Poeticamente Di Vincenzo Mirra. Il 9 ottobre 2017 ricorre il cinquantesimo anniversario della morte del Che. Nella poesia La Higuera la storia della vita del Comandante Guevara, attraverso i nomi, i luoghi e le immagini più significative che ne evocano la memoria.
Un anno fa scrissi una poesia intitolata La Higuera, proprio come il nome del villaggio andino nella provincia di Vallegrande in cui fu giustiziato Ernesto Che Guevara, dopo essere stato catturato e ferito il giorno prima dall'esercito boliviano in seguito a un'imboscata.
La poesia, che ha vinto la prima edizione del concorso Ode al Che (Montegrappa Edizioni, 2016), è un omaggio personale che ho voluto dedicare al ricordo del Comandante Guevara e che ripercorre in versi la storia della sua vita, attraverso la suggestione dei nomi, dei luoghi e delle immagini più significative che ne evocano la memoria.
Così ho scelto di partire dal titolo, che di solito è l'ultima cosa a cui arrivo scrivendo poesie, ma che nel caso di La Higuera ho scelto per primo, proprio perché volevo partire (e che restasse primo e immediato) dal luogo dell'ultima battaglia, dell'ultimo respiro, dell'ultimo battito del cuore dell'uomo Guevara e del suo sogno rivoluzionario.
Il primo verso invece l'ho immaginato come un respiro grande d'aria pulita, a pieni polmoni (per lui che era un asmatico cronico), d'aria sudamericana, come quella presa da tutto un continente e dal viaggio di formazione e d'esperienze che il giovane Ernesto intraprese, insieme all'amico Alberto Granado, in sella alla motocicletta Poderosa.
Quel viaggio - divenuto celebre nel suo diario Latinoamericana - , come succede spesso per molti viaggi e per molti viaggiatori, finì per cambiare per sempre il destino e la vita di Ernesto. Da quelle radici vennero il tronco ed i rami del suo sogno rivoluzionario: la histórica altura, la testa della colonna n° 8, tutti i luoghi nel mondo in cui portò la guerriglia e la forza ideale dei suoi "fedeli attendenti", fino al fango della quebrada (canalone) in cui combatté l'ultima battaglia, fino al giorno in cui fu venduto e tradito da un povero contadino, che ironia della sorte si chiamava Honorato.
È un albero grande e forte quello della tua storia, Comandante Guevara.
Un albero in cui scorre linfa viva di ideali e di passioni, che ha rapidamente e diffusamente aperto i suoi rami abbracciando generazioni e generazioni, in tutto il mondo.
Guerrillero Heroico, icona immortale, proprio come nel destino della celebre fotografia scattata il 5 marzo 1960 a L'Avana dal fotografo cubano Alberto Korda, così intitolata, una delle immagini più riprodotte della storia, forse la più celebre di sempre.
"Poderosa è la tua memoria", Comandante Guevara.
E per me, al di là delle passioni politiche (non ne ho mai avute), sin da ragazzo, è stato sempre un grande valore l'esortazione che El Che rivolse in una delle sue ultime lettera ai suoi figli (le foglie dell'albero paterno):
Soprattutto, siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. È la qualità più bella di un rivoluzionario.
Ed oggi, che sono un uomo ed un padre, leggo ancora con maggiore commozione il senso profondo di quell'insegnamento.
Per questo ho voluto scrivere gli ultimi versi della mia poesia nella lingua originale del Che. Perché resti per sempre l'accento della storia del Che e la memoria di La Higuera nel cuore dei giusti.
La Higuera
Poderosa
è la tua memoria,
Guerrillero Heroico,
partito per scoprire il mondo
Latinoamericana
in sella ad un sogno rivoluzionario;
Desde la histórica altura
Speranza e Giustizia
nel tuo cuore
fedeli attendenti
sempre al tuo fianco,
a capo della colonna n° 8,
Hasta Siempre
Comandante Guevara
dell’ideale vittoria.
Dalle alture della Sierra Maestra
il vento del tuo amore rivoluzionario
fino alle nere foreste del Congo,
e alle verdi boscaglie della Vallegrande,
tra gli alberi di fitte selve
e poveri villaggi di rade capanne,
tra pallottole di piombo
e la polvere di sparo della guerriglia
nel fango di una quebrada;
Quanto dolore nel tuo destino
tradito dall’inganno di un contadino,
Honorato
fu solo il suo nome.
Hasta
La Higuera,
Siempre,
en el corazón
de los justos.
Vincenzo Mirra Nato a Napoli nel 1973, si è diplomato all'Istituto Nautico per poi laurearsi in Ingegneria Aeronautica ad indirizzo Spaziale. Alle passioni per la navigazione, il mare e l’astronautica, ha sempre aggiunto quelle per la letteratura, la scrittura di viaggio e di meditazione ed il teatro. È autore del blog letterario Beaufort, scritture al vento e taccuini di mare che esprime scritture di vario tipo e argomentazione, anche di natura sperimentale. Dal 2005 vive a Pisa, dove dal 2015 ha iniziato a frequentare corsi e laboratori teatrali, di recitazione, di lettura corale e di drammaturgia. Isole, AUGH! Edizioni. |
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