Tiziana Mannino, giovane siciliana volontaria A.B.I.O e "missionaria" in terra rossa: "L'Africa può far male fisicamente e psicologicamente. Ti dona tantissimo ma ti toglie tutto. Bisogna essere pronti."
Spesso i social network come Facebook si rivelano non solo luoghi di svago o di continue lamentele verso questo o quello, ma anche un posto in cui si "incontrano" persone di cui altrimenti avremmo ignorato l'esistenza. Persone come me, come te, che magari stai leggendo, e che ci toccano un po' il cuore anche se non le conosciamo personalmente.
È il caso di Tiziana Mannino, una ragazza come tante, che ha deciso di dedicare la sua vita agli altri. L'ho incrociata per caso, sulla mia bacheca, come spesso accade. Pubblicava delle foto bellissime, foto di lei insieme a tanti bambini africani. Io adoro i bambini, rossi, gialli, neri, verdi. I bambini sono la più grande ricchezza che abbiamo. Ho iniziato a seguire la sua storia. Una storia bella, di quelle che vale la pena raccontare perché oggi ne abbiamo un bisogno estremo. Una storia che parla di amore, tanto amore, solidarietà, sacrificio e tanti, tanti bellissimi sorrisi! Una storia che vi voglio far conoscere attraverso le parole della protagonista, Tiziana.
È il caso di Tiziana Mannino, una ragazza come tante, che ha deciso di dedicare la sua vita agli altri. L'ho incrociata per caso, sulla mia bacheca, come spesso accade. Pubblicava delle foto bellissime, foto di lei insieme a tanti bambini africani. Io adoro i bambini, rossi, gialli, neri, verdi. I bambini sono la più grande ricchezza che abbiamo. Ho iniziato a seguire la sua storia. Una storia bella, di quelle che vale la pena raccontare perché oggi ne abbiamo un bisogno estremo. Una storia che parla di amore, tanto amore, solidarietà, sacrificio e tanti, tanti bellissimi sorrisi! Una storia che vi voglio far conoscere attraverso le parole della protagonista, Tiziana.
Mi chiamo Tiziana, ho 29 anni e vivo a Catania, nella meravigliosa Sicilia. Quando mi chiedono cosa faccio nella vita, mi piace rispondere scherzosamente: "me la complico, occupandomi dei problemi degli altri". Sono un'assistente sociale, (ma non ho ancora trovato il lavoro che mi permetta di svolgere, come vorrei, la professione per cui ho studiato), una volontaria A.B.I.O e una "missionaria" in terra rossa.
Ti ho conosciuto su Facebook attraverso la tua pagina "Sogno nel cuore: la mia vita, la mia Africa". Di cosa si tratta?
"Sogno nel cuore" è un diario personale, un insieme di ricordi, sfoghi, pensieri, emozioni... Nato due anni fa al ritorno dal secondo viaggio in Burkina, per volontà di alcune amiche che mi hanno convinta ad iniziare questo nuovo percorso.
Mi permette di sfogare tutto il mio terribile "mal d'africa" e di far conoscere a parenti, amici e a chiunque voglia leggermi, momenti vissuti in territorio africano, raccontando ciò che in prima persona ho potuto sperimentare durante i miei giorni di permanenza sul luogo.
Mi ha aiutato a vivere questa esperienza non più da semplice viaggiatrice ma come volontaria/missionaria attiva, dandomi la possibilità di realizzare e gestire eventi e raccolte fondi a favore del popolo burkinabè.
Fai parte di un'associazione? Quale? Di che cosa si occupa e tu che ruolo hai?
We Africa to red earth è nata per volontà di Dio ed è stata affidata al cuore buono di due grandi amici, Adriano e Giulia. Due ragazzi che stimo tantissimo e che ho scelto di aiutare in questo percorso di sogni in comune. Ho conosciuto Adriano durante la mia seconda missione in Africa e mi è stato chiaro, fin da subito, che qualcosa da quel giorno sarebbe cambiato. Pensiamo entrambi che l'acqua rappresenti la vita, nella sua forma più pura e limpida, ed è per questo motivo che uno dei principali obiettivi dell'associazione riguarda la costruzione di pozzi d'acqua nei villaggi: là dove l'acqua è totalmente assente e le fonti vicine difficilmente raggiungibili. Siamo riusciti a costruire, grazie al buon cuore di tantissimi sostenitori, due pozzi d'acqua durante la missione del 2015 e altri due durante la missione di dicembre 2016. Sosteniamo l'operato della missionaria italo/svizzera Lisa Trapi, che vive sul luogo da più di 40 anni e con lei condividiamo l'amore e la dedizione per i bambini. Durante l'ultima missione ci siamo occupati di ristrutturare un edificio già esistente, che è stato adibito ad una prima classe di scuola elementare e abbiamo portato sacchi di riso nei villaggi più poveri. Partiamo con valigie cariche di doni, riempiendole con tutto ciò che pensiamo possa essere utile ai bambini che versano in condizioni peggiori: vestitini, scarpe e piccoli giochi.
