In anteprima, Stray Dogs di Sofia Montanari, 2017. Un distopico denso d'azione, un’America piegata da un virus che miete vittime. Cosa saresti disposto a fare pur di non soccombere?
Distopico
ISBN 8894839028
Jack è un ispanico con problemi di droga, noto alle forze dell’ordine per il suo passato costellato di reati minori; Nancy è un’emarginata, costretta a dar fondo alle proprie risorse per sopravvivere ad un mondo che la rifiuta con tutte le sue forze; Nemo è stato privato della propria identità da una misteriosa organizzazione, ed è determinato a fare luce sul suo passato. Grotteschi, “sbagliati”, politicamente scorretti, per la società non sono altro che scomode zavorre, cani randagi da debellare al più presto. In guerra contro tutto e tutti, compresi loro stessi. Sullo sfondo di un’America decimata da un virus letale, le loro vicende si intrecciano in un legame inestricabile, saldato dalla volontà reciproca non solo di sopravvivere, ma di farlo in grande stile. Il declino della razza umana pare offrire loro una possibilità di riscatto, ma ben presto si renderanno conto che nulla è facile da conquistare, se non la morte, e che il gioco letale in cui sono coinvolti è molto più vasto e intricato di quanto non possano immaginare, governato da regole spietate. Solo i più forti possono sperare di vedere un’altra alba, ma in questo nuovo mondo in cui a dominare sono la crudeltà e le proprie capacità di adattamento, persino coltivare la speranza potrebbe essere rischioso…
L'autore racconta
Raccontaci qualcosa di te: chi è Sofia Montanari nella vita di tutti i giorni?
Sono una ragazza come tante: spontanea, impulsiva, ironica... e incline a voli di fantasia ogni volta che la routine quotidiana rischia di schiacciarmi. Con gli anni, queste fughe sono diventate sempre più frequenti, perché avverto il peso datomi dalla responsabilità di crearmi una famiglia e una vita indipendente; trascorrere del tempo “di là” è un modo per prendermi i miei spazi, per trovare il coraggio che mi serve per affrontare i problemi. Quando torno indietro sono una persona migliore. In uno dei suoi libri Stephen King ha definito la scrittura come un atto masturbatorio, e penso proprio che abbia centrato nel segno: non c’è nulla di più liberatorio che creare qualcosa, produrre arte in tutte le sue forme.
Questo è il primo romanzo che pubblichi?
Ebbene sì, Stray Dogs non solo è il volume che inaugura una saga, ma anche il mio primo romanzo pubblicato. Prima di buttarmi sulle sue corpose quattrocento pagine mi sono dedicata a vari concorsi per opere brevi, ho ideato personaggi più o meno buoni, ho scritto incipit di romanzi che sono stati cestinati, riadattati, tagliuzzati senza pietà. Soprattutto, credo di aver letto tanto, che poi è il migliore allenamento per imparare qualche trucco del mestiere.
Veniamo al libro, “Stray Dogs”. Com’è nata l’idea?
Tutto ha avuto inizio qualche anno fa, nell’ambiente dei giochi di ruolo testuali. Con alcuni amici eravamo riusciti a dare vita a questa accozzaglia di persone dalla dubbia moralità, interessate solo a divertirsi riempiendosi le tasche di vil denaro. La mia passione per i personaggi controversi, i cosiddetti “cattivi”, ha fatto il resto: ho pensato che quei ragazzacci meritassero una saga tutta loro, delle nuove sfide con cui cimentarsi. Possiamo definirla come una riabilitazione degli antagonisti. Ovviamente i personaggi si sono evoluti nel tempo: si può dire che siano passati da uno stato embrionale ad una nuova forma, guadagnando caratterizzazione e realismo dal punto di vista psicologico. Sono anche diventati più cupi, tormentati e, spero, anche più tridimensionali.
La scelta dell’ambientazione distopica (focalizzata sulla costa occidentale degli Stati Uniti) è stata una scelta quasi obbligata: un ambiente ostile in cui i miei personaggi dovranno dare fondo alle loro risorse per strappare una vittoria (che non è affatto scontata, comunque).
