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[Libri] Elena Genero Santoro presenta: Diventa realtà

Elena Genero Santoro presenta: Diventa realtà - Anteprima, Libri, Gli scrittori della porta accanto

Intervista in anteprima di Silvia Pattarini. Diventa realtà, l'ultimo romanzo di Elena Genero Santoro, PubGold, 2017: tra Torino e Dublino, un nuovo capitolo della saga di Futura e Patrick.


Diventa realtà - Anteprima, Libri, Gli scrittori della porta accanto

DIVENTA REALTÀ

di Elena Genero Santoro
PubGold 
Romance | Narrativa
ISBN 978-8894839166
cartaceo 13,00€
ebook 1,49€

Futura è finalmente incinta e, con rammarico di Patrick, non intende fermarsi per godersi la gravidanza. Non rinuncia al lavoro e organizza mille eventi che la porteranno allo stremo delle forze fisiche e mentali. Manuela, sempre in prima linea nella Casa di Accoglienza per donne in difficoltà, inizia il praticantato nello studio legale del padre, dove conosce Giovanni, timido praticante sfruttato senza ritegno. Quando la sua amica Giorgia denuncia le violenze e lo stalking che subisce da parte del compagno, Manuela vorrebbe fare qualcosa. Giorgia è sola, si è rifugiata a casa del padre Emanuele, un uomo esile e mite, incapace di difenderla dalle minacce e dalle botte. Daniela, in bilico tra un ex ragazzo pressante e un amante occasionale dal carattere indecifrabile. Equivoci, incomprensioni, innamoramenti in un romanzo introspettivo e dai temi molto attuali. Cosa si è disposti a fare per un figlio, per garantirgli la felicità? Finale col botto.


L'autore racconta



Buongiorno Elena, eccoti di nuovo qui a parlarci  dei tuoi libri. Come è nata l’idea di questo ultimo romanzo? È nata prima la trama o prima il titolo?
Buongiorno Silvia e grazie per questo spazio. Per questo libro è nata prima la trama. È il quarto di una serie che ho scritto tutta di seguito, un capitolo via l’altro. È stata semplicemente l’evoluzione della storia.

Diventa realtà appartiene a un genere ben definito o accorpa più generi?
Mi è ogni volta difficile trovare un genere definito per quello che scrivo. I miei romanzi sono sempre a cavallo tra sentimento e attualità in un contorno realistico. Ogni tanto c’è qualche elemento thriller. In “Diventa realtà” c’è un po’ di suspense e climax nel finale.

Si rivolge a un target di pubblico specifico?
Diciamo che, classicamente, si suppone che una storia di sentimenti sia rivolta a un pubblico femminile, ma il realtà, mi accorgo, anche gli uomini apprezzano. E spero che questa storia, con una sotto-trama che racconta la violenza di genere, arrivi anche a loro.

Ci ricordi i titoli delle tue precedenti pubblicazioni?
Oltre a “Diventa realtà” ci sono i capitoli precedenti della saga di cui “Diventa realtà” è parte: “Perché ne sono innamorata”, “L’occasione di una vita”, “Immagina di aver sognato”. Seguono “Un errore di gioventù”, “Gli Angeli del Bar di Fronte” e “Il tesoro dentro”. Gli ultimi due sono libri indipendenti nel senso che non sono legati a nessuna serie.

A monte del tuo ultimo romanzo ci sta un lavoro di ricerca e documentazione?
Il lavoro di ricerca è sempre presente, in questo caso prevalentemente per alcuni luoghi di Dublino che vengono citati. E poi, in Italia, qualcosa per quanto riguarda l’affidamento dei minori quando i genitori sono in disaccordo.

E.M. Cioran affermava: “I libri andrebbero scritti unicamente per dire cose che non si oserebbe confidare a nessuno”. Ci anticipi  qualche indiscrezione sulla trama, quanto basta per incuriosire il lettore?
È un romanzo corale, con alcune sotto trame. Quelle principali sono due. Da una parte ci sono Futura e Patrick che finalmente aspettano un bambino. Futura non vuole smettere di lavorare e si strapazza anche troppo, mettendo a rischio la propria salute fisica e mentale. Ma le cose non andranno come previsto e il parto sarà altamente adrenalinico. Questo tra Londra e Dublino. In Italia invece ci sono giovani praticanti avvocati sfruttati negli studi dei liberi professionisti. E c’è un giovanotto un po’ agitato che vorrebbe l’affidamento esclusivo del figlio di un anno. E una ragazza picchiata dall’ex compagno violento, in un crescendo di tensione fino ai tragici eventi finali.

Qualcuno ha affermato che lo scrittore è un “ladro di vite”. Per creare i tuoi personaggi hai “rubato” la vita a persone di tua conoscenza? Quanto c’è di  autobiografico e quanto di romanzato?
Di autobiografico in senso stretto non c’è mai nulla in quello che scrivo. C’è il mio modo di sentire, è chiaro, ma per il resto rubo, rubo moltissimo. Rubo ai fatti di cronaca, rubo ai miei vicini di casa, rubo alle storie altrui e le faccio mie esplorandole e approfondendole.

