Gli scrittori della porta accanto

[Musica] One Love Manchester: la colonna sonora della resilienza, di Stefania Bergo

One Love Manchester: i teenager alzano la testa (e il volume) per dire no alla paura al ritmo di pop, r'n'b e rock 'n' roll. La musica di Ariana Grande & co. come colonna sonora della resilienza contro il terrorismo.

Molti sono gli attentati che sconvolgono ogni giorno il nostro pianeta e mettono a dura prova la nostra fiducia nel futuro, seminando, oltre al terrore, una diffidenza imperante nel prossimo, anzi, in tutto il genere umano. Soprattutto quando questi attacchi colpiscono la realtà a noi più vicina, facendoci sentire ancor più vulnerabili ed esposti a quella che, a tutti gli effetti, è una guerra globale. E questo si traduce in una sensazione diffusa di impotenza e di allerta perenne. Perché la verità è che abbiamo paura. Perché basta un petardo e lo scherzo di un demente, per scatenare un panico collettivo in grado di fare anche più vittime di un vero e proprio atto terroristico.
Ma non sempre ci lasciamo sopraffare dalla paura. A volte, siamo in grado di fronteggiare il male con la parte migliore di noi. Quel lato creativo e passionale che ci avvicina ai cieli, diffondendo bellezza ed empatia oltre i confini, che perdono la connotazione di barriere e assurgono a orizzonti: l'arte, le attività espressive. La musica. Perché mai come in un coro le voci si possono unire e dissentire intonando un'unica nota che riesce a veicolare con (apparente) leggerezza messaggi davvero importanti di coraggio, resilienza, speranza, amore, che uniscono, al di là degli stati, del credo religioso e della pelle. E perché le canzoni sfidano chi ci vorrebbe omologare sotto un burqa, contriti per la nostra vacuità. In particolare quella delle adolescenti che si stanno affacciando all'età adulta, come ha osservato, in un articolo sul New StatesmanStuart Maconie, critico musicale britannico, dj radiofonico e scrittore, che il 22 maggio gridavano a squarcia gola i testi pop di Ariana Grande, truccate e vestite come giovani donne, indossando accessori ancora infantili, come le orecchie da gatto glitterate, segno di un desiderio di emancipazione che sta sbocciando. E questo, per i fanatici, è intollerabile.

Dopo l'attentato del 22 maggio, dove hanno perso la vita 22 adolescenti, Manchester ha rialzato la testa e il volume, con un concerto di beneficenza per le vittime, il One Love Manchester.


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All'Old Trafford Cricket Ground a cantare sempre lei, Ariana Grande e il suo r'n'b adolescenziale, supportata a gran voce, è il caso di dirlo, da uno stuolo di protagonisti della scena pop e non solo, che, indossata una felpa da teenager, hanno reinterpretato i loro più grandi e significativi successi: sul palco i Take That e Robbie Williams, Justin Bieber, Coldplay, Miley Cyrus, Pharrell Williams, Imogen Heap, Black Eyed Peas, Niall Horan. A sorpresa anche Liam Gallagher, leader degli Oasis, che, accompagnato dai Coldplay, ha intonato Live Forever
Sui maxischermi, anche i videomessaggi dagli U2, di Stevie Wonder ("Love is the way..."), di sir Paul McCartney e David Beckham, ex campione del Manchester United.
Una Katy Perry platinata si è rivolta al pubblico, appena prima della sua versione acustica di Part Of Me:
«L’amore batte l’odio e batte la paura. Toccate la persona che è accanto a voi, entrate in contatto l’uno con l’altro. E ditevi: ti voglio bene». 

Perché questa è la risposta: la musica, i colori, l'amore, l'arte, il coraggio di tornare sui propri passi anche se il percorso è ancora insanguinato.

E gli oltre cinquanta mila del One Love Manchester hanno dimostrato davvero coraggio. Una presa di posizione che contrasta con il chiaro intento di seminare terrore di un gruppo di estremisti che mira al cuore del nostro futuro: i giovani.
Molte le canzoni dai titoli intensi, quanto mai attuali, che non hanno lasciato indifferenti all'indomani di un nuovo attentato che appena 24 prima del concerto ha sconvolto Londra: We are Giants! Stars Are Coming Out Tonight dei Take That, Strong  e Angels di Robbie Williams, Get Lucky e la celeberrima Happy di Pharrell Williams,  Inspired ("How can we escape all the fear, all the hate...") di Miley Cyrus, Better Days, interpretata da Ariana Grande e Victoria Monet, Where Is The Love dei Black Eyed Peas che, per l'occasione, duettano con la "padrona di casa", e ancora i Coldplay con Viva la Vida e soprattutto Fix You, cantata da un Chris Martin inginocchiato al centro del palco, quasi a pregare ad occhi chiusi, insieme agli oltre 50 mila adolescenti e ai genitori (e non solo) che li tengono per mano, anche solo virtualmente, e che intonano il loro coro migliore, la loro risposta all'odio e alla violenza dilagante. Un crescendo di note e colori che esplode in una pioggia di coriandoli di tutte le sfumature dell'arcobaleno. Tutti insieme.



Restando in tema, Ariana Grande conclude con la cover di Somewhere Over the Rainbow, commossa.
È innegabile che la musica, così come il teatro, la pittura, la narrazione, possano favorire i legami sociali, l'autostima, il benessere psicologico, tutti fattori che permettono di superare la paura, favorendo la comunicazione e l'integrazione sociale. Perché questa è la risposta: una resilienza fatta di empatia e, mi ripeto, di messaggi potenti veicolati con leggerezza. Come quella delle note musicali che salgono verso l'alto. Su, oltre l'arcobaleno. E forse contribuiscono a ravvivarne il colore...


Stefania Bergo
Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro.
Con la mia valigia gialla, StreetLib collana Gli scrittori della porta accanto (seconda edizione).


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