Yes man, di Danny Wallace, Ebury Press, 2006. Un libro autobiografico, edito in Italia da Mondadori (fuori catalogo), meno accattivante del film con Jim Carrey, ma ricco di riflessioni sulla vita, sulle conseguenze di dire sempre ‘no’ o ‘sì’, sulle occasioni perse.
Probabilmente se vi dicessi Yes Man pensereste subito al film con Jim Carrey. Ma forse non sapete che è tratto da un libro e che l’ho pure letto! Quindi, ecco a voi la mia personale recensione.
Si dice sempre che il lungometraggio sia la brutta copia del libro da cui è tratto. Ebbene, questa volta è il contrario. O quasi.
Ma andiamo con ordine: ho visto il film tre volte in quanto il concetto di base (dire sempre ‘sì’ ad ogni proposta rivolta al protagonista) apriva la mente a delle riflessioni non da poco. Senza contare lo stupore nel constatare come una semplice risposta affermativa possa provocare un concatenamento di avvenimenti e di colpi di scena inaspettati.
Nel film Jim Carrey veste i panni di un uomo depresso, solo, incline ad isolarsi dal mondo, che svolge il suo lavoro di malavoglia e che si chiude ogni sera in casa a guardare film. Dopo un congresso motivazionale, la sua decisione di dire sempre sì lo condurrà ad un ‘happy ending’, come nelle migliori (ma anche peggiori) commedie americane e non.
In che cosa si differenzia il libro? Ma soprattutto, perché trovo il film più accattivante?
Presto detto. Il libro è autobiografico e ricalca alcuni aspetti del film (in realtà viceversa, ma non stiamo a sottilizzare): Danny Wallace è perennemente depresso a causa di una storia d’amore andata male. Un giorno sul pullman incontra un uomo che gli consiglia semplicemente di dire ‘sì’ a tutti. Cosicché l’autore decide che da quel momento fino alla fine dell’anno avrebbe risposto affermativamente a qualsiasi domanda, ignaro che quella decisione sarebbe stata un’arma a doppio taglio, dato che si troverà immischiato in episodi buffi ed imbarazzanti ma non per questo meno realistici. Il primo limite del romanzo è, dunque, che è autobiografico, quindi la trama non possiede quella ‘epicità’ e quella narrazione veloce e serrata che si può trovare in un racconto di fantasia. Certi intrecci, certi espedienti diretti e trovate coinvolgenti e d’impatto si riscontrano facilmente in un film in quanto lo sceneggiatore ha la massima libertà creativa. Ergo, il problema maggiore nell’essere autobiografico è che non ha potuto sbizzarrirsi con episodi assurdi o colpi di scena fantasiosi ed imprevedibili.
Altra pecca, dal mio punto di vista, è che si percepisce come il libro sia stato scritto da un inglese (sia per stile, dinamiche e atmosfera generale molto british) mentre la sceneggiatura del film è stata sviluppata da americani, con tutti i pro e contro che ne conseguono. Ora, personalmente, non essendo un grande estimatore dell’english style, tanti aspetti del romanzo mi hanno fatto storcere il naso.
Senza contare che, ma questa è una mia sensazione, le sue quattrocento pagine le ho trovate un po’ eccessive: pur essendo scorrevole e con discreti colpi di scena ed episodi simpatici, l’avrei preferito più breve. Soprattutto perché la sinossi parla di un libro comico ma in realtà di comico c’è ben poco: diciamo che è più una commediola simpatica. Ecco quindi che le aspettative sono state deluse, da questo punto di vista.
Però, ciò che mi ha dato più fastidio del libro è il protagonista (il quale essendo poi l’autore del libro peggiora il tutto). Nelle sue riflessioni, vicende che affronta e persone che incontra, ha un atteggiamento che a volte mi ha lasciato perplesso in quanto vi si pone con un entusiasmo infantile ed inaspettato per la sua età, ovvero trent’anni. Senza contare che in certi momenti sembra un disadattato, un uomo che cade dalle nuvole, un ingenuo quasi surreale, al punto che viene spontaneo chiedersi se forse non gli manchi qualche rotella. È come se un uomo puntasse la pistola sulle tempie di un ragazzo e quest’ultimo invece di farsela addosso incominciasse a studiare con interesse la canna dell’arma: oltre ogni logica.
Però, ciò che mi ha dato più fastidio del libro è il protagonista (il quale essendo poi l’autore del libro peggiora il tutto). Nelle sue riflessioni, vicende che affronta e persone che incontra, ha un atteggiamento che a volte mi ha lasciato perplesso in quanto vi si pone con un entusiasmo infantile ed inaspettato per la sua età, ovvero trent’anni. Senza contare che in certi momenti sembra un disadattato, un uomo che cade dalle nuvole, un ingenuo quasi surreale, al punto che viene spontaneo chiedersi se forse non gli manchi qualche rotella. È come se un uomo puntasse la pistola sulle tempie di un ragazzo e quest’ultimo invece di farsela addosso incominciasse a studiare con interesse la canna dell’arma: oltre ogni logica.
Ma quindi è un libro da cestinare?
