Mamme in viaggio Di Stefania Bergo In Tanzania con Emma: la partenza da Venezia, l'arrivo a Dar Es Salaam, il lungo viaggio verso le verdi colline di Iringa e il progetto di cooperazione del Cuamm e ISF.
Tanzania. Ipamba, vicino Iringa. Si dice che le colline qui intorno siano quelle di cui ha parlato Hemingway nel suo celeberrimo romanzo. Non è la prima volta che vengo qui, tanto meno in Africa. Ma ogni volta questa terra riesce a togliermi il fiato, per i suoi colori saturi e contrastanti, per le immagini di una bellezza ingenuamente sfacciata.Ancora una volta sono partita con mia figlia, ora di sette anni. Una bambina da viaggio! Per una vagabonda come me è una fortuna incredibile. Ancora una volta siamo dirette al Tosamaganga Center, gestito dal Cuamm (Medici con l'Africa, Padova), dove lavora papà Alessandro, in missione per conto di Informatici Senza Frontiere per l'informatizzazione della gestione economica dell'ospedale, uno dei tanti interventi di cooperazione allo sviluppo.
Prima di partire, ho ovviamente sottoscritto, come le volte precedenti, l'assicurazione di viaggio con World Nomads. Come ho raccontato in un altro articolo (Assicurazione di viaggio sì o no? I consigli e le testimonianze), è sempre meglio viaggiare con la copertura assicurativa, non sono mai soldi sprecati, perché può sempre capitare un imprevisto e, soprattutto se si viaggia con bambini, è bene avere a disposizione tutte le possibilità per affrontarlo, dall'assistenza medica a un volo di rientro straordinario.
Prima di partire, ho ovviamente sottoscritto, come le volte precedenti, l'assicurazione di viaggio con World Nomads. Come ho raccontato in un altro articolo (Assicurazione di viaggio sì o no? I consigli e le testimonianze), è sempre meglio viaggiare con la copertura assicurativa, non sono mai soldi sprecati, perché può sempre capitare un imprevisto e, soprattutto se si viaggia con bambini, è bene avere a disposizione tutte le possibilità per affrontarlo, dall'assistenza medica a un volo di rientro straordinario.
SUGGERIMENTO
Ho registrato il mio viaggio sul sito della Farnesina, cosa che non mi sono mai premurata di fare quando vagabondavo da sola, ma dettaglio che può fare la differenza nel caso di disastri naturali o attentati. Non costa nulla, solo cinque minuti di tempo.Finalmente in viaggio!
Il nostro volo decolla dall'aeroporto di Venezia, nel caldo torrido di un sabato pomeriggio. Le file sono da subito interminabili, e saranno una costante per le prossime 20 ore. Avendo fatto il check-in online, che consiglio per la scelta del posto e per risparmiare tempo in aeroporto, ce la caviamo con un'ora, malgrado un piccolo inghippo informatico. I turisti che affollano il rinnovato aeroporto sono tantissimi, alla faccia del terrore che ci vuole rinchiusi tra le mura delle nostre città o, peggio, quelle di casa. Ovviamente, moltissimi sono gli stranieri, ma tanti sono anche gli italiani. E, come sempre, respirare l'internazionalità ha un fascino speciale su di me, da subito inizio ad assaporare il viaggio, che non è semplicemente la traslazione da un punto di partenza a uno d'arrivo, ma uno stato di grazia che apre i pori della pelle e lascia che il mondo vi fluisca attraverso con tutte le sue sfumature.
Volo Venezia - Roma - Addis Abeba - Dar Es Salaam, operato da Ethiopian Airlines, acquistato a maggio per circa 1.500,00€ complessivi. Emma, sebbene rientri nella categoria bambino, paga quanto me, infatti, forse solo una minima differenza ridicola. Il primo volo batte bandiera Alitalia, partner dell'Ethiopian nell'accordo Skyteam, alleanza aerea tra 20 compagnie. Non era il più economico, ma dovendo rientrare con papà, che ci aspetta in Tanzania, mi sono dovuta adeguare.
Arriviamo a Roma in un'ora, alle 20:40, dunque. Mentre migriamo fino al controllo passaporto per le partenze internazionali, facciamo tappa per la cena in uno dei locali tipici dell'aeroporto di Fiumicino e, per il costo irrisorio di 25,00€ (!!), ceniamo, in due, con insalata, pomodori, focaccia, prosciutto crudo di Parma, mozzarella di bufala e un bicchiere di Traminer per la mamma finalmente in vacanza. Favoloso, eh, ma consiglio un pezzo di pizza e una birra, o almeno di non fare l'errore di farsi affascinare dai piatti senza prima guardare il listino prezzi. Distrazione ingenua pagata a caro prezzo, è davvero il caso di dirlo!
