Gli scrittori della porta accanto

[Libri] Mirco Bambozzi presenta "Damien Melqart, la Città degli esiliati" nell'intervista di Silvia Pattarini

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In anteprima Damien Melqart, la Città degli esiliati di Mirco Bambozzi, 2017. Un passato apocalittico, angeli, demoni, vampiri, l'umanità in cerca redenzione. Spiragli di salvezza da un'antica profezia.


Damien-Melqart-la-Città-degli-esiliati
DAMIEN MELQART
LA CITTÀ DEGLI ESILIATI

di Mirco Bambozzi
Youcanprint
Fantasy
ISBN 978-8892660618
cartaceo 15,22 €
ebook 3,99 €

Un'avventura fantastica, ambientata in un lontano passato apocalittico di cui nessuno ha più memoria. Storie di angeli, demoni, vampiri, elementali e uomini, narrate fra scalate al potere, amori tormentati, tradimenti clamorosi e insospettabili alleanze. L'umanità cerca redenzione. Spiragli di salvezza s'intravedono in un'antica profezia: "Quando il Vinto sarà vinto, e solo vincerà se stesso". L'eterno scontro fra il bene e il male incarnato dall'epica battaglia fa gli uomini e la Terra dei Vulcani. Damien Melqart è un giovane Eretico alla ricerca di se stesso e del suo posto nel mondo. Il suo viaggio verso Elisea è costellato di insidie, incontri e rivelazioni. Le sue uniche certezze sono i compagni d'avventura e una precisa convinzione: "non esiste Bene, che sia realmente tale, che il Male possa distruggere". Nel primo capitolo della saga, dopo una breve sosta a Desma, Damien è costretto a prendere parte alla guerra fra gli Esiliati e i vampiri di Dorodoka. Combatte per Desma, la Città degli Esiliati, ma i vampiri sono troppo potenti e una volta preso atto del pericolo, a Damien non resta che partire alla volta di Lemuria, la mitica città delle silfidi, in cerca di una speranza.


L'autore racconta



Come è nata l’idea di questo romanzo? È nata prima la trama o prima il titolo?
L’idea di questo romanzo è nata quasi per caso tredici anni fa. Era una sera di agosto e scoprii che un mio amico aveva iniziato a scrivere un romanzo d’avventura. Il giorno dopo pensai di imitarlo, la cosa mi stuzzicava. Così mi sedetti davanti al computer e iniziai a scrivere. E quello che venne fuori fu l’evento centrale attorno cui ruota l’intera trama. Il titolo è arrivato molti anni dopo, quando il progetto era ormai ben delineato. Inizialmente il protagonista si chiamava Dante, perché mi ero ispirato a un famoso videogioco della Playstation. Poi la storia si è evoluta moltissimo e a un certo punto mi sono accorto che quel nome non funzionava. Quando ho deciso di chiamarlo Damien Melqart mi è sembrato che avrebbe potuto funzionare come titolo. 

Trattasi di una trama fantasy. A monte del romanzo si è reso necessario un lavoro di ricerca e documentazione ?
C’è stato un lavoro di ricerca enorme. Sono una persona meticolosa e mi piace avere il totale controllo di quello che faccio. Ho fatto ricerche on line, girato per le biblioteche di Macerata, comprato e letto svariati libri. Ho voluto documentarmi sulle armi antiche, sulla moda, sulle città, sulle varie civiltà della storia, dagli antichi egizi ai sumeri, dal medioevo all’antica Grecia. Ho persino fatto ricerche sul clima, sulle piante e sugli animali. 

