![[Libri] "La fine del mondo e il paese delle meraviglie" di Haruki Murakami , pag. 69 | #97 La-fine-del-mondo-e-il-paese-delle-meraviglie-Haruki-Murakami-pagina-69](https://4.bp.blogspot.com/-Qc8o_1tLEgU/WYFqv5-XWFI/AAAAAAAAqmc/UZDsJ9qqMYwIxcXSYFOLR6cUNzQ8roNwQCLcBGAs/s640/murakami.jpg)
La fine del mondo e il paese delle meraviglie, di Haruki Murakami, Einaudi, 2013. Due storie parallele che inizialmente non hanno nulla in comune ma che alla fine sconfinano l'una nell'altra.
515 pagine | cartaceo 12,75€ | ebook 7,99€
“Non ci posso tornare. Non so come si fa. E non lo sai nemmeno tu.”
“Per il momento. Ma cercherò la maniera, dovessi rischiare la vita. Ogni tanto voglio vederti e parlarti. Verrai a trovarmi, vero?”
Annuii posando una mano sulla sua spalla, poi tornai dal Guardiano. per tutto il tempo della nostra conversazione, lui aveva raccolto in un mucchio le pietre che ingombravano lo spiazzo, per poi gettarle dove non davano fastidio.
Quindi mi avvicinai, si pulì contro il bordo della camicia la terra bianca che gli era rimasta attaccata ai palmi e mi posò la sua grande mano sulla spalla. Non riuscii a stabilire se fosse una manifestazione di familiarità o un modo per farmi sentire la sua forza straordinaria.
“Me ne occupo io della tua ombra, stia tranquillo”, disse. “Le darò i suoi tre pasti giornalieri, e una volta al giorno la porterò fuori a fare una passeggiata, Quindi non deve preoccuparsi di nulla.”
“Ogni tanto la posso vedere?”
“Be’ sì. Non sempre, non tutte le volte che vuole, ma non è impossibile. Se l’ora e le circostanze lo permettono, e se io sarò d’accordo, la potrà incontrare.”
“E se volessi riprendermela, cosa dovrei fare?”
“Mi sembra che lei non abbia ancora capito come funzionano le cose qui”, disse il Guardiano senza togliere la mano dalla mia spalla. “Nessuno può tenere la propria ombra in questa città, e chi vi entra non può uscirne più. Quindi la sua domanda è del tutto priva di senso.”
E fu così che persi la mia ombra.
Uscendo dalla biblioteca, proposi alla ragazza di condurla fino a casa.
“Non è affatto necessario che mi accompagni”, disse lei. “Non ho paura del buio, e poi andiamo in direzioni diverse.”
“Però mi farebbe piacere”, insistetti. “Mi sento un po’ agitato se torno subito nella mia stanza no credo che riuscirò a prendere sonno.”
Uno accanto all’altra, attraversammo il Ponte Vecchio e passammo nel lato sud della città. Il vento d’inizio primavera, ancora un po’ freddo, faceva ondeggiare i rami dei salici sulle sponde, e i raggi della luna stranamente nitida illuminavano l’acciottolato sotto i nostri piedi. L’aria, gonfia d’umidità, rendeva la superficie del terreno pesante e molle.
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