È un distopico, con parecchia azione. Ci racconti di che cosa parla?
Come accade spesso, l’evento scatenante è dato da un’azione apparentemente innocua, come può esserlo un furto d’auto in un simile contesto: questo porrà le basi per una serie di incontri, scontri, tradimenti e alleanze improbabili: questo per quanto riguarda il lato “epidermico”.
Ad un livello più profondo, invece, dipinge un quadro di disperazione e miseria, parlando degli espedienti operati per tirare avanti da un gruppo di sopravvissuti dopo una terribile pandemia che ha portato il genere umano vicino all’estinzione, introducendo l’interrogativo “Cosa saresti disposto a fare pur di non soccombere?”. Per questo viene posto un accento importante sulla regressione morale e culturale degli esseri umani (ed ecco il motivo dietro al concept della copertina), ma vengono toccati tanti altri temi diversi, tra cui l’estremismo religioso, l’ambizione legata alla volontà di dominare la natura, l’ipocrisia nascosta dietro la patina della normalità, i legami burrascosi all’interno di una famiglia, la dipendenza da sostanze. Volevo che i lettori potessero misurarsi con qualcosa di familiare, reale, porsi delle domande e chiedersi “Io cosa avrei fatto al suo posto?” e al tempo stesso provare sentimenti contrastanti verso i protagonisti affatto canonici (cani randagi, appunto).
Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare?
Se dovessi tener conto del sistema di catalogazione delle librerie, direi che Stray Dogs dovrebbe collocarsi nella sezione per adulti, ma in realtà mi piace pensare che sia un romanzo rivolto a tutti quelli che apprezzano le atmosfere post-apocalittiche, le scene di violenza esplicite e le narrazioni coinvolgenti.
Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura di questo romanzo? C’è qualcosa di autobiografico?
Senza dubbio posso dire che è stato intenso, a tratti commovente e molto, molto divertente. Sono entrata nel mondo dei Randagi in punta di piedi, un po’ titubante, e ne sono uscita un po’ più matura, più consapevole dei miei punti di forza e dei miei limiti come scrittrice.
Non ci sono veri e propri elementi autobiografici all’interno della storia, però tutti i miei personaggi conservano qualcosa di me, un tratto in comune che ci unisce, spesso non troppo evidente.
Un’America piegata da un virus che miete vittime. Personaggi considerati come avanzi della società. Per scrivere questo libro hai dovuto svolgere delle ricerche?
Sì, naturalmente per scrivere un racconto con un’ambientazione del genere è necessario prepararsi, svolgere ricerche. Non solo per quanto riguarda l’ambientazione, le strutture governative, la cultura e gli usi di un paese straniero, ma anche su tutto ciò che concerne il deterioramento delle case, delle città e del mondo che conosciamo. Ho letto manuali di armi, ho imparato a costruire trappole e ad accendere fuochi. Per questo dico che questa esperienza mi ha fatto crescere: mi ha dato l’opportunità di ampliare il mio bagaglio nozionistico come non mi sarei mai aspettata. Anche se guardando la mia cronologia di Internet ci si potrebbe spaventare!
C’è qualche messaggio particolare che speri di comunicare attraverso questo romanzo?
Rimossa anche l’ultima maschera, potremo stupirci di quello che troveremmo ad attenderci nello specchio…
Il finale chi l’ha deciso? Tu o i tuoi personaggi?
L’hanno deciso loro, sono dei prepotenti in piena regola! Con i cani randagi non si può scendere a patti! Io ho dato loro l’abbrivo, e loro hanno fatto il resto. Nessuno di noi poteva immaginare cosa sarebbe successo esattamente, ma sono fiera di loro.
Grazie per essere stata con noi, Sofia. In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
Elena Genero Santoro Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni. Perché ne sono innamorata, Montag. L’occasione di una vita, Lettere Animate. Immagina di aver sognato, PubGold. Un errore di gioventù, 0111 Edizioni. Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni. Il tesoro dentro, 0111 Edizioni. |
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