Ogni cosa è illuminata di Jonathan Safran Foer, Guanda , 2010. Un viaggio immaginoso aggrappato ai fili della memoria.
Con questi cambiamenti, ho fiducia che la seconda parte della storia sia perfetta. Non sono stato capace di ignorare che ancora mi hai impostato della moneta. Per questo ti ringrazio nuovamente. Ma faccio il pappagallo di quello che ho pronunciato prima: se non sei soddisfatto per quello che ti spedisco, e vuoi che spedisca indietro la tua valuta, te la spedisco subito. Altrimenti non potrei mai sentirmi orgoglioso.
Su questa parte seguente ho faticato con molta durezza. Era ancora più difficile. Ho attentato di fare qualche pensiero su cose che mi avresti fatto cambiare, e io stesso le ho cambiate. Per esempio, non ho usato la parola ammorbare con tanta abitualità perché capivo che ti avrebbe strizzato sui nervi dalla frase nella tua lettera, quando dicevi: “Basta usare la parola ammorbare. Mi dà ai nervi”. Io ho inventato anche cose che pensavo ti piacessero, cose buffe e cose tristi. Sono sicuro che mi informerai se ho viaggiato troppo lontano.
Con referenza al tuo lavoro, mi hai mandato molte pagine, ma devo dirti che ho letta ognuna di loro. Il libro dei sogni ricorrenti era una cosa molto bella e devo dire che il sogno che noi siamo i nostri padri mi ha fatto molta melanconia. È questo che volevi, vero? Naturalmente io non sono il Babbo, perciò forse per il tuo romanzo sono un uccello raro. Quando guardo nel mio riflesso, quello che vedo non è il Babbo ma il negativo del Babbo.
Yankel. Lui è un brav’uomo, vero? Perché credi che ha voluto truffare quell’uomo tanti anni fa? Forse avere un severo bisogno di moneta. Io so cosa vuol dire, quantunque non imbroglierei mai nessuna persona, quindi niente paura.
Ho trovato fascinoso che hai fatto un’altra lotteria, questa volta per intitolare lo shtetl. Ho pensato a come intitolerei Odessa se ne avessi il potere. Penso che la intitolerei Alex, perché così tutti saprebbero che io sono Alex, e che il nome della città è Alex, così devo essere una persona molto pregiata. Potrei anche chiamarla Piccolo Igor, gli altri penserebbero che mio fratello è una persona pregiata, come è davvero, ma sarebbe bello che la gente lo pensasse. (È strano che desideri per mio fratello tutto quello che desidero per me, soltanto con più muscoli.)
Su questa parte seguente ho faticato con molta durezza. Era ancora più difficile. Ho attentato di fare qualche pensiero su cose che mi avresti fatto cambiare, e io stesso le ho cambiate. Per esempio, non ho usato la parola ammorbare con tanta abitualità perché capivo che ti avrebbe strizzato sui nervi dalla frase nella tua lettera, quando dicevi: “Basta usare la parola ammorbare. Mi dà ai nervi”. Io ho inventato anche cose che pensavo ti piacessero, cose buffe e cose tristi. Sono sicuro che mi informerai se ho viaggiato troppo lontano.
Con referenza al tuo lavoro, mi hai mandato molte pagine, ma devo dirti che ho letta ognuna di loro. Il libro dei sogni ricorrenti era una cosa molto bella e devo dire che il sogno che noi siamo i nostri padri mi ha fatto molta melanconia. È questo che volevi, vero? Naturalmente io non sono il Babbo, perciò forse per il tuo romanzo sono un uccello raro. Quando guardo nel mio riflesso, quello che vedo non è il Babbo ma il negativo del Babbo.
Yankel. Lui è un brav’uomo, vero? Perché credi che ha voluto truffare quell’uomo tanti anni fa? Forse avere un severo bisogno di moneta. Io so cosa vuol dire, quantunque non imbroglierei mai nessuna persona, quindi niente paura.
Ho trovato fascinoso che hai fatto un’altra lotteria, questa volta per intitolare lo shtetl. Ho pensato a come intitolerei Odessa se ne avessi il potere. Penso che la intitolerei Alex, perché così tutti saprebbero che io sono Alex, e che il nome della città è Alex, così devo essere una persona molto pregiata. Potrei anche chiamarla Piccolo Igor, gli altri penserebbero che mio fratello è una persona pregiata, come è davvero, ma sarebbe bello che la gente lo pensasse. (È strano che desideri per mio fratello tutto quello che desidero per me, soltanto con più muscoli.)
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Quarta di copertina
"Ogni cosa è illuminata" di Jonathan Safran Foer.
Con una vecchia fotografia in mano, un giovane studente ebreo americano intraprende un viaggio in Ucraina alla ricerca della donna che (forse) ha salvato suo nonno dai nazisti. Ad accompagnarlo sono il coetaneo Alex, della locale agenzia «Viaggi Tradizione», suo nonno – affetto da una cecità psicosomatica ma sempre al volante della loro auto – e un cane puzzolente. Il racconto esilarante, ma a tratti anche straziato, del loro itinerario si alterna a una vera e propria saga ebraica, che ripercorre la storia favolosa di un villaggio ucraino del Settecento fino alla distruzione avvenuta a opera dei nazisti. Un viaggio immaginoso aggrappato ai fili della memoria, fili impregnati di vita vera, storie d'amore, vicende tragiche e farsesche. Un modo tutto nuovo di rileggere il passato per illuminare il nostro presente.
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