Quante volte sei stata in Africa?
Sono stata in Burkina Faso 4 volte, una volta ogni anno. Ma gli ultimi due anni sono stati sicuramente i più intensi, proprio perché vissuti in prima persona da volontaria attiva. Non è stato solo un viaggio, come i primi due anni, ma una missione durata tutto l'anno e quindi sofferta, sentita, costruita giorno dopo giorno... con tante rinunce, impegni, pensieri.
Che cosa ti ha spinto a partire?
Sono nata con la voglia di aiutare gli altri e con un immenso amore nei confronti dei bambini. Appena ho potuto, ho scelto di sostenere un bambino a distanza e dopo varie esperienze e peripezie ho conosciuto Lisa, la missionaria che ci ospita ogni anno in Burkina Faso. Da settembre 2013, grazie al suo costante impegno, sostengo a distanza una bambina orfana: la "mia" piccola Lucienne. A dicembre 2013, spinta proprio dalla voglia di conoscerla ed incontrarla, ho organizzato il primo viaggio in Africa. Ero convinta di incontrarla, fare una bellissima esperienza di vita e ritornare tranquillamente alla mia quotidianità... ma non è stato così!
Seguendoti su Facebook non si può fare a meno di rimanere incantati dai bambini. Parlami di loro.
I bambini sono la più grande ricchezza di un popolo povero come quello burkinabè. Sono allegri, sorridenti, felici, sereni, gioiosi... apprezzano ogni piccolo gesto, ogni semplice momento, ogni cosa donata. Sanno essere complici in ogni circostanza, condividere il poco di cui dispongono, curarsi e accudirsi a vicenda. Trascorrono il loro tempo cantando, ballando, arrampicandosi sugli alberi, calciando qualsiasi cosa a forma di palla, rincorrendosi e impastando terra come se fosse sabbia. Nei confronti di noi nassara (bianchi) hanno un profondo rispetto, un'immensa stima e una infinita fiducia. Litigano per chi deve sedersi accanto a noi, per chi deve tenerci la mano durante le passeggiate, per chi deve prendere il posto tra le nostre braccia.
Conservo ogni loro regalo come il più prezioso dei doni che mi sia mai stato fatto: una coroncina di plastica, un braccialetto, una fotografia di una ragazzina da piccola, la stampa delle loro mani sui cuscini presi in aereo, i nomi scritti con la loro calligrafia, infiniti disegni e letterine in cui mi ricordano quanto bene mi vogliono. Nessuno mi ha mai dato tanto quanto loro, in tutta la mia vita. Si pensa sempre di andare lì a dare/fare/portare ma in realtà ho ricevuto più di quanto credevo e mi aspettassi.
Che cosa ti è rimasto di più nel cuore dalle tue esperienze in terra africana?
La semplicità della vita, la rilevanza delle cose piccole, l'importanza della fede e della speranza. I suoni ritmici e continui, quasi routinari, di una giornata comune: i versi dei tanti animali, le risate dei bambini, la voce del muezzin nella vicina moschea. Le canzoni armoniose e delicate che alternano ogni attività: le lezioni scolastiche, i giochi, i momenti di svago. Le preghiere ad alta voce con il cuore libero di esprimersi e di confidarsi con Dio. Ma anche gli odori e i sapori forti, di terra rossa, di pollo bruciato, di spezie piccanti. E poi il silenzio che rasserena e dentro cui puoi perderti in mille riflessioni; il buio che inghiotte ogni cosa al tramontare del sole; il cielo che si riveste di minuscole ed infinite stelle splendenti: un tetto sotto cui sentirti al riparo dalle brutture del mondo.
L'Africa è il mio piccolo angolo di paradiso, un luogo totalmente privo di tecnologia, di cattiveria e di superfluo. Un luogo in cui dimentichi ciò che hai lasciato ma di cui ricorderai, sempre, ciò che hai vissuto.
Cosa consiglieresti a chi vorrebbe vivere un'esperienza come la tua?
