Gli scrittori della porta accanto

[Libri] "Un Lord da conquistare" di Virginia Dellamore, recensione di Elena Genero Santoro

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Un Lord da conquistare, di Virginia Dellamore, 2017. Un Regency ben scritto, divertente e appassionato, un'eroina che non vuole sposarsi ma solo farsi amare per la sua intelligenza.

Ho scoperto l’esistenza di questa autrice perché Amazon la stava reclamizzando su una pagina che avevo aperto. Lì per lì non mi sono fatta sconvolgere. La copertina non mi ha entusiasmata, se devo essere sincera, il titolo Un Lord da conquistare mi faceva pensare a un polpettone rosa melenso che io detesto. Il nome dell’autrice Virginia Dellamore (pseudonimo, pare, di una scrittrice che pubblica, con altro nome, anche romance contemporanei) mi sembrava tutto un programma.
Poi ho guardato meglio e ho letto la quarta di copertina. Mi ispirava e ho intuito che, nonostante la mia prima impressione non positiva, il romanzo valesse la pena. 
L’ho comprato e ho confermato quanto già avevo immaginato. Il libro è scritto benissimo, con uno stile che cattura e una storia che scorre, ma soprattutto diverte e appassiona. E, soprattutto, è percorso da cima a fondo da una sacrosanta vena di ironia.
Il romanzo appartiene in tutto e per tutto al Regency, un sottogenere storico ben definito, ambientato tra il 1811 e il 1820, cioè nel decennio in cui re Giorgio III d’Inghilterra, non più in grado di governare per via di una malattia mentale, fu sostituito e dal figlio (futuro Giorgio IV) che assunse il ruolo di ‘Principe Reggente’. E poiché il principe reggente era amante della bella vita (del lusso, dell’eleganza, dell’arte, dei bei vestiti…) anche l’aristocrazia inglese passava da una festa all’altra.
È quello che succede in questo romanzo, dove la maggior parte degli atti si svolge proprio durante una festa o un ballo (o subito prima o subito dopo).

Tutto ruota intorno alla ricerca di un matrimonio di convenienza come obiettivo centrale della propria esistenza. 

Lo persegue la madre della ragazza ricca, ma non nobile, di cui Althea è istitutrice. Sembra non toccare invece la stessa Althea, che al contrario della sua datrice di lavoro, crede ancora nel matrimonio d’amore, nonostante alla sua età abbia perso ogni speranza di trovare marito, né accetterebbe di sposare qualcuno solo per sistemarsi.
Personaggi storici appartenenti all’epoca Regency sono stati Beau Brummel, un dandy che dettava letteralmente legge sul modo di vestire, e la scrittrice Jane Austin che materialmente diede vita al Regency come genere letterario. Il primo è stato inserito in questo libro come personaggio minore e le sue azioni saranno determinanti per lo snodarsi della storia. La seconda, invece, si percepisce nell’imprinting che ha lasciato. La narrazione di Un Lord da conquistare, infatti, si gioca a lungo sulla dialettica, sui dialoghi (ironici, sferzanti) tra Althea e William, che a furia di parlare scopriranno di amarsi.  
Decisamente in secondo piano rimane invece l’aspetto erotico. Althea e William si scambiano appena qualche bacio, i dettagli di quello che avverrà in futuro sono solo ipotizzabili.
E che dire dei ritratti impietosi e della caratterizzazione, anche spietata, dei personaggi? La madre di Greta, la ragazza seguita da Althea, è una macchietta piena di vizi.
Ma l’aspetto più caratterizzante dell’eredità della Austen, che qualcuno ha pure definito femminista ante litteram, è che l’eroina, per una volta, non è ricca e all’inizio non sembra neppure bella. Mentre tutti intorno a lei combinano matrimoni di interesse, lei rimane imperturbabile e non scalfita dai compromessi. Non vuole sposarsi a tutti i costi. Vuole solo amare, se possibile. Vuole essere rispettata. Non cerca il successo, non vuole arricchirsi. Combatte le sue battaglie con l’intelligenza e un’ottima parlantina. Fa innamorare il suo uomo non per via delle sue doti fisiche, ma perché ha una bella testa. Il fascino che prevale sull’estetica. Un ottimo messaggio, direi.

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Un Lord da conquistare

Londra, 1814. Althea Hope è tutto fuorché un’eroina romantica: ha quasi trent’anni, porta gli occhiali, e il suo guardaroba non contiene un solo abito che non sia terribilmente fuori moda. In più, ricopre la classica professione delle zitelle senza speranza: fa l’istitutrice e la chaperon di una ragazza alla sua prima Stagione. Il suo compito è quello di accompagnare la ricchissima e bellissima Greta agli eventi mondani, tenendola sotto controllo ma rimanendo sullo sfondo come una severa tappezzeria. Anche Lord William Warwick non è il protagonista perfetto di una storia d’amore: è misogino e scontroso, e i modi villani che sfoggia anche nei migliori salotti gli vengono perdonati soltanto perché è più ricco di Creso. È giunto a Londra per cercare moglie: perfino lui, che preferisce concedersi dei rapporti fugaci e considera con orrore la sola idea del matrimonio, si rende conto che a trentacinque anni è venuto il momento di dare un erede legittimo al casato. 
Di sicuro, William non è l’uomo ideale di Althea. Di sicuro Althea non è la donna ideale di William. Eppure, loro malgrado, finiscono con l’incontrarsi fin troppo spesso e chissà che quelle apparenti scintille d’odio e ripicca non celino ben altri tipi di fiamme...
La storia di un amore imprevisto che tenta vanamente di lottare contro se stesso, fra battibecchi serrati e baci rubati, balli vorticosi e inseguimenti in carrozza, finti corteggiamenti e vere passioni, nel cuore della Londra gaudente del periodo Regency.

di Virginia Dellamore | Selfpublished | Romance, Regency
ISBN 978-1520508832 | cartaceo 12,99€ | ebook 0,99€

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Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag.
L’occasione di una vita, Lettere Animate.
Immagina di aver sognato, PubGold.
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni.
Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni.
Il tesoro dentro, 0111 Edizioni.



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