Incipit #118 La notte era scesa lentamente sulla campagna e tutti se n’erano andati dal pub. Tutti eccetto un vecchio.
Lui rimaneva seduto lì fuori, sotto una luce elettrica che si rompeva in mille frammenti sul suo volto, filtrata dalle foglie di un salice troppo capelluto.
Avrebbe potuto benissimo essere un uomo qualunque, specialmente considerati la sua figura ricurva e lo sguardo vacuo, ma non lo era. Si chiamava Brad Pitt e era l’uomo per il quale tutte le donne del mondo avevano sospirato, almeno una volta nella vita.
Ora quel passato sembrava lontano anni luce, ormai; nessuna donna sospirava più per lui da decenni. Adesso Brad era solo un vecchiaccio in sovrappeso che tracannava vino nelle notti di inizio agosto. Da solo.
“Benvenuti a Hollywood”, pensò buttando giù un altro sorso e dando il benvenuto a un pubblico immaginario precipitatosi lì solo per lui. Sollevò il bicchiere e brindò alla salute di un passato che era stato brillante. Osservò le sue dita che stringevano il vetro di mediocre qualità. Mandò giù un’altra sorsata, senza preoccuparsi del fatto che ormai il recipiente fosse vuoto. Come pure la bottiglia lì accanto.
Angelina era solo un ricordo lontano, oramai. Quando la bellezza aveva iniziato a svanire, la donna si era ritrovata schiacciata sotto il peso di un mondo che ci vuole perfetti e smaglianti a ogni età. Non aveva retto a quelle costrizioni sociali che la spingevano a essere bella e aveva deciso di scappare il più lontano possibile. In un luogo dove nessuno avrebbe potuto prendersi gioco dei suoi scatti imperfetti che i paparazzi rubavano quasi quotidianamente alla sua privacy. Aveva scelto di fuggire al Polo Nord, perché nessuno potesse guardarla. E anche per un’altra ragione.
Brad afferrò la bottiglia e cercò di farne uscire le ultime gocce di vino. Sì, Angelina era andata via anche per un altro motivo. Non era stata casuale, la scelta del Polo Nord. Mentre scuoteva la bottiglia, maledì dentro di sé il giorno in cui le aveva mostrato quell’articolo. Cosa non si inventano i giornalisti, pur di vendere qualche copia in più.
In quell’articolo disgraziato, c’era scritto che il freddo impedisce la formazione delle rughe. E allora Angelina aveva fatto quello che solo una donna che ha vissuto sotto i riflettori per tutta la sua esistenza avrebbe scelto di fare: aveva sposato un aborigeno per ottenere la cittadinanza e aveva deciso di trascorrere i suoi ultimi anni lì, a combattere una vecchiaia che il mondo non voleva ammettere essere naturale.
Brad, nonostante l’articolo e nonostante la fuga di Angelina, aveva optato per una terza età dignitosa.
Poco importava se al mondo il suo corpo non piaceva più. Lui non avrebbe fatto nulla per opporsi all’avanzare naturale del tempo.
Era rimasto. Aveva deciso di restare e di affrontare quel mondo senza nascondersi dietro una perfezione artificiale. Aveva fallito.
Alcolizzato e burbero, il suo presente non era un turbinio di amicizie e di feste. Non era neppure lontanamente paragonabile a quello che era stato.
Brad sospirò. Maledetta vecchiaia. “Dignitosa, sì”, pensò guardando il calice di vino che gridava pietà. Lo lasciò andare. Lo aveva spremuto fino all’ultima goccia. Maledetto vino. Non aveva fatto alcun effetto. Era ancora sobrio.
Il barista, oramai, era abituato a ritrovare Brad addormentato e sbronzo il mattino successivo. Era una routine. Erano entrambi ben felici di fare colazione insieme, Brad con le aspirine per combattere il dopo sbronza, il barista con un cappuccino per combattere il sonno e allietare l’inizio di giornata.
E così tutto era andato in pezzi. La fama, l’amore, i suoi ideali. Non aveva cambiato il mondo. Non lo aveva convinto che invecchiare fosse naturale. Aveva solo perso tutto. Bell’affare.
Si alzò per sgranchirsi le ossa, che scricchiolavano pericolosamente. La mente, purtroppo, era davvero sobria. Non gli girava neppure la testa. Maldetto vino.
Si incamminò verso il laghetto e si specchiò sulla superficie dell’acqua.