Il controllo passaporti è d'obbligo, dovendo prendere il volo per Addis Abeba, e fortunatamente ci concedono la priorità famiglia, scongiurando una fila lunghissima. L'automazione, infatti, riguarda solo i nuovi passaporti, quelli dotati di chip, e comunque i maggiorenni. Consiglio comunque, a chi ne abbia la possibilità, di sfruttare gli e-Gates per risparmiare tempo.
Nell'area delle partenze internazionali, è ormai tutto chiuso, essendo quasi le undici di sera. Ma poco importa, stiamo per salire a bordo. Destinazione Africa!
Facciamo scalo un paio d'ore ad Addis Abeba, ma sembra di essere a Londra! Luglio, infatti, è la stagione delle piogge, lo ricordo bene. Dal bagaglio a mano tiro fuori calzini e una felpa, e ci sediamo in attesa del terzo solo, in mezzo ad altri viaggiatori che sono sempre meno pallidi e sempre più scuri.
Nel piccolo zaino di Emma, qualche gioco da tavola poco ingombrante, come ad esempio Dobble, distribuito da Asmodee in Italia, almeno un libro da leggere insieme, qualcosa per scrivere e l'ormai irrinunciabile tablet - salvaatteseimpreviste.
Da quando viaggio con lei mi porto anche una piccola farmacia d'emergenza, con paracetamolo orosolubile (bustine monodose da poter prendere anche senza acqua), cerotti di diverse dimensioni, gel antibatterico per le mani e confezione da viaggio di disinfettante, bustine di integratori e ovviamente prodotti antiemetici e antidiarroici, oltre a una confezione di fermenti lattici, di quelli che si conservano, ovviamente, fuori dal frigorifero, in fialette monodose o pillole.Mi guardo intorno. Tra gli africani e gli stranieri wazungu, molte sono le mamme che viaggiano sole con figli, una cosa che ho notato spesso. Ammetto di non aver mai visto, o semplicemente fatto caso a, padri soli con bambini al seguito, ma madri sole sì, anche con due, tre bambini, dai neonati agli adolescenti. Chissà se è frutto della casualità o semplicemente della necessità. Personalmente, amo viaggiare con mia figlia, mostrarle il mondo che già conosco o scoprire insieme nuovi angoli della Terra. E mi piace farlo da sola con lei. Forse perché è semplice, magari con un bambino che si lamenta di continuo per noia, insofferenza o malessere non sarebbe così fantastico. Tant'è... mi godo questa fortuna e ringrazio!
Ho organizzato i miei bagagli in modo da non dover disfare la valigia più grande, contenente solo indumenti pesanti che mi serviranno per il mio soggiorno a Ipamba, e aprire solo il trolley con i vestiti più leggeri, ben sapendo che a luglio a Dar Es Salaam il caldo è umido. Ma nella guest house abbiamo modo di riprenderci dal lungo viaggio e scongiurare il caldo grazie al ventilatore a soffitto (ci sarebbe anche il condizionatore, ma è impossibile regolarlo su temperature non polari, quindi desisto).
La gentilissima Masele si prende cura di noi, ci accompagna in giro per la città a goderci qualche angolino turistico, come il Village Museum, un museo all'aperto con la ricostruzione di 16 abitazioni delle diverse etnie della Tanzania, dove vengono anche fatti quotidianamente spettacoli di danze tradizionali.
Dar Es Salaam, come la maggior parte delle grandi città africane, è una mescola di persone, azioni, contrasti e colori. Tanti colori. I colori del mercato della frutta e verdura, con i pomodori o le arance ben impilati in ordinati mucchietti piramidali, le tinte accese dei tessuti, la pelle delle persone, oriundi ed espatriati, che spicca ma non stride. Le strade sono asfaltate ma senza marciapiedi, lingue battute di terra chiara, tipico di una città costiera, cosparse di buchi e sassi. La gente ai lati della carreggiata è sempre sorprendentemente tanta e in una manciata di metri si ritrovano tutti i personaggi di questo splendido teatro di cui mi sono follemente innamorata undici anni or sono: la signorina elegante che saltella tra le pozzanghere in tailleur variopinto e tacchi alti, la mamma che vende pannocchie arrostite con un fagotto addormentato legato alla schiena, il disperato accasciato a terra, i bambini che giocano tra i rifiuti, il ricco uomo d’affari che si accinge a salire in macchina e fuggire all’interminabile coda di piccoli autobus su cui saliranno tutti gli altri, stipati come sardine, in una folle corsa incosciente alla portata delle loro tasche.
