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Argentina: il cerro de los siete colores

Argentina: il cerro de los siete colores - Viaggi, Scrittori

Viaggi | Di Emanuele Zanardini. Argentina, i (sette) colori del nord: 1000 miglia dalla pianura alle Ande. E ritorno. Parte II. 

Salinas Grandes – 794 km 

L'auto scala agevolmente la strada tutte curve e tornanti che sovrasta Purmamarca. Sbucando in cima al crinale possiamo spaziare sulle vette circostanti, che assomigliano alle decorazioni di panna su una torta golosa. Si susseguono senza sosta salite e illusorie discese, fino ai… 4170 metri sul livello del mare! È tutto scritto sul cippo! 
A questa altitudine si fatica a respirare, anche perché il fiato è mozzato dall'estrema bellezza del luogo. Arbusti che rasentano terra, tra le pietre; verde ancora più in alto, alle nostre spalle e blu sopra i nostri pensieri! 
Riprendendo la strada scendiamo di quota, a zig-zag tra il rosso delle cime. Poi all'orizzonte si intuisce una pianura e nell'imbuto formato da due pendii, come un rimasuglio di latte sul fondo della tazza dopo colazione, un triangolo bianco.
Che si estende sempre più, con il ridursi della distanza da percorrere e l'aprirsi di una pianura sconfinata, chiusa in alto da una catena montuosa dal profilo regolare e, più lontano ancora, da vette che sanno di Bolivia
Penetriamo nella distesa bianca, non di neve (a queste altezze ce la aspetteremmo), ma di sale. A perdita d'occhio!
Potremmo camminare ore, senza vedere altro che cristalli di sale che si sparpagliano a ogni nostro passo. O credendo di stare su un pianeta inesplorato.
Nella spessa coltre sono intagliate vasche lunghe e strette, piene di acqua dall'azzurro intenso. Vi immergo un dito e lo porto alla lingua. È salata davvero! Ce ne sono diverse, accanto a mucchi che sembrano vera neve accumulata ai lati di una strada. E ai mezzi di lavoro in movimento, grandi camion e spazza-sale gialli e ruspe dalla benna possente.
Accanto al bar costruito con mattoni di sale, un mercatino vende saporiti lama souvenir, con una piccola anfora sulla groppa.


Purmamarca – 860 km

Ci prendiamo del tempo libero ridiscesi a Purmamarca. All'interno del cortile di una chiesa prepariamo il pranzo. 
Il paese è meta di molti turisti. L'artigianato locale è messo in bella mostra. Tra le altre cose mi colpiscono i manufatti in legno di cactus, caratterizzato dalla superficie intarsiata da cavità oblunghe. Attorno alla piazza ci sono molte bancarelle, i venditori sono vestiti in abiti locali. Ci sarebbe da perdere la ragione in mezzo a tutta la mercanzia che varrebbe la pena comprare, tra i colori dei tessuti e quelli del cerro che ha reso la località famosa. 
Il cerro de los siete colores.
È stato originato tra 70 e 5 milioni di anni fa, da strati di sedimenti marini, lacustri e fluviali depositati nei secoli. Ogni colore è dato da un tipo differente di pietra: calcare, manganese, zolfo, argilla rossa, sabbia, piombo, ardesia, rame, carbonato di calcio. 
Sovrasta le case del villaggio, come un fondale dipinto da un artista divino. Onde color rosso cupo, bianco, rosa, bruno, arancio, giallo, verde rame! Che sia intriso di arcobaleno? 

4170 metri sul livello del mare, distesa di sale - Viaggi, Argentina

Tropico del Capricorno – 900 km

La nostra destinazione più settentrionale si avvicina. Contiamo di non fare altre soste prima di giungerci, ma le sorprese non sono finite. 
Siccome un viaggio non è solo questione di spazio e tempo, i confini non sono solo materiali. Le rotte sono iscritte sulle carte e nelle stelle. 
Sul cippo che segnala che stiamo per varcare il tropico del Capricorno, l'animale scolpito indica con una zampa il cielo. All'interno di uno spiazzo rotondo si innalza una cuspide di una decina di metri. È un grande orologio solare. 

Humahuaca – 929 km

La cittadina è conosciuta per la sua posizione all'interno della Quebrada de Humahuaca, una ampia e lunga valle, patrimonio dell'UNESCO dal 2003. La quebrada è un itinerario culturale di 10.000 anni, che fu percorso da aborigeni di diverse etnie. Ancora oggi si conservano riti, feste, arte e musica, tecniche agricole, che sono un patrimonio vivente. 
Humahuaca fu uno dei massimi centri commerciali e coloniali dell'antico cammino Alto Perù. Venne scelta per essere l'altare simbolico della patria e vi fu eretto un monumento all'indipendenza. Numerosi sono gli edifici in stile coloniale, tra i quali la cattedrale di Nuestra señora della Candelaria y San Antonio, completamente bianca. Molto conosciuto in Argentina è il suo carnevale. 
Qui dormiamo in un vecchio dormitorio per studenti, lasciato al suo destino. Non prima però di aver passeggiato per le sue viuzze strette, alla ricerca di un posto dove cibarci. 
Siamo a oltre 3.000 metri di quota e l'aria è sferzante, ciò si rivelerà un piacevole presagio.


Maimarà – 980 km

Presagio di una nevicata!
Il viaggio di ritorno è cominciato con il parabrezza imperlato da piccole gocce, che riconosciamo essere fiocchi di neve, che tuttavia non ci darà noie. 
Lasciamo scorrere il paesaggio fuori dai finestrini. 
Interessante è il cimitero di Maimarà, eretto su una collinetta vicino alla strada. Esempio della tradizione locale, secondo la popolazione più anziana, la posizione singolare è per favorire la connessione con il Tata Inti, il dio Sole della religione inca. 

Tumbaya – 1089 km

Una deviazione per entrare in questo villaggio coloniale e sostare presso la Capilla del Pueblo, una graziosa chiesa gialla, dentro un cortile dal muretto basso e l'arco di ingresso a tutto sesto, