La pioggia non spegne il desiderio, di Véronique Olmi, Einaudi, 2007. Un racconto erotico in cui l'intreccio prevedibile si carica di suspense e i gesti del desiderio assumono una gravità piena di pudore. In una Parigi grigia di fine estate.
Tra le città immortalate dalla letteratura, Parigi occupa senz’altro una posizione privilegiata.
Innumeri sono gli scrittori che hanno intrecciato storie e destini dei loro personaggi al ventre, alle fogne, alla folla anonima e frenetica, ai quartieri meltin’ pot, ai boulevards, ai passages, ai maestosi parchi e giardini, agli antichi faubourgs, ai salotti letterari della Ville Lumière.
Una città che, a dispetto del nome, cela anche tante ombre opache tra le pieghe sgargianti e luminose della sua pelle…
In La pioggia non spegne il desiderio di Véronique Olmi, Parigi è cielo cupo. Gravido di pioggia.
Litania dolente e indolente, che tiene inscatolati segreti di disperazione e angoscia, carezzati dalla mano algida della follia.
Una geometria ristretta.
Place Saint-Sulpice.
Café de la Mairie.
Rue Bonaparte.
Jardins du Luxembourg.
Palazzo del Senato.
Rue Monsieur Le Prince.
Théâtre de l’Odéon.
Una geografia chiusa. Che odora di bisogno di protezione, di nascondimento, di fuga dal mondo e dai suoi echi rantolanti.
Città vuota.
Città che si sottrae, si ritrae.
Città fuori stagione.
Città ripiegata sui propri lavori.
Una città deserta, in cui sembrano muoversi – come spettrali presenze affamate di desiderio – lei e lui.
Il corpo gracile e scarnito, di lei.
Il corpo imponente e sgraziato, di lui.
Gocce d’agosto, che infuriano improvvise.
Avvolgendo il profilo silente della città e le urla mute di quei due corpi che si cercano. Si spiano. Si attendono. Pazienti. Distanti eppure insieme, con i cuori fradici di fango. Ricamando un pianto traboccante, velato di grigio, sulle fronde imperturbabili degli alberi, sulle ombre immobili dei giardini.
La città è sospesa.
Le sue voci sembrano chetarsi, allontanarsi, svaporare. Lontano…
Il cielo danza, mesto.
Serpeggia uno squarcio di quasi azzurro, fra il tremito insistente della pioggia.
Un azzurro impacciato, come gli occhi di lui. Come la sua gamba zoppicante.
Assaggiarsi, respirarsi.
Ascoltare e accogliere la preghiera muta di due corpi troppo vestiti che si bramano, in silenzio.
L’aria pregna dell’umido respiro di un cielo che non crede più all’estate, accompagna e cadenza i loro passi.
Sigilla sui loro capelli l’odore di bagnato, il ricordo dei loro corpi consegnati al buio di un pomeriggio parigino, abbandonati a una tristezza che consuma e a un ardore che strazia e sazia.
La stanza buia dell’hôtel.
Il cielo imbrattato d’autunno.
Nero fuori.
Nero dentro.
La città e il suo cielo minaccioso, fuori.
La città che entra, con passo lieve, bussando piano al vetro con le sue gocce insistenti.
Un’osmosi di corpi, colori, silenzi, umori. Lei, lui, la città, la pioggia.
Niente altro.
Nessun altro.
Corpi liquidi.
Bagnati di purezza.
Bagnati di brama smaniosa.
Bagnati di lacrime aguzze.
Poi, la disperata, lancinante lama dei sensi. Dell’incontro di due corpi, dell’intreccio d’anime. Che tutto cambia.
Come cambia, in poche ore, il volto della città.
Stravolto dal temporale, dalle pazzie di una stagione che ha smarrito se stessa.
Cambia, al ritmo e al battito della loro pelle.
Il cielo si fa elettrico, trafitto da una luce eccessiva e inclemente.
Lui e lei camminano come viaggiatori sperduti tra i marciapiedi arroventati.
L’aria labile e sfasata è sferzata da un sole malato, aspro e risentito.
Poi, in un balzo, tutto cambia. Ancora.
La pioggia guata il loro arrivo. E gronda, copiosa, dalle braccia di un cielo disorientato, in precario equilibrio tra estate e autunno. Invade tutto, svuota tutto e prende, stanca e prepotente, il posto della luce dell’estate.
Pomeriggio scomposto, luce offuscata.
Vento che geme.
Che raccoglie e racconta di vite ammaccate.
Di lei, di lui. Di loro, insieme.
Di strade, alberi, passanti.
Di una città che si offre alla corrente furiosa e ad essa si piega, arrendevole. Sensuale. Intorpidita.
Lasciare entrare il vento e il suo fiato impudico.
Lasciarsi toccare dall’aria del mondo, ma stretti in un abbraccio che sa di promessa.
Lei nuda, nell’anima. Davanti a lui, nella stanza. Al suo fianco, per strada, sotto la pioggia, nel vento, nel cuore della città.
Lui che sa di pioggia, terra, aria, vento…
Poi, il giorno volge al termine.
La pioggia smette di battere. Si fa timida e prudente, nel cielo esausto.
E ogni cosa ora, dentro e fuori, sembra essere tornata al proprio posto.
Forse…
La pioggia non spegne il desiderio
Un uomo e una donna si danno appuntamento su una panchina dei Jardins du Luxembourg a Parigi. È un giorno piovoso di fine estate, e poco dopo i due si ritrovano in un albergo vicino e trascorrono il pomeriggio intero a fare l'amore.
Quali fantasie abitano la mente e il corpo di due esseri che vogliono dimenticare il loro passato e che sanno d'essere senza avvenire?
Véronique Olmi racconta ogni dettaglio, ogni emozione ed eccitazione con una prosa intensa e lancinante. Vengono in mente certe pagine di Marguerite Duras, ma l'autrice, esperta drammaturga, aggiunge qui i segreti del proprio mestiere. Il risultato è un racconto erotico in cui l'intreccio prevedibile si carica di suspense e i gesti del desiderio assumono una gravità piena di pudore.
Traduzione italiana a cura di Elisa Artuffo e Sara Merlino. Edizione francese: La pluie ne change rien au désir (Grasset et Fasquelle, 2005).
Traduzione italiana a cura di Elisa Artuffo e Sara Merlino. Edizione francese: La pluie ne change rien au désir (Grasset et Fasquelle, 2005).
di Véronique Olmi | Einaudi | Erotico, Narrativa
ISBN 978-8806182014 | cartaceo 8,08€
Ilaria Biondi Laurea in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università di Bologna. Durante il Dottorato di Ricerca in Letterature Comparate vive per lunghi periodi in Francia. Si occupa di traduzione letteraria e critica della traduzione, di letteratura francese e belga (in lingua francese) e letteratura tedesca dell’Ottocento. È appassionata di letteratura fantastica , science-fiction, letteratura al femminile, di viaggio, per l’infanzia e poesia. Raymond Radiguet. Giovinezza perduta, eterna giovinezza, Delta Editrice. |
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