Gli scrittori della porta accanto

[Cinema] "Il GGG - Il Grande Gigante Gentile", recensione di Elena Genero Santoro

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IL GGG - Il grande gigante gentile

Steven Spielberg REGISTA
Steven Spielberg, Walt Disney Pictures, Amblin Entertainment, Reliance Entertainment, Walden Media, The Kennedy/Marshall Company PRODUTTORE
Medusa Film DISTRIBUZIONE
Roald Dahl SOGGETTO
John Williams MUSICHE
Janusz Kaminski FOTOGRAFIA
2016 ANNO
CAST
Mark Rylance, Ruby Barnhill, Penelope Wilton, Jemaine Clement, Rebecca Hall, Rafe Spall, Bill Hader, Adam Godley



Il Grande Gigante Gentile, il ritorno al cinema di Steven Spielberg, una grande storia di commovente amicizia, una fiaba poetica dalla grafica fantastica e innovativa.

Dicono che al botteghino non abbia fatto il botto, ma d’altronde è appena uscito. A me è piaciuto moltissimo. 
"Il GGG" è l’ultimo lavoro di Steven Spielberg, dedicato ad adulti e piccini. Dentro ci sono effetti speciali continui e immagini sublimi. Forse è un po’ per questo che la trama, almeno all’inizio, non decolla: “Il GGG” è un film da guardare senza cercare l’adrenalina. Trovo che sia un po’ il difetto, o forse la caratteristica, di molti film di ultima generazione. Hanno una grafica pazzesca, fantastica e innovativa e una trama tutto sommato semplice.
Eppure anche le immagini hanno un peso e in “Il GGG” sono pura poesia.
C’è un gigante alto quanto tre piani di un palazzo, che si aggira di notte per la città. Si scoprirà presto che cattura sogni e permette agli uomini di sognare. Comunque, il gigante, che parla sempre in terza persona e in modo alquanto bislacco, viene visto da una bambina, Sofia, un’orfana che soffre di insonnia. Per non correre il rischio che la bambina riveli la sua esistenza, la rapisce e la porta nella sua caverna, nella terra dei giganti. La bambina inizialmente protesta, ma poi si affeziona al gigante: tanto, all’orfanotrofio, non lascia nessuno che le voglia bene.

ggg


Il gigante è molto buono e pure vegetariano: mangia solo raccapriccianti cetrioli marci. Vive in una grotta piena di vasetti di vetro che contengono sogni (che sono rappresentati come luci, di tutti i colori). Il suo letto è un vecchio veliero che galleggia su un ruscello interno.
E quando la notte va in cerca di sogni, raggiunge un posto incantato, vicino a un albero che si specchia in un lago fatato immergendosi nel quale si entra in un’altra dimensione (come entrare in uno specchio).
Dunque, la prima parte del film è descrittiva: ci si congratula con la fantasia degli autori per tutte le trovate fantastiche che hanno inserito a livello scenografico. Persino la fisicità del Gigante, ribattezzato dalla bambina GGG (Grande Gigante Gentile), è qualcosa che attira l’occhio dello spettatore. Ci si perde a guardare quest’uomo anziano, magro e allampanato, con il collo lungo e le orecchie sproporzionate. Ci si perde anche a chiedersi come diavolo avranno fatto a girare tutte quelle scene in cui lui e la bambina interagiscono. La bambina sta nel palmo di una delle sue grosse mani.
Fin qui tutto bene, se non fosse che nella terra dei giganti ci sono altri nove giganti, grossi il doppio del nostro GGG, che, anziché cetrioli, mangerebbero volentieri gli esseri umani e quando si accorgono che il GGG, che loro chiamano il “nano”, ha una bambina con sé, vorrebbero rubargliela e mangiarsela. Ora, ogni persona dotata di raziocinio si domanderebbe com’è possibile che nove creature gigantesche e mostruose, con nomi inquietanti come Inghiotti-Ciccia e Scrocchia-Ossa, possano scannarsi per un’unica bambina che occuperebbe, nel loro stomaco, quanto nel nostro stomaco può occupare un plumcake... Ma non sono domande da porsi, quando si ha a che fare con dei giganti famelici.

GGG

Perché, come dicevo, la storia è semplice, ma non del tutto priva di contenuto.

Il modo in cui i nove carnivori/cannibali trattano il GGG è terribile. Si può dire senza ombra di dubbio che il GGG sia vittima di bulli che si burlano di lui, lo picchiano, gli fanno violenza fisica, gli devastano la caverna. E lui, il GGG, subisce e non si ribella. Cerca solo di minimizzare i danni. Finché Sofia (nome che significa “sapienza”, sarà un caso?) non si fa venire un’idea e i due amici decidono di chiedere aiuto nientemeno che alla regina di Inghilterra, spiegandole, attraverso un sogno, il pericolo che l’umanità sta correndo a causa dei giganti cattivi.
Non voglio fare spoiler, ma il goffo GGG alla corte della regina sarà a dir poco imbarazzante e la sua presenza metterà in ridicolo la rigida etichetta inglese, ironizzando non poco sui britannici. Però, bisogna dire, la più aperta di vedute risulta essere proprio la regina, che viene descritta come simpatica e accondiscendente, più dei suoi lacchè. E in certe scene si ride parecchio.
Comunque alla fine tutto si risolve e trionfa quella che è una grande storia di commovente amicizia.
Perché, in fondo, le fiabe sono storie scontate, hanno una struttura simile e ripetitiva tra loro. La differenza sta nel modo in cui le si racconta. Qui, il dettaglio grafico e la cura del particolare sono indubbiamente preponderanti e la poesia permea gradevolmente tutta la narrazione.



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Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag.
L’occasione di una vita, Lettere Animate.
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni.
Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni.
Il tesoro dentro, 0111 Edizioni.
Immagina di aver sognato, PubGold.
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Il webmagazine degli scrittori indipendenti.
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