In realtà ha i suoi pregi. Pregi che me l’hanno fatto comunque apprezzare. Intanto perché, al di là del suo ‘stile inglese’, è scritto bene. Scorrevole e leggero, chiude i capitoli con un colpo di scena o un momento di suspense che spinge a proseguire la lettura. Certo, l’autore non è certo l’Umberto Eco anglosassone, ma tutto sommato sa mantenere alto l’interesse. In più, alcuni episodi sono simpatici e strappano un sorriso. Certo, non è un libro da botta e risposta comica né mi ha fatto scompisciare dalle risate, ma almeno mi ha fatto sorridere. Ed è già qualcosa. Senza contare che il libro possiede alcuni avvenimenti sopra le righe (ad esempio in un capitolo incontra delle persone ‘borderline’ fanatiche di complotti, ufo e paranormale e in un altro vince alla lotteria per poi accorgersi un attimo dopo di aver perso tutto).
Ho trovato un’ottima e ben elaborata mossa l’idea di portare avanti, dando un’impronta simil thriller, due misteri: chi è l’uomo dell’autobus (guru, divinità o uomo qualunque?) e la nemesi dell’autore, ovvero colui che conosce il ‘fioretto’ di Danny e lo usa per fargli compiere le imprese più disparate. Questo rende la trama meno lineare e più avvincente. Mi ha fatto sorridere anche l’idea che, avendo una nemesi, l’autore si senta un supereroe, con tutte le riflessioni che ne conseguono.
L’intera trama è arricchita da acute ed oneste riflessioni dell’autore sulla vita, sulle conseguenze di dire sempre ‘no’ o ‘sì’ e sul limitante senso di perdere occasioni che potrebbero cambiare la vita.
Infine, l’autore imbastisce un’ottima escalation di colpi di scena, la quale culmina nel finale, dove ogni mistero viene svelato e veniamo al corrente di retroscena che danno un senso a certi episodi. Ma soprattutto, il romanzo si conclude in un modo che mi ha fatto intenerire (spingendomi a fare ricerche su internet per avere la conferma che non fosse un’invenzione narrativa dell’autore facendomi scoprire che… non dico altro!). Questa è stata la ciliegina sulla torta che ha fatto guadagnare al libro centinaia di punti.
Ebbene sì, a questo punto vi siete accorti che per l’ennesima volta la mia recensione è un continuo pro e contro che spiazza il lettore! Ma quindi lo consiglio o no questo libro?
Tirando le somme: col senno di poi, avrei preferito leggere prima il libro che assistere al film. I paragoni sono inevitabili e, come detto in precedenza, su certe cose film batte libro 1 a 0 (ma per altre cose si va al pareggio). Il libro è il classico ‘da spiaggia’ ma con degli spunti di riflessione che non fanno certo male al lettore. Di conseguenza, a meno che non vi aspettiate un libro comico ma uno di narrativa leggero, non rimarrete delusi. E non dimenticate che è autobiografico, quindi pensare che certe cose potrebbero accadere anche noi se dicessimo più ‘sì’ spiazza.
Un libro, in definitiva, che certamente non rientra tra i capolavori della narrativa del nuovo millennio ma è una piacevole lettura con una morale di fondo su cui riflettere (dato che più volte ci si domanda inevitabilmente quante occasioni abbiamo perso dicendo ‘no’ e quante potremmo cogliere rispondendo d’ora in avanti affermativamente). Un libro che, tralasciando alcune perplessità personali, consiglio come lettura ‘scacciapensieri’.
Yes man
"I, Danny Wallace, being of sound mind and body, do hereby write this manifesto for my life. I swear I will be more open to opportunity. I swear I will live my life taking every available chance. I will say Yes to every favour, request, suggestion and invitation. I will swear to say yes where once I would say no."
Danny Wallace had been staying in. Far too much. Having been dumped by his girlfriend, he really wasn't doing the young, free and single thing very well. Instead he was avoiding people. Texting them instead of calling them. Calling them instead of meeting them. That is until one fateful date when a mystery man on a late-night bus told him to 'say yes more'. These three simple words changed Danny's life forever. Yes Man is the story of what happened when Danny decided to say YES to everything, in order to make his life more interesting. And boy, did it get more interesting.
Danny Wallace had been staying in. Far too much. Having been dumped by his girlfriend, he really wasn't doing the young, free and single thing very well. Instead he was avoiding people. Texting them instead of calling them. Calling them instead of meeting them. That is until one fateful date when a mystery man on a late-night bus told him to 'say yes more'. These three simple words changed Danny's life forever. Yes Man is the story of what happened when Danny decided to say YES to everything, in order to make his life more interesting. And boy, did it get more interesting.
di Danny Wallace | Ebury Press | Biografia (in lingua originale)
ISBN 978-0091896744 | ebook 5,65€ | cartaceo 8,83€
Andrea Pistoia Nasco in una solare giornata di luglio a Vigevano. A dodici anni scoppia l’amore per la letteratura. Affronto la scuola come un condannato a morte. In compenso la mia cultura extra-scolastica cresce esponenzialmente. Dopo due anni vissuti a Londra, torno in Italia come blogger, giornalista, recensore di fumetti e sceneggiatore di un fumetto online per una nota casa editrice. Chitarrista dei ‘Panama Road’, direttore editoriale di una fanzine online. Ancora e mai più (nelle mutande), |
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