Nell'area delle partenze internazionali, è ormai tutto chiuso, essendo quasi le undici di sera. Ma poco importa, stiamo per salire a bordo. Destinazione Africa!
Il secondo volo, quello diretto in Etiopia, è ovviamente più lungo, circa sei ore.
Decolliamo con il sonno a portata di palpebra, ma quasi subito ci portano la cena. All'atto del check-in online, che per i voli internazionali apre 36 ore prima, ho riservato per me un pasto vegan, mentre per Emma il menu bambino, sperando in qualche gadget, come successo con la Turkish Airline quando siamo andate in Etiopia o con la Bussels Airlines quando siamo state in Uganda. Così non è stato, ma poco male, Emma si addormenta quasi subito, mentre io mi metto a guardare "La la land", il musical questo mese in programmazione sulla tratta, in lingua originale (sull'Ethiopian Airlines i film sono tutti in lingua originale o in inglese).Facciamo scalo un paio d'ore ad Addis Abeba, ma sembra di essere a Londra! Luglio, infatti, è la stagione delle piogge, lo ricordo bene. Dal bagaglio a mano tiro fuori calzini e una felpa, e ci sediamo in attesa del terzo solo, in mezzo ad altri viaggiatori che sono sempre meno pallidi e sempre più scuri.
SUGGERIMENTO
Nel bagaglio a mano, tengo sempre un paio di kikoi (teli africani multiuso, da utilizzare all'occorrenza come coperta leggera, asciugamano o sciarpa), calzini da infilare negli aeroporti più freddi o in aereo (per non stare scalze una volta tolti i sandali), almeno un cambio per me e per Emma, un paio di maglie di pesantezze diverse per essere sempre pronte a tutto. In genere organizzo un piccolo beauty, o una busta impermeabile, che sistemo nel bagaglio a mano, vicino alla zip, per poterla prendere agevolmente anche nel caso in cui lo zaino si trovi nella cappelliera. All'interno metto gli spazzolini e le confezioni da viaggio di dentifricio, bagnoschiuma, crema per il corpo e gel all'aloe multiuso e multisalvezza, oltre a salviettine di cotone senza alcol.Nel piccolo zaino di Emma, qualche gioco da tavola poco ingombrante, come ad esempio Dobble, distribuito da Asmodee in Italia, almeno un libro da leggere insieme, qualcosa per scrivere e l'ormai irrinunciabile tablet - salvaatteseimpreviste.
Da quando viaggio con lei mi porto anche una piccola farmacia d'emergenza, con paracetamolo orosolubile (bustine monodose da poter prendere anche senza acqua), cerotti di diverse dimensioni, gel antibatterico per le mani e confezione da viaggio di disinfettante, bustine di integratori e ovviamente prodotti antiemetici e antidiarroici, oltre a una confezione di fermenti lattici, di quelli che si conservano, ovviamente, fuori dal frigorifero, in fialette monodose o pillole.
Il terzo volo, quello che finalmente ci porterà in Tanzania, parte in orario, alle 9:15, per poco più di 3 ore di viaggio.
Il tempo di pranzare, guardare un film, e atterriamo a Dar Es Salaam, dove ci attende l'autista del Cuamm, Ibrahim, che ci condurrà nella loro guest house in Bagamoyo Road, dove resteremo per tre giorni in attesa degli altri volontari con cui condivideremo il lungo viaggio verso la nostra destinazione finale.Ho organizzato i miei bagagli in modo da non dover disfare la valigia più grande, contenente solo indumenti pesanti che mi serviranno per il mio soggiorno a Ipamba, e aprire solo il trolley con i vestiti più leggeri, ben sapendo che a luglio a Dar Es Salaam il caldo è umido. Ma nella guest house abbiamo modo di riprenderci dal lungo viaggio e scongiurare il caldo grazie al ventilatore a soffitto (ci sarebbe anche il condizionatore, ma è impossibile regolarlo su temperature non polari, quindi desisto).