Mirco-Bambozzi
Raccontaci qualche curiosità sui personaggi principali e comprimari: come si chiamano, il loro carattere o qualche particolare che li contraddistingue.
Damien, il protagonista, è un Eretico. Nessuno sa cosa questo significhi, eppure gli Eretici in quel mondo sono sempre stati emarginati. I tratti che li contraddistinguono sono i capelli e gli occhi bianchi. Gli occhi, in particolare, hanno le iridi bianche e sono privi di pupille. La gente comune li ritiene marchiati da una maledizione divina, crede che la loro esistenza infranga le leggi dell’equilibrio del cosmo, e li allontana. Damien è stato più fortunato degli altri Eretici, non ha avuto questi problemi in vita sua, eppure è ossessionato dalla propria ereticalità, e il suo desiderio più grande è scoprire le ragioni di questa condizione.
Selwin è il suo migliore amico/rivale. È un talento raro ma non riesce a competere con lui. L’ereticalità conferisce a Damien determinati poteri che lo rendono inimitabile. Be’ posso anticiparvi che questa rivalità si trasformerà in qualcosa di più serio, specialmente a cominciare dal secondo volume della saga.
In La Città degli Esiliati fanno la loro apparizione altri due personaggi, Avigail e Nusdok, che mi stanno particolarmente a cuore. Il primo ci terrà compagnia a lungo, il secondo un po’ meno. Nusdok è il signore dei vampiri e ha una storia particolare che a me affascina molto. Dapprima il lettore lo conoscerà come antagonista, ma col tempo spero possa riuscire a riconsiderarlo. Nusdok è un uomo che ne ha passate tante nella vita. Io non lo considero un vero cattivo, semmai un antieroe. 
Vorrei dire qualcosa anche sugli angeli. Compaiono nel romanzo come i demoni, i vampiri, i nefilim, i golem, gli orchi, gli elfi… ma non corrispondono ai cliché, non sono buoni e puri, anzi. Alcuni di essi saranno i principali antagonisti della saga. Ho voluto stravolgere gli equilibri, trovare del bene in mezzo al male e viceversa. Non stupitevi se un arcangelo raderà al suolo una città, o se un demone affiancherà gli eroi nel combattere una battaglia.

Nei tuoi personaggi, anche in quelli secondari, c’è qualche esperienza autobiografica, o hai preso spunto da persone di tua conoscenza, oppure sono esclusivamente frutto di fantasia?
Penso che nel lavoro di uno scrittore confluisca sempre un po’ di tutto, qualcosa di autobiografico, qualcosa che riguarda un tuo familiare, un amico, un conoscente, quel tizio che ti sta sulle balle, il tuo personaggio preferito di un romanzo, di un manga o di una serie televisiva. Quando si lavora di fantasia non si fa altro che rimescolare le carte, i dati e le informazioni acquisite attraverso l’esperienza personale. È inevitabile che nel romanzo ci finisca qualcosa della tua vita o della vita di quel tale. Si prende un po’ ovunque, talvolta facendolo apposta, talvolta senza accorgersene. 

I luoghi del romanzo: dov’è ambientato? Hai scelto queste location per necessità, per moda o per altri motivi?
Il romanzo è ambientato sulla terra in un’antica epoca del passato, circa 11.000 anni fa. Allora la conformazione dei continenti era profondamente diversa, proprio come la storia dell’umanità. Se volete scoprirne la ragione però dovete leggere il romanzo, o sarebbe un mega-spoiler.
Le location sono state tutte inventate prendendo spunto da una civiltà realmente esistita. Per creare Lemuria, ad esempio, una città che appare fin dal primo volume della saga, mi sono rifatto ai Sumeri. Mi sono divertito a creare i vari mondi. Noesia, il luogo d’origine degli esseri sovrannaturali, è addirittura una realtà parallela. I lettori troveranno tutti questi luoghi raffigurati nelle dodici mappe in appendice. 

