: Giulio, già noto per le balle spaziali che racconta da sempre, (Angelo in realtà lo detesta), si inventa la storia più assurda di tutte: dice di conoscere Stefano Del Piero, fratello maggiore del famoso Alessandro, anzi, dice di essere il ginecologo della moglie di Stefano, e che Alex li raggiungerà una di quelle sere al campetto di calcio e farà qualche tiro con loro. Ed è proprio intorno a questa attesa, quasi un Waiting for Godot imperniato sul mito di Del Piero (non un essere umano normale, ma qualcosa in più), che si snodano tutti gli altri eventi: le manovre di Angelo per tornare nelle grazie della figlia, che una Sonia sempre più ostile gli mette contro, le fatiche per non farsi sfrattare, la lotta interiore per non perdere del tutto la propria autostima.
Sullo sfondo Torino, caratterizzata in ogni risvolto.
L’aspetto divertente è che prima di approcciarmi a questo libro ho rassicurato l’autore dicendogli: tranquillo, se proprio non mi piace non lo recensisco. Non è mio uso stroncare gli autori alle prime pubblicazioni. Invece, già dopo poche pagine ho capito che non avevo bisogno di usare allo scrittore alcuna cortesia.
Il libro mi è piaciuto un sacco e per molti motivi. La storia è originale e allo stesso tempo credibile e assolutamente realistica. È ricca di buoni sentimenti, sentimenti concreti, condivisibili, di amore paterno, di amicizia, di solidarietà, senza mai scadere nello sdolcinato. Le caratterizzazioni psicologiche sono perfette, i personaggi potrebbero essere i vicini di casa di ogni lettore. Il gruppo di amici ben assortito. Il ginecologo contaballe e fondamentalmente arido di sentimenti. La bambina di otto anni, che è proprio una bambina di otto anni, senza alcuna forzatura (ho una figlia di otto anni, so di cosa parlo: stesse arie da signorina, stesso senso pratico quando la situazione lo richiede). Il protagonista sfigato, ma simpatico.
La vicenda si apre con Angelo a Lloret de Mar (la Rimini della Catalogna), in vacanza per una settimana con tre amici, Berny, Damiano, e il ginecologo benestante Giulio, nel tentativo mal riuscito di evadere da una vita infame. I quattro amici a spasso per la Spagna sono accomunati dalla passione per il calcio a cinque e questo li farà subito rincontrare al momento dell’inevitabile ritorno a casa.
Così è sullo sfondo del calcio che ruota tutta la vicenda: Giulio, già noto per le balle spaziali che racconta da sempre, (Angelo in realtà lo detesta), si inventa la storia più assurda di tutte: dice di conoscere Stefano Del Piero, fratello maggiore del famoso Alessandro, anzi, dice di essere il ginecologo della moglie di Stefano, e che Alex li raggiungerà una di quelle sere al campetto di calcio e farà qualche tiro con loro. Ed è proprio intorno a questa attesa, quasi un Waiting for Godot imperniato sul mito di Del Piero (non un essere umano normale, ma qualcosa in più), che si snodano tutti gli altri eventi: le manovre di Angelo per tornare nelle grazie della figlia, che una Sonia sempre più ostile gli mette contro, le fatiche per non farsi sfrattare, la lotta interiore per non perdere del tutto la propria autostima.
Sullo sfondo Torino, caratterizzata in ogni risvolto.
L’aspetto divertente è che prima di approcciarmi a questo libro ho rassicurato l’autore dicendogli: tranquillo, se proprio non mi piace non lo recensisco. Non è mio uso stroncare gli autori alle prime pubblicazioni. Invece, già dopo poche pagine ho capito che non avevo bisogno di usare allo scrittore alcuna cortesia.
Il libro mi è piaciuto un sacco e per molti motivi. La storia è originale e allo stesso tempo credibile e assolutamente realistica. È ricca di buoni sentimenti, sentimenti concreti, condivisibili, di amore paterno, di amicizia, di solidarietà, senza mai scadere nello sdolcinato. Le caratterizzazioni psicologiche sono perfette, i personaggi potrebbero essere i vicini di casa di ogni lettore. Il gruppo di amici ben assortito. Il ginecologo contaballe e fondamentalmente arido di sentimenti. La bambina di otto anni, che è proprio una bambina di otto anni, senza alcuna forzatura (ho una figlia di otto anni, so di cosa parlo: stesse arie da signorina, stesso senso pratico quando la situazione lo richiede). Il protagonista sfigato, ma simpatico.
I temi trattati sono attuali: la disoccupazione giovanile, in primis, e, ultimo ma non ultimo, l’amore per il calcio, leitmotiv di tutta la vicenda.
Infine la scrittura, umoristica, ma sempre misurata, mai volgare. Perché il modo con cui queste pagine vengono affrontate è leggero, ma non ci sono mai, dall’inizio alla fine, né cadute di tono, né cadute di stile. Il che non è semplice per nessun autore. Non solo, ci sono espressioni geniali, fintamente scanzonate, ma in realtà molto ricercate e sempre pertinenti al tema.
Per cui non posso che consigliare questo libro a tutti. Ne vale la pena.
Infine la scrittura, umoristica, ma sempre misurata, mai volgare. Perché il modo con cui queste pagine vengono affrontate è leggero, ma non ci sono mai, dall’inizio alla fine, né cadute di tono, né cadute di stile. Il che non è semplice per nessun autore. Non solo, ci sono espressioni geniali, fintamente scanzonate, ma in realtà molto ricercate e sempre pertinenti al tema.
Per cui non posso che consigliare questo libro a tutti. Ne vale la pena.
Alex, mia figlia e un calcio di rara bellezza
Agosto 2012.
“Non capii bene perché, ma Giulio tirò fuori la storia che lui era amico – proprio amico, no… conoscente, dai – del fratello di Del Piero”.
Comincia così, con una mezza sbruffonata, l’avventura di Angy e della sua sgangherata compagnia di amici.
La loro storia pare già scritta: una vacanza amarcord e il ritorno al deprimente tran-tran in una torrida Torino. Ma la storia può diventare favola, se c'è di mezzo una bimba di 8 anni, Gaia, figlioletta di Angy e unica sua fiammella in una vita sempre più spenta. Il calcio è la più grande passione del protagonista, ma non gli regala più le soddisfazioni di un tempo, presentando anzi il conto della fine di un'epoca. Per lui, c’è un duro fatto da digerire: il recente addio di Alex Del Piero al calcio italiano.
Del Piero, però, non è solo una fetta di passato: forse, può fare anche parte di un incredibile presente da vivere in prima persona.
Questo libro è per chi ha tanti ricordi e per chi si è dimenticato; è per bambini e per bambini cresciuti; è per gli uomini calciofili e per le donne che li sopportano. È una storia per tutti, con dentro di tutto: da Hello Kitty all’Arancia meccanica, dal Ventolin ai Guns N’Roses.
di Marco Doddis | Mainstream
ISBN 978-8893700290 | ebook €4,99 | cartaceo €15,70 Acquista
Elena Genero Santoro Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni. Perché ne sono innamorata, Montag L’occasione di una vita, ebook Lettere Animate Un errore di gioventù, 0111 Edizioni Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni. Il tesoro dentro, 0111 Edizioni. |
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