SUGGERIMENTO
Quando si risiede all'estero per più di qualche giorno, meglio acquistare una scheda telefonica locale per poter telefonare internamente a tariffe irrisorie o farsi chiamare dall'Italia senza spendere anche solo per aver ricevuto la chiamata, oltre, ovviamente, a poter utilizzare il traffico dati con la copertura degli operatori del paese. Nel mio caso, ho acquistato per soli 3.000 Tzs (scellini tanzaniani, il cambio è circa 1€ - 2.635,15 Tzs) una sim della Vodacom, oltre al traffico dati mensile di 10GB per soli 35.000 Tzs. La copertura della Vodacom è buona in tutta la Tanzania, ma se si scelgono altri operatori, indipendentemente dal paese in cui ci si trova, è bene informarsi come sia la copertura alla destinazione finale, per non scoprire di aver acquistato una scheda inutilizzabile durante il soggiorno.Dar Es Salaam, come la maggior parte delle grandi città africane, è una mescola di persone, azioni, contrasti e colori. Tanti colori. I colori del mercato della frutta e verdura, con i pomodori o le arance ben impilati in ordinati mucchietti piramidali, le tinte accese dei tessuti, la pelle delle persone, oriundi ed espatriati, che spicca ma non stride. Le strade sono asfaltate ma senza marciapiedi, lingue battute di terra chiara, tipico di una città costiera, cosparse di buchi e sassi. La gente ai lati della carreggiata è sempre sorprendentemente tanta e in una manciata di metri si ritrovano tutti i personaggi di questo splendido teatro di cui mi sono follemente innamorata undici anni or sono: la signorina elegante che saltella tra le pozzanghere in tailleur variopinto e tacchi alti, la mamma che vende pannocchie arrostite con un fagotto addormentato legato alla schiena, il disperato accasciato a terra, i bambini che giocano tra i rifiuti, il ricco uomo d’affari che si accinge a salire in macchina e fuggire all’interminabile coda di piccoli autobus su cui saliranno tutti gli altri, stipati come sardine, in una folle corsa incosciente alla portata delle loro tasche.
Dopo tre giorni, arrivano gli altri volontari e con loro proseguiamo verso Iringa, infine Ipamba, ad appena 20 chilometri da lì.
Iringa dista circa 600 chilometri da Dar Es Salaam, un viaggio lungo un giorno. Partiamo all’alba da una città che si sveglia sempre prima dei suoi abitanti e che, alle sei e mezza, è già ingorgata di macchine, autobus e convogli commerciali.Uscendo dalla città, si attraversa gran parte della Tanzania, dirigendosi verso sud-ovest. E il viaggio in macchina è un vero dono. Si alternano zone aride di savana sconfinata e verdi colline ai confini del mondo. Sostiamo per pranzo in un lodge appena fuori dal Mikumi National Park, che la strada principale attraversa come lama calda nel burro. Basta guardare fuori dal finestrino per scorgere elefanti, bufali, giraffe, zebre, gazzelle, impala e scimmie, in un safari gratuito, scontato come il cane che nelle nostre città, a volte, ci attraversa la strada.
Proseguiamo il viaggio nel caldo afoso di una giornata nuvolosa ma torrida, sfilando attraverso una valle che pare magica, popolata di presenze arcane, avi dai poteri soprannaturali che giacciono immobili ma sono lì ad osservare la vita: i baobab. Tanti baobab, come non ne ho mai visti in vita mia, una vera foresta di tronchi ciclopici e sottili rami spogliati dalla chioma. Alberi che fanno ombra, con la loro possanza, a piccole abitazioni di fango e legno costruite tra le loro protettive radici.
A destinazione, finalmente troviamo papà e il suo abbraccio, oltre al fresco dei quasi 1.600 metri sul livello del mare. Ipamba si trova su una collina da cui si domina una vallata che commuove da tanto è sconfinata. I polmoni si aprono a respirare aria fresca, pulita, che depura. Gli occhi, dapprima quasi intimoriti dalla vastità, si lasciano cogliere da un delirio di onnipotenza pensando di avere tutto il mondo sotto controllo. Al di là della perfetta descrizione di Hemingway, solo da questa sommità si può comprendere come alberi e terra rossa abbiano potuto ispirare il grande Scrittore.
Emma durante il viaggio gioca, dorme, si gusta il paesaggio con splendida meraviglia, spalancando il sorriso in un "guarda!" alla vista dei babbuini sul ciglio della strada, o di un'elefantessa che ferma il traffico per far attraversare il suo piccolo, o della gente che, colorata e chiassosa, affolla i mercati dei villaggi, chiacchiera con me e con gli altri quattro con cui condividiamo il van a sette posti cui, a pochi chilometri dalla partenza, abbiamo pure dovuto cambiare la pastiglia dei freni, improvvisandoci meccanici nel mezzo del nulla, utilizzando pietre e rami come attrezzi. But TIA, this is Africa! E io non posso che essere felice, avendo nuovamente riunito di miei due amori: la terra rossa ed Emma.
Stefania Bergo Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro. Con la mia valigia gialla, StreetLib collana Gli scrittori della porta accanto (seconda edizione). |
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