Di Ornella Nalon. Tre leggende da ricordare (o conoscere), per vivere il clima magico e festoso del Natale, che ci fa sentire più buoni e ritornare un po' bambini.
Il Natale è la festività che coinvolge più emotivamente di tutte le altre: c'è chi lo ama spassionatamente, chi lo detesta, ma quasi nessuno ne rimane indifferente. Sarà per il fascino delle sue origini religiose che permangono, nonostante un sopraggiunto e sempre più consistente significato consumistico, per le tradizioni che lo accompagnano legate agli addobbi del presepe o dell'albero, nonché alle sfavillanti luci, o anche per tutta una serie di leggende o favole a esso legate, il Natale porta con sé un clima magico. Un clima festoso che ci fa sentire più buoni e ritornare un po' bambini. Con tale spirito, mi ha fatto piacere ricordare qualche racconto natalizio che vorrei proporre anche a voi.La leggenda dell'albero di Natale.
Alla vigilia di Natale era tradizione bruciare nel camino un ceppo di quercia. Albert si accorse di non averne nemmeno uno e decise di andare nel bosco a cercarlo. Camminò a lungo e il buio cominciava ad addentrarsi tra gli alberi. Il povero ragazzo, sconsolato e spaventato, decise di tornare a casa, ma non riuscì più a trovare la strada. A peggiorare la situazione, cominciò a scendere dal cielo una fitta nevicata che appesantiva le fronde e lentamente copriva il suolo con il suo manto. Albert vagò ancora un poco finché si arrese alla stanchezza e individuato un folto abete, decise di coricarsi vicino al suo tronco, finché si addormentò. L'albero si impietosì alla vista di quel giovane spaventato e infreddolito e decise di abbassare i suoi rami verso di lui in modo tale da formare una specie di rifugio in cui la neve e il gelo non sarebbero penetrati.Grazie a questo espediente, Albert si svegliò indenne la mattina seguente e dopo poco fu raggiunto dalla sua famiglia e dagli abitanti del villaggio che si erano messi alla sua ricerca. Solo dopo essersi salutati e abbracciati, tutti loro si accorsero dello strabiliante spettacolo che l'abete offriva: la neve che si era depositata sui suoi aghi si era cristallizzata e sotto la luce del sole brillava come si fossero fissati migliaia di diamanti.
Da allora, tutti gli abeti rivolsero i propri rami verso il basso e uno di essi, addobbato e illuminato, fece ingresso in ogni casa per simboleggiare il Natale.
La leggenda della stella di Natale.
In un villaggio messicano, la notte di Natale, tutti andavano in chiesa a portare un dono per Gesù. Altea era una bimba molto povera che dovette rimanere a casa perché non aveva nulla da regalargli.Un angelo le apparve e le spiegò che anche l'amore che portava nel suo cuore poteva essere un grande dono e che, tuttavia, avrebbe potuto raccogliere delle frasche, durante il suo cammino verso la chiesa, e portare quelle all'altare. La bambina ascoltò l'angelo e depose il suo piccolo fascio di ramoscelli vicino agli altri doni.
Mentre pregava, si accorse che le frasche si trasformavano in ramoscelli da cui spuntavano delle foglie verdi e rosse.
Ed ecco che la forza dell'amore e della preghiera avevano fatto nascere la Stella di Natale.
La leggenda del Vischio.
Un vecchio mercante viveva da solo in un paese tra i monti. Non si era mai sposato e non aveva alcun amico; aveva consumato tutta la sua vita ad ammucchiare soldi, anteponendoli all'amore e ad altri sentimenti umani.A volte, nei suoi affari, si comportava in modo disonesto e si approfittava delle persone, disinteressandosi dei loro bisogni e dei loro problemi. Alcune notti si svegliava solo per andare a contare i suoi danari. Tuttavia, una di queste, dopo avere fatto i soliti conti, sentì il desiderio di fare una passeggiata per il paese. Una volta uscito, si accorse di una gran folla di persone che si dirigeva verso un'unica direzione.
«Unisciti a noi, fratello» gli disse una di queste, lasciandolo del tutto meravigliato della sua gentilezza. Si incuriosì e decise di unirsi al gruppo. Camminò a lungo, finché giunse a Betlemme. Solo allora si accorse che ognuna di quelle persone con cui aveva viaggiato, anche le più misere, aveva portato un dono per Gesù Bambino mentre lui, che era fin troppo ricco, non aveva nulla.
In un colpo solo comprese di essere stato sempre avido ed egoista e di avere sprecato la sua vita e scoppiò in un pianto dirotto.
Pianse per ore davanti alla culla e poi, con il corpo che gli doleva dagli spasimi, andò a sorreggersi a un albero e continuò ancora a piangere. Le sue lacrime inondarono le foglie di un cespuglio per tutta la notte sinché sorse il sole. Il cuore del vecchio mercante era cambiato, in lui ora campeggiava la bontà e tra le foglie del cespuglio le sue lacrime si erano tramutate in perle.
Il miracolo della sua conversione aveva creato il vischio.
Ornella Nalon |
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