A chi mi contatta chiedendomi un parere, consiglio sempre di iniziare il volontariato nella propria città o in un piccolo contesto, di "allenarsi" a percepire il sentire altrui, di osservare con i propri occhi la povertà, di adattare la propria pelle al dolore degli ultimi e dei dimenticati. E solo dopo di regalarsi un'esperienza così forte. Perché l'Africa può far male, fisicamente e psicologicamente. Ti dona tantissimo ma ti toglie tutto: i pensieri puerili, i sogni da bambina, le necessità superflue. E da quel momento in poi non puoi far altro che desiderare di ritornare sulla terra rossa, desiderare di rivedere i "tuoi" bambini, desiderare di esaudire i piccoli sogni di tutti gli esseri umani che hai incontrato. Ed ogni piccolo sfizio viene paragonato ad un biglietto per la felicità: qualsiasi cosa tu abbia bisogno di acquistare diventa non indispensabile e ogni regalo ricevuto un oggetto di cui puoi benissimo fare a meno. C'è sempre tempo per vivere una vita straordinaria come quella che faccio da 4 anni, di immensa soddisfazione ma anche di tante, tantissime rinunce. E questo mi piace sottolinearlo soprattutto alle ragazze giovanissime che spesso mi dicono "ho anche io il tuo sogno, voglio anche io andare in Africa". A loro spesso dico "vivi la tua età, la tua spensieratezza, la tua incoscienza"... Il mal d'africa può aspettare!
Che cosa può fare concretamente una persona che vuole portare il suo aiuto a chi ne ha bisogno?
Chiunque voglia aiutarci concretamente può realizzare piccoli eventi (cene, partite di calcio etc), raccolte fondi tra amici e familiari o semplicemente partecipare a ciò che con tanto impegno organizziamo in vista della nuova missione: aste, lotterie, raccolte fondi.
Purtroppo, anche se non è semplice da capire, i soldi sono l'unico mezzo che ci permette di poter cambiare concretamente la vita ad un popolo povero come quello del Burkina Faso. Ho sempre pensato che "goccia a goccia", un po' ciascuno ma tutti insieme, potremmo fare grandi cose. Ognuno con quel poco che può, come è già accaduto in questi due anni di vittorie e di obiettivi raggiunti.
Speriamo di non fermarci mai e di poter fare sempre di più e di poterlo fare sempre meglio.
La tua esperienza di volontariato non è solo in terra africana, vero?
Ho sempre creduto che il volontariato fosse una scelta di vita e non un avvenimento o un episodio di "gentilezza" sporadico. Spesso mi viene rimproverato, proprio su "Sogno nel cuore", di andare così tanto lontano per aiutare gli altri. Secondo molti, potrei soddisfare questo mio bisogno, direttamente nella mia città senza fare necessariamente così tanti chilometri. In realtà, come mi piace spesso sottolineare, un tipo di volontariato non esclude l'altro. Quello che riesco a fare nella mia città semplicemente non viene menzionato o trascritto in nessun contesto pubblico, ma svolto e vissuto nella mia sfera privata e personale. Non mi piace citare ciò che faccio, come se fosse una lista di onori di cui andare fiera, per cui essere maggiormente apprezzata. Ma mi preme ricordare che esistono molti modi per fare del bene, per aiutare chi si trova in difficoltà, per sentirsi "utili" in un mondo che vuole, invece, renderci aridi ed egoisti. Quello che serve è senza dubbio conoscersi e conoscere ciò per cui si è portati, essere adattabili a vari contesti ed esperienze, avere voglia e tempo a disposizione da dedicare ai meno fortunati. Pensare un po' di più agli altri e meno a se stessi. Anche solo un po'.
Grazie, Tiziana, non solo per il tempo che ci hai dedicato ma soprattutto per averci aperto il tuo cuore grande. Credo che di storie come questa se ne dovrebbe parlare di più, perché in giro si sente spesso parlare di intolleranza, rabbia, razzismo, mentre di persone come te, fortunatamente, ne esistono ancora (La mia Africa: Antonia Ferrari, presidentessa dell'Ass. "Un ospedale per Tharaka - Kenya"). Se siete curiosi, date un'occhiata alla sua pagina Facebook, date uno sguardo a quegli immensi sorrisi, i sorrise dei "suoi" bambini, ve ne innamorerete anche voi, ne sono sicura.
Claudia Gerini Claudia Gerini nasce a Pontedera negli anni ’70. Completa il liceo linguistico e collabora saltuariamente con un’importante testata giornalistica. Poi abbandona gli studi e le passioni per un impiego fisso. Da più di 15 anni infatti lavora nel reparto gastronomia di un supermercato. Adora la sua famiglia ed è ciò a cui si è ispirata per scrivere questo suo primo romanzo. Il sogno di Giulia, Lettere Animate. |
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