Interessante, anche se il nome di Lemuria non mi è del tutto nuovo. 
Stralci d’autore: lasciaci un estratto accattivante tratto dal tuo romanzo “Damien Melqart, la Città degli esiliati” .
«Chi sei? E come mai t’interessa una simile faccenda?», era sempre stato diffidente per natura, e non se la sentiva di fidarsi di qualcuno che nascondeva la propria identità.
«Questo non deve interessarti», disse l’uomo coperto dal mantello d’argento.
«Be’, invece m’interessa eccome. Per quale ragione dovrei scagliare il mio popolo contro quella cricca di angioletti? Già una volta provammo a conquistare la città, ma fummo sconfitti dall’Esercito Celeste e confinati in questa terra. Che ti hanno fatto gli Esiliati perché tu li voglia morti?» Nusdok cercò di scrutare sotto il lungo mantello che avvolgeva l’uomo con cui stava parlando, ma non vi riuscì. Le mani, i piedi, il volto, tutto di lui era un mistero. Il signore dei vampiri non aveva la benché minima idea di chi fosse.
«Nulla. Non ho niente contro di loro. A dire il vero il mio obbiettivo è un altro. Desidero soltanto che tu combatta questa guerra per me in cambio della libertà. Non dovrai arrestare la tua furia dinanzi a nulla. Se lo farai, sappi che tornerò da te, e ristabilirò il confino. Tutti coloro che si trovano a Desma devono morire».
Nusdok ringhiò inferocito. «Sei per caso un tirapiedi di Lucifero?», sfoderò Ostukrata, la sua spada sacra. Si alzò dal trono in cui sedeva, in quella che un tempo era stata la maestosa dimora dell’Astrofilosofo, e avanzò verso il suo interlocutore. Quello alzò le mani, come per invitarlo a frenare l’impeto che lo aveva posseduto, e nel farlo lasciò intravedere al vampiro un paio di ali nere, dalle piume bianche verso le estremità. Nusdok ghignò compiaciuto, e tornò a sedersi. «La barriera del confino è magia divina. Solo un essere superiore potrebbe infrangerla o ristabilirla». Rise in tono di sfida e complicità.
L’altro schioccò le dita, e la barriera s’infranse, svanendo nel nulla. «Non era poi così difficile», rise l’uomo d’argento.

Il tuo romanzo si fa portavoce di qualche messaggio particolare, o  si propone esclusivamente di  intrattenere il lettore?
Affronto molte questioni, ma lo faccio con la leggerezza dell’intrattenimento. Tocco vari argomenti con gli oltre 90 personaggi della storia: il problema del rapporto con la diversità, il legame padre-figlio, l’amore, la passione, il fascino del potere, il rapporto con il progresso… Forse però i punti fondamentali intorno a cui ruota l’intera trama sono due: una riflessione filosofica su ordine e caos, e la relazione che tutti noi abbiamo con l’Altro. Chi è l’altro? Si domanda a un certo punto Silfo Zephirys, un personaggio della storia. Ciascuno di noi non è forse Altro rispetto a ciascun’altro? È un pensiero che mi è rimasto in testa dopo una lezione su Hegel. Forse il vero messaggio che intendo trasmettere con l’intera saga riguarda proprio l’altro, e la risposta la trova Damien, il protagonista. Credo che tutti noi dovremmo recuperare il senso dell’empatia, uscire dalla prigione dell’ego, dall’isolamento in cui siamo rimasti impantanati anche a causa di un perverso narcisismo dominante sui social. Questa smania di apparire, quest’ansia di esserci, questa ossessiva attenzione rivolta su noi stessi… penso che in realtà dovremmo allontanare lo sguardo e tornare a guardare gli altri. Sono d’accordo sul fatto che chi non legge vive una vita mentre chi legge ne vive cento o mille, però prima di andare a estraniarci nei personaggi di un libro, alla ricerca di gioie e dolori, penso che forse dovremmo guardare alla realtà con uno sguardo e un’attenzione rinnovati. Ci sono così tante storie intorno a noi, così tante persone sole, bisognose, allegre e felici, oppure tristi e depresse. Be’ il messaggio che voglio lasciare è questo: godetevi la vita e godetevi l’incontro con gli altri, conoscetevi e comprendetevi, abbiate l’umiltà di chiedere aiuto se bisognosi e la generosità di aiutare se potete. Lavorate insieme per costruire un mondo migliore. Alla fine è quello che farà Damien Melqart, e spero lui possa essere d’esempio per qualcuno. (ops! Allarme spoiler!)

Grazie per essere stato con noi, in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.



Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe,  0111Edizioni.
La mitica 500 blu,  Lettere Animate.


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