Gli scrittori della porta accanto

[Cinema] "Ballerina", recensione di Elena Genero Santoro

Ballerina-cartoon-recensione



Ballerina

REGIA Eric Summer, Éric Warin
PRODUZIONE François-Xavier Aubague
DISTRIBUZIONE Videa
SCENEGGIATURA Carol Noble, Eric Summer, Laurent Zeitoun
MUSICHE Klaus Badelt
ANNO 2016

CAST (doppiatori ita)
Emanuela Ionica, Alex Polidori, Sara Labidi, Eleonora Abbagnato, Sabrina Ferilli, Francesco Prando, Federico Russo, Vittoria Bartolomei, Arianna Vignoli, Gabriele Patriarca, Franco Zucca, Giovanna Rapattoni





Ballerina: una Parigi di fine Ottocento resa nei minimi dettagli dalla computer grafica, una storia surreale con una importante morale ma che non convince e non arriva al cuore.

In una Parigi realistica di fine Ottocento, con una Tour Eiffel in costruzione e il cantiere della Statua della Libertà poco lontano arrivano due orfani undicenni scappati da un orfanotrofio bretone. Lei si chiama Félicie e vuole fare la ballerina pur senza averne le basi; lui si chiama Victor e sogna di diventare inventore.
Approdati a Parigi, si separano per motivi non preventivati (lui, che è imbranatissimo, cade su una barca sulla Senna) e nel giro di poche ore Félicie, intrufolatasi all’Opera, conosce Odette, una domestica zoppa che le dà un tetto sotto cui dormire. Odette è in realtà una ex prima ballerina che in seguito a un incidente non ben specificato, ha dovuto smettere di ballare. Ora lavora presso la perfida Régine Le Haut che ha una figlia dell’età di Félicie, Camille, che studia danza classica e aspetta l’ammissione all’Opera, nella classe del maestro Louis Mérante.
Félicie si sostituisce alla spocchiosa e antipatica Camille e si presenta all’Opera con la sua lettera di ammissione. Per un po’ frequenta le lezioni, in vista di una partecipazione in un balletto importante (Lo Schiaccianoci). Poi l’inganno viene scoperto, ma a quel punto lei è diventata ormai abbastanza brava. Il maestro l’ha presa in simpatia, quindi decide di tenerla nel suo corso almeno per un po’, quanto basta per permetterle di giocarsi l’ammissione alla pari.
Nonostante la morale positiva (credere ai propri sogni e raggiungerli lavorando con tenacia e disciplina), questo film non mi ha convinta del tutto. Sarà anche che, visto il trailer e tutta la pubblicità precedente, nutrivo aspettative altissime che poi si sono affievolite velocemente con un senso di incompiutezza man mano che la storia si svolgeva.
Innanzitutto, nel realismo dell’ambientazione, i personaggi, Félicie e Victor, cadono, si rialzano, camminano sui tetti, volano giù, prendono colpi, ricevono chiavi inglesi in testa, ma, incredibilmente, non si fanno mai un graffio e sembrano fatti di gomma che neanche Tom e Jerry. Come dire, c’è una discrepanza tra la scenografia maestosa e credibile e il surrealismo delle fughe rocambolesche dei protagonisti.

Félicie-Victor

Parliamo invece dei personaggi: sono per lo più stereotipi con poca anima e sono pure poco espressivi. 

Odette non muta mai espressione per le due ore di film e sfoggia il viso leggermente contrito di una che ha sofferto tanto, ma che adesso è rassegnata. Régine sembra la matrigna di Cenerentola ed è cattiva a prescindere. Camille ha preso tutto da sua madre.
Il problema sono proprio loro, i personaggi minori. Félicie e Victor tengono la scena per la maggior parte del tempo e dopo un po’ diventano fastidiosi. Dei personaggi minori, invece, si sa poco o nulla. Si intuisce che tra Odette e Régine c’è una rivalità di antica data, probabilmente legata alla danza, ma non viene detto di cosa si tratti.
Persino alla fine del film si intuisce appena quale sarà il finale per questi personaggi. In verità, anche il finale dei protagonisti non è pieno, ma è appena accennato e frettoloso. Il poco approfondimento di questi aspetti, (delle retrostorie dei protagonisti, del seguito che avranno) e la conclusione rapida, ha portato a un risultato tutto sommato superficiale che mi ha lasciato una sensazione di incompletezza e incompiutezza.
Insomma, alla fine questo film, tecnicamente impeccabile, con una grafica perfetta, con importanti colonne sonore, non emoziona, non sviscera i sentimenti, non è introspettivo, non arriva al cuore.



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Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag
L’occasione di una vita, Lettere Animate
Immagina di aver sognato, PubGold
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni
Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni.
Il tesoro dentro, 0111 Edizioni


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About Elena Genero Santoro

Il webmagazine degli scrittori indipendenti.
1 commenti
  1. Grazie per questa recensione, la grafica mi sembrava bellissima, ma se non c'è spessore nei personaggi non trovo che sia un film ben fatto...

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