La notte era giovane, era da vivere, era da abbraciare. Lui era da buttare. Osservò l’orologio. Maledetto vino. Aveva bevuto per ore e non gli aveva procurato alcun effetto. Era tardi e lui era perfettamente sobrio. Maledetto vino.
«È tardi, è tardi!»
«Lo so. Ormai non trovo altri pub aperti... »
«E cosa vorrebbe fare in un pub, di grazia?»
Brad si voltò. Ci mancava solo il buon samaritano di turno, a dirgli che non si deve bere, specialmente non alla sua età, e che la vita è bella e che coraggio, la vecchiaia non è mica così brutta.
Pensò che, almeno per stasera, potesse concedersi di mandare a quel paese chiunque si fosse permesso di spronarlo alla felicità. E che cavolo! Non gli era rimasto neanche il diritto di essere miserabile, ora?
Si girò e osservò lo spazio circostante, con l’insulto pronto e l’occhio non troppo sveglio.
«Se lei avesse un po’ di cervello in più, mio caro, non avrebbe bevuto quel vino. Vodka, amico mio, vodka! Cosa si aspettava? Che un banale vino le procurasse una bella sbronza? Alla sua età, certe cose dovrebbe saperle, no?»
Brad lo guardò allibito. Possibile che l’alcol gli stesse facendo quell’effetto? Eppure, era sobrio.
«D’altra parte, è un bene che stasera si sia fermato al vino. Stasera deve essere sobrio, sa? Ci sono progetti per lei. Progetti, sì».
Brad si appoggiò a un tronco lì accanto. Se avesse dovuto rinunciare al vino, la sua vita sarebbe finita. Cosa gli era rimasto, se non l’alcol? Le allucinazioni non lo avrebbero fermato. Avrebbe continuato a sbronzarsi a piacimento. La salute mentale era secondaria.
«Eh certo. Ci mancava anche questa, no... », mormorò.
«Suvvia, non inizi ad autocommiserarsi. Il mio stipendio non prevede la mansione di consolarla e non ho intenzione di farmene carico come omaggio della ditta. Si alzi, avanti! Non abbiamo molto tempo. Venga con me».
Se Brad fosse stato giovane e bello, non lo avrebbe seguito. Figurarsi se in una deliziosa notte di agosto come quella non aveva di meglio da fare che correre dietro a un coniglio panciuto. Ma era vecchio. La gioventù lo aveva salutato da un pezzo e francamente no, non aveva niente di meglio da fare che correre dietro a un’allucinazione. Che è quello che facciamo un po’ tutti, poi.
Iniziò a camminare. Di sicuro, fare un po’ di moto non poteva nuocergli, pensò osservando la sua pancetta.
«Dove andiamo?», chiese consapevole del fatto che di certo non potesse andare peggio di così.
«Che domande! Nel Paese delle Bianconiglie», rispose quello.
«Dove?», biascicò l’altro immaginandosi tante conigliette che ballavano il can can. Ne era passato di tempo, da quando qualcuna di loro lo aveva approcciato con intenzioni poco pudiche.
«Nel Paese delle Meraviglie, amico mio. Mi piacerebbe un Paese delle Bianconiglie, ma non esiste. Sa com’è, a una cert’ora anch’io inizio a sognare… una coniglia con cui dividere la vita… avere dei nipotigli un giorno…», rispose il Bianconiglio.
Brad lo osservò. Aveva senso, chidere a quell’esserino bianco chi fosse? Probabilmente no. Sarebbe stata come una battuta da film mediocre. Optò per qualcosa di più originale, almeno secondo lui.
«Ma lei da dove viene?»
«Dal Paese delle Meraviglie, ma sono nato in Spagna. Ritmo caliente se baila in Spagna. Un peccato che qui non balliate così.»
L’assurdità della situazione non andava diminuendo.
«Io ballavo da giovane», replicò piccato. Tanto valeva insegnare il rispetto per le star in ascesa, a quell’allucinazione.
«Lei faceva tante cose da giovane, ma non mi dica che ballava. Quello non è ballare. Lei si muoveva più o meno a tempo, ma il ritmo spagnolo, quello se lo sogna», rispose un Bianconiglio sculettante che si affrettava verso una meta ancora sconosciuta a Brad. «Io posso vantarmi di averlo, modestia a parte», concluse annuendo.
Brad si fermò. Ma possibile che anche le sue allucinazioni dovessero prendersi gioco di lui?
«E ora? Ora cos’è che fa?», sbraitò il Bianconiglio. «Non si fermi, avanti! Si muova! Non cincischi, direbbe qualcuno.»
Ricominciarono a camminare.
«Vede, la sua vita, le vostre vite da star… Sono tutte uguali! Fate, fate, fate, correte, correte, correte, scalate, scalate, scalate, e raggiunta la cima non fate che scendere», lo rimbrottò.
Ormai l’allucinazione sembrava aver preso il via con le critiche, pensò Brad. Doveva sicuramente essere il suo subconscio che lo stava perseguitando. Maledetto io interiore con la sua stupidissima carenza di autostima.
«Io non volevo mica scendere», replicò Brad. «Crede forse che qualcuno di noi lo voglia? Solo che capita, la vita va così. Hollywood non vuole chi sa di stantìo.»
«Stantìo? Ma si senta! Ci credo che non la voglia più nessuno… Se lei è il primo a descriversi così, perché gli altri dovrebbero pensarla ancora giovane?»
Ma che subconscio era? Aveva sicuramente degli sdoppiamenti di personalità. Prima la frecciatina e poi il complimento.
Il bianconiglio si fermò e indicò qualcosa.
«Forza, salti.»
Stava indicando un grosso buco nero alla base di un salice piuttosto malandato e molto più grosso di quello sotto il quale Brad era stato seduto fino a poco prima.
Brad lo guardò. Quel salice aveva bisogno di un bravo parrucchiere, si disse. E saltò. Tanto peggio di così, pensò.
Quarta di copertina
Avrebbe potuto benissimo essere un uomo qualunque, specialmente considerati la sua figura ricurva e lo sguardo vacuo, ma non lo era. Si chiamava Brad Pitt e era l’uomo per il quale tutte le donne del mondo avevano sospirato, almeno una volta nella vita.
Ora quel passato sembrava lontano anni luce, ormai; nessuna donna sospirava più per lui da decenni. Adesso Brad era solo un vecchiaccio in sovrappeso che tracannava vino nelle notti di inizio agosto. Da solo.
“Benvenuti a Hollywood”, pensò buttando giù un altro sorso e dando il benvenuto a un pubblico immaginario precipitatosi lì solo per lui. Sollevò il bicchiere e brindò alla salute di un passato che era stato brillante. Osservò le sue dita che stringevano il vetro di mediocre qualità. Mandò giù un’altra sorsata, senza preoccuparsi del fatto che ormai il recipiente fosse vuoto. Come pure la bottiglia lì accanto.
Angelina era solo un ricordo lontano, oramai. Quando la bellezza aveva iniziato a svanire, la donna si era ritrovata schiacciata sotto il peso di un mondo che ci vuole perfetti e smaglianti a ogni età. Non aveva retto a quelle costrizioni sociali che la spingevano a essere bella e aveva deciso di scappare il più lontano possibile. In un luogo dove nessuno avrebbe potuto prendersi gioco dei suoi scatti imperfetti che i paparazzi rubavano quasi quotidianamente alla sua privacy. Aveva scelto di fuggire al Polo Nord, perché nessuno potesse guardarla. E anche per un’altra ragione.
Brad afferrò la bottiglia e cercò di farne uscire le ultime gocce di vino. Sì, Angelina era andata via anche per un altro motivo. Non era stata casuale, la scelta del Polo Nord. Mentre scuoteva la bottiglia, maledì dentro di sé il giorno in cui le aveva mostrato quell’articolo. Cosa non si inventano i giornalisti, pur di vendere qualche copia in più.
In quell’articolo disgraziato, c’era scritto che il freddo impedisce la formazione delle rughe. E allora Angelina aveva fatto quello che solo una donna che ha vissuto sotto i riflettori per tutta la sua esistenza avrebbe scelto di fare: aveva sposato un aborigeno per ottenere la cittadinanza e aveva deciso di trascorrere i suoi ultimi anni lì, a combattere una vecchiaia che il mondo non voleva ammettere essere naturale.
Brad, nonostante l’articolo e nonostante la fuga di Angelina, aveva optato per una terza età dignitosa.
Poco importava se al mondo il suo corpo non piaceva più. Lui non avrebbe fatto nulla per opporsi all’avanzare naturale del tempo.
Era rimasto. Aveva deciso di restare e di affrontare quel mondo senza nascondersi dietro una perfezione artificiale. Aveva fallito.
Alcolizzato e burbero, il suo presente non era un turbinio di amicizie e di feste. Non era neppure lontanamente paragonabile a quello che era stato.