I luoghi del romanzo: dov’è ambientato Diventa realtà? Si è reso necessario un lavoro di ricerca per descrivere gli ambienti e i paesaggi o non è stato necessario? Hai scelto queste location per necessità, per moda o per altri motivi?
C’è una parte ambientata a Dublino, città che ho visitato e amato, ma c’è anche un pezzo della Torino in cui vivo: le vie del centro, con gli studi dei professionisti al primo piano e i locali al pian terreno.

Stralci d’autore: lasciaci uno spaccato accattivante tratto dal tuo ultimo romanzo Diventa realtà
Giovanni cominciava seriamente a stufarsi. Da due anni bivaccava nello studio legale del noto avvocato Altimonti, con sede nel centro di Torino, in via Mazzini, in un palazzo storico di gran prestigio, e per due anni, il tempo in cui aveva spurgato il suo praticantato, non aveva fatto altro che rispondere al telefono, fare fotocopie, spedire email e sistemare faldoni tra gli scaffali di legno pregiato e le scrivanie in rovere. Il tutto per la ridicola cifra di quattrocento euro mensili, con i quali riusciva a stento a ripagarsi il treno che prendeva tutti i giorni da Carmagnola diretto a Torino Porta Nuova e a fare poco altro. Per due anni si era alzato alle sei del mattino, aveva trangugiato un caffè veloce, era salito su quel dannato convoglio e per le otto, puntuale, aveva aperto l’ufficio. A pranzo non lasciava mai lo studio, restava alla sua scrivania e tirava fuori le prelibatezze che sua madre gli metteva nel contenitore termico al mattino, prima che uscisse. Menomale che quella povera donna sapeva cucinare (giustamente, dato che gestiva un agriturismo) e che aveva voglia di alleviargli quella vita da pendolare sfruttato: il suo pasto di mezzogiorno era l’unica nota colorata nella sua grigia giornata torinese. D’altronde, se anche avesse voluto pranzare in uno degli innumerevoli locali e ristoranti dei dintorni, avrebbe sforato il budget. Ogni tanto, se c’era bel tempo, scendeva per un caffè al bar di sotto, ma non sempre: anche quello costava. L’avvocato teneva nello studio una macchinetta con le capsule, e Giovanni talvolta ne usufruiva. Anche le capsule però erano a pagamento, il suo datore di lavoro gli tratteneva dalla busta trenta centesimi per ogni caffè bevuto, ma era comunque un costo inferiore rispetto a quello del bar. E c’erano giorni in cui Giovanni aveva davvero necessità di caffè, per tenersi sveglio.


Un proverbio svedese cita così: “in un buon libro la cosa migliore è fra le righe”. Tra le righe è celato qualche messaggio particolare o il tuo obiettivo è esclusivamente quello di intrattenere piacevolmente il lettore?
Questo libro ha l’ambizione esplicita di raccontare temi di stretta attualità: in primis quello della violenza sulle donne, poi il rapporto con la maternità e infine la situazione drammatica dei giovani sottopagati. Ma pensando al proverbio svedese sono d’accordo anche a livello stilistico. Non è necessario sbrodolare dialoghi improbabili o essere ripetitivi e didascalici per comunicare il proprio messaggio. Anzi, a volte l’obiettivo si centra meglio con la sintesi, circoscrivendo i dati essenziali, pennellando le situazioni e descrivendole più che spiegandole. Ho cercato di lavorare in questa direzione mentre rivedevo il libro.

Le recensioni sono la speranza e il cruccio di ogni autore. Secondo te i potenziali lettori leggono le recensioni o, si affidano all’ immagine di copertina o alla sinossi? O a tutte queste cose insieme?
A saperlo! A qualcosa le recensioni servono, perché il mio romanzo “Gli Angeli del Bar di Fronte”, che ne ha ricevute molte e positive, ancora vende a ancora piace. Ma sono anche certa che un libro vende molto bene quando Amazon stesso gli fa propaganda. Basta un giorno di promozione dello store che manda dei warning a tutti i suoi clienti per vendere centinaia di copie e scalare le classifiche. Senza alcun merito.

Per concludere, sei fiera di ciò che hai scritto?
“Fiera” è una parola grossa. Fosse per me cambierei sempre qualcosa. Non sono mai contenta. A un certo punto mi impongo di fermarmi altrimenti non pubblicherei mai. Ma se dopo qualche anno non ce la faccio più, riprendo il testo dall’inizio e cambio ancora delle cose. Cosa che ho fatto di recente con “L’occasione di una vita”, che uscirà prossimamente, sempre con Lettere Animate, in seconda edizione.

Grazie per questa anticipazione in esclusiva e per essere stata con noi. In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri, Elena.
Grazie a te per il tempo che mi hai dedicato!

Silvia Pattarini

Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe,  0111Edizioni.
La mitica 500 blu,  Lettere Animate.


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