Gli scrittori della porta accanto

[I luoghi dei libri] La Maiorca di George Sand e Frédéric Chopin

Maiorca-George-Sand-Frédéric-Chopin

Un cielo rosa, in cui svettano montagne aspre e palme solitarie. George Sand e Frédéric Chopin a Maiorca, nella residenza di Valldemossa: un soggiorno per scongiurare la malattia del celebre pianista.

Quando inizia la loro liaison, George Sand ha trentasei anni e Chopin ventiquattro. I campi, le vigne e gli stagni del Berry accolgono le loro passeggiate, spiano le loro carezze, ascoltano i loro bisbigli ardenti di passione. Ma il clima del Berry è umido e ha effetti devastanti sulla salute cagionevole del musicista.
La Sand, inquieta per la malattia polmonare del suo giovane amante, che all’epoca poteva rappresentare un pericolo mortale, sceglie di trascorrere con lui un soggiorno in un luogo di mare, nella ferma convinzione e speranza che il clima temperato possa essergli di qualche giovamento.
La scelta cade sulla Spagna, meta alquanto ambita dagli scrittori romantici, che si lasciano sedurre dai costumi, dai paesaggi, dall’arte e dalla musica della misteriosa penisola. Il luogo prescelto è il villaggio di Valldemossa, sull’isola di Maiorca
Nel 1838, anno della partenza di Sand e Chopin, Parigi ospita un’esposizione sulla pittura spagnola: una folla entusiasta scopre maestri della levatura di Vélasquez, Murillo e Goya
La scrittrice, che riceve dalla nonna paterna un’educazione di stampo illuministico, nutre una profonda avversione per la superstizione, il fanatismo e l’oscurantismo spagnoli. Tuttavia, al contempo, questo non le impedisce  di subire da sempre il fascino della penisola iberica. Questa duplice visione si riflette anche nelle pagine di "Un hiver à Majorque", testo che coniuga il récit de voyage con il resoconto di un’avventura esistenziale
Da un lato la Sand rimane profondamente delusa dall’esperienza umana: il contatto con l’arretratezza, malevolenza e rudezza degli abitanti sembra confermarla nell’atteggiamento pregiudiziale e sprezzante di cui si è nutrita negli anni.
Il paesaggio isolano, per contro, la conquista e la emoziona, facendo appello al suo spirito romantico: meno soleggiato e ridente di quanto potesse aspettarsi, di certo più aspro e selvatico del previsto, con le sue montagne graffiate da temporali d’inaudita violenza e bellezza feroce. Come viaggiatrice, Sand deplora i disagi legati a queste intemperie improvvise, ma il suo sentire di scrittrice sbircia e attende con impazienza inquieta l’esplodere di queste piogge dalla forza selvaggia. 
George Sand eredita da predecessori illustri, quali Bernardin de Saint-Pierre e Rousseau, una determinata visione dell’isola: luogo mitico e immaginario, crocevia tra finito e illimitato, prima ancora che spazio reale e vivibile.


Valldemossa-Mallorca

L’isola si configura come un punto, all’interno del grande mare dell’immensità. Luogo chiuso, rifugio e nascondiglio, pur se circondata dalle acque in ogni sua parte.

La certosa di Valldemossa, dove alloggia la famiglia formata da Sand, i suoi figli e il giovane Chopin, è in qualche misura un’isola nell’isola: un luogo à l’écart, difficile da raggiungere per la sua posizione elevata, lontano dalle altre abitazioni e rinchiuso nella sua rustica inospitalità, nel suo inusuale senso di abbandono, che contrasta con l’aspetto luminoso e lussureggiante di Palma
Benché Valldemossa li accolga con il freddo e il buio della sera, Sand, Chopin, Solange e Maurice si lasciano rapire dal sortilegio di questo luogo in rovina, battuto dai venti, irto su sentieri rocciosi. Nei giorni di bel tempo il loro sguardo si perde nella voluttà azzurra del mare e si appende alle fronde dei pini e degli olivi.
La solitudine velata di malinconia veicolata dalle rovine, coniugata all’esperienza mistica dell’altezza e dell’assoluto, offerta dalla montagna, insieme all’afflato religioso di cui la Certosa porta impressi i segni sulle pietre (in qualità di luogo che ospitava, fino a pochi anni prima, una comunità di monaci), diventa occasione di intimo raccoglimento, di profonda presa di coscienza dell’Io

Valldemossa

Immersa nella natura aspra e nel mistero mistico di Valldemossa, lontana dal consorzio civile, Sand muove i primi, sofferti passi verso la conoscenza e la messa a nudo di se stessa. 

Infatti, la Certosa rappresenta un luogo di suprema separazione, alla quale ella guarda come a una benedizione, dalla società francese, del suo quotidiano vivere (quella mondana e intellettuale di Parigi, quella campestre della tenuta di Nohant), ma anche dagli abitanti di Maiorca, che la rifiutano e la criticano sia in quanto straniera sia in virtù del suo disturbante anticonformismo
La pace offerta dal chiostro di Valldemosa e le lunghe, amate passeggiate sollecitano il suo silenzio interiore, sprofondandola in uno stato di contemplazione spirituale che si acuisce durante le ore notturne, quando le ali della sublime musica dell’amato Frédéric, il sussurro monotono delle canzoni arabe, il ritmo concitato del bolero e il sensuale fruscio del mare addensano aria e nuvole. 
In questi istanti magici, in cui la realtà sembra smarrire i suoi contorni definiti per sconfinare nelle contrade fantastiche del sogno, Sand sperimenta una sorta di unio mystica dal sapore tutto romantico con questa natura primitiva, che la rinvigorisce nel corpo e nello spirito.

Il 22 maggio 1839 Sand, i figli e Chopin, in seguito al peggioramento delle condizioni di salute di quest’ultimo, ripercorrono a ritroso il cammino, dopo sette mesi di soggiorno a Maiorca, per raggiungere Nohant.
La scrittrice, amareggiata dal comportamento gretto e inospitale degli indigeni e fiaccata dalle difficoltà e dai disagi affrontati durante il viaggio, non nasconde la propria gioia nel ritrovare il suolo del proprio paese natale. Ma il ricordo fecondo e vibrante di quella terra selvatica, dalla bellezza limpidamente straziante, rende meno buie le giornate di nebbia di Parigi e più luminoso il cielo che sovrasta le colline del Berry, tanto che le par quasi di rivedere, in certi istanti sospesi, il florido e generoso sbocciare dei fiori di mandorlo…

ilaria-biondi

Ilaria Biondi
Laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Bologna. Durante il Dottorato di Ricerca in Letterature Comparate vive per lunghi periodi in Francia. Si occupa di traduzione letteraria e critica della traduzione, di letteratura francese e belga (in lingua francese) e letteratura tedesca dell’Ottocento. È appassionata di letteratura fantastica , science-fiction, letteratura al femminile, di viaggio, per l’infanzia e poesia.
Raymond Radiguet. Giovinezza perduta, eterna giovinezza, Delta Editrice.


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