Brad sospirò. Maledetta vecchiaia. “Dignitosa, sì”, pensò guardando il calice di vino che gridava pietà. Lo lasciò andare. Lo aveva spremuto fino all’ultima goccia. Maledetto vino. Non aveva fatto alcun effetto. Era ancora sobrio.
Il barista, oramai, era abituato a ritrovare Brad addormentato e sbronzo il mattino successivo. Era una routine. Erano entrambi ben felici di fare colazione insieme, Brad con le aspirine per combattere il dopo sbronza, il barista con un cappuccino per combattere il sonno e allietare l’inizio di giornata.
E così tutto era andato in pezzi. La fama, l’amore, i suoi ideali. Non aveva cambiato il mondo. Non lo aveva convinto che invecchiare fosse naturale. Aveva solo perso tutto. Bell’affare.
Si alzò per sgranchirsi le ossa, che scricchiolavano pericolosamente. La mente, purtroppo, era davvero sobria. Non gli girava neppure la testa. Maldetto vino.
Si incamminò verso il laghetto e si specchiò sulla superficie dell’acqua.
La notte era giovane, era da vivere, era da abbraciare. Lui era da buttare. Osservò l’orologio. Maledetto vino. Aveva bevuto per ore e non gli aveva procurato alcun effetto. Era tardi e lui era perfettamente sobrio. Maledetto vino.
«È tardi, è tardi!»
«Lo so. Ormai non trovo altri pub aperti... »
«E cosa vorrebbe fare in un pub, di grazia?»
Brad si voltò. Ci mancava solo il buon samaritano di turno, a dirgli che non si deve bere, specialmente non alla sua età, e che la vita è bella e che coraggio, la vecchiaia non è mica così brutta.
Pensò che, almeno per stasera, potesse concedersi di mandare a quel paese chiunque si fosse permesso di spronarlo alla felicità. E che cavolo! Non gli era rimasto neanche il diritto di essere miserabile, ora?
Si girò e osservò lo spazio circostante, con l’insulto pronto e l’occhio non troppo sveglio.
Guanti e panciotto bianchi, cipolla d’oro. Il Bianconiglio in carne e orecchie lo guardava con occhi luccicanti.
Brad lo guardò allibito. Possibile che l’alcol gli stesse facendo quell’effetto? Eppure, era sobrio.
«D’altra parte, è un bene che stasera si sia fermato al vino. Stasera deve essere sobrio, sa? Ci sono progetti per lei. Progetti, sì».
Brad si appoggiò a un tronco lì accanto. Se avesse dovuto rinunciare al vino, la sua vita sarebbe finita. Cosa gli era rimasto, se non l’alcol? Le allucinazioni non lo avrebbero fermato. Avrebbe continuato a sbronzarsi a piacimento. La salute mentale era secondaria.
«Eh certo. Ci mancava anche questa, no... », mormorò.
«Suvvia, non inizi ad autocommiserarsi. Il mio stipendio non prevede la mansione di consolarla e non ho intenzione di farmene carico come omaggio della ditta. Si alzi, avanti! Non abbiamo molto tempo. Venga con me».
Se Brad fosse stato giovane e bello, non lo avrebbe seguito. Figurarsi se in una deliziosa notte di agosto come quella non aveva di meglio da fare che correre dietro a un coniglio panciuto. Ma era vecchio. La gioventù lo aveva salutato da un pezzo e francamente no, non aveva niente di meglio da fare che correre dietro a un’allucinazione. Che è quello che facciamo un po’ tutti, poi.
Iniziò a camminare. Di sicuro, fare un po’ di moto non poteva nuocergli, pensò osservando la sua pancetta.
«Dove andiamo?», chiese consapevole del fatto che di certo non potesse andare peggio di così.
«Che domande! Nel Paese delle Bianconiglie», rispose quello.
«Dove?», biascicò l’altro immaginandosi tante conigliette che ballavano il can can. Ne era passato di tempo, da quando qualcuna di loro lo aveva approcciato con intenzioni poco pudiche.
«Nel Paese delle Meraviglie, amico mio. Mi piacerebbe un Paese delle Bianconiglie, ma non esiste. Sa com’è, a una cert’ora anch’io inizio a sognare… una coniglia con cui dividere la vita… avere dei nipotigli un giorno…», rispose il Bianconiglio.
Brad lo osservò. Aveva senso, chidere a quell’esserino bianco chi fosse? Probabilmente no. Sarebbe stata come una battuta da film mediocre. Optò per qualcosa di più originale, almeno secondo lui.
«Ma lei da dove viene?»
«Dal Paese delle Meraviglie, ma sono nato in Spagna. Ritmo caliente se baila in Spagna. Un peccato che qui non balliate così.»
L’assurdità della situazione non andava diminuendo.
«Io ballavo da giovane», replicò piccato. Tanto valeva insegnare il rispetto per le star in ascesa, a quell’allucinazione.
«Lei faceva tante cose da giovane, ma non mi dica che ballava. Quello non è ballare. Lei si muoveva più o meno a tempo, ma il ritmo spagnolo, quello se lo sogna», rispose un Bianconiglio sculettante che si affrettava verso una meta ancora sconosciuta a Brad. «Io posso vantarmi di averlo, modestia a parte», concluse annuendo.
Brad si fermò. Ma possibile che anche le sue allucinazioni dovessero prendersi gioco di lui?
«E ora? Ora cos’è che fa?», sbraitò il Bianconiglio. «Non si fermi, avanti! Si muova! Non cincischi, direbbe qualcuno.»
Ricominciarono a camminare.
«Vede, la sua vita, le vostre vite da star… Sono tutte uguali! Fate, fate, fate, correte, correte, correte, scalate, scalate, scalate, e raggiunta la cima non fate che scendere», lo rimbrottò.
Ormai l’allucinazione sembrava aver preso il via con le critiche, pensò Brad. Doveva sicuramente essere il suo subconscio che lo stava perseguitando. Maledetto io interiore con la sua stupidissima carenza di autostima.
«Io non volevo mica scendere», replicò Brad. «Crede forse che qualcuno di noi lo voglia? Solo che capita, la vita va così. Hollywood non vuole chi sa di stantìo.»
«Stantìo? Ma si senta! Ci credo che non la voglia più nessuno… Se lei è il primo a descriversi così, perché gli altri dovrebbero pensarla ancora giovane?»
Ma che subconscio era? Aveva sicuramente degli sdoppiamenti di personalità. Prima la frecciatina e poi il complimento.
Il bianconiglio si fermò e indicò qualcosa.
«Forza, salti.»
Stava indicando un grosso buco nero alla base di un salice piuttosto malandato e molto più grosso di quello sotto il quale Brad era stato seduto fino a poco prima.
Brad lo guardò. Quel salice aveva bisogno di un bravo parrucchiere, si disse. E saltò. Tanto peggio di così, pensò.
Quarta di copertina
"La forma del sole" di Giulia Mastrantoni, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni, 2017.
Ci sono libri che aprono ferite, altri che le guariscono. E poi ci sono loro, le storie scritte per isolarsi dal mondo, per recuperare il sorriso e la voglia di vivere, imparando a convivere con le cicatrici.
La forma del sole è nato come un tentativo di ritrovare la luce, laddove c’erano troppe ombre, valorizzando ogni cicatrice e intessendovi sopra delle storie che ne demistificassero la realtà del passato. Ѐ la voglia di trasformare in lezioni di vita interiore le piccole paure del quotidiano, le piccole delusioni che fanno male all’anima, ma che possono tramutarsi in arcobaleni che seguono la tempesta. Questi racconti cercano un riparo dal mondo, una stanza colorata in cui esista solo lo spazio per pensare a come trasformare in luce il pensiero più svogliato.
Questi racconti sono privi di qualunque pretesa, ma si fanno portatori della speranza di rendervi felici. La felicità non sta nel mondo esterno, quanto nella nostra capacità di sorridere della vita, imparando che, anche quando non tutto va come vorremmo, c’è quella meravigliosa possibilità chiamata futuro che può regalarci una vita nuova. Sono racconti che fanno ironia in modo delicato, lasciando che la fantasia faccia il resto. Ci sono Brad Pitt e il Bianconiglio che rincorrono il tempo perduto, un vecchio che prepara cioccolate calde alle storie d'amore a brandelli e vampiri che non sono protagonisti della loro storia. Ci sono anche stralci di oroscopo, perché il futuro è un grande punto interrogativo che ci accompagna in ogni momento. La forma del sole è la ricerca di un mondo parallelo e felice, in cui i pensieri colorino ogni angolo della mente.
★★★★★
Il buon giorno si vede dal mattino, dicono, e un buon incipit e una copertina accattivante possono essere il perfetto bigliettino da visita di un libro.
Secondo voi, quante stelline si merita il biglietto da visita di questo libro?
Tutti i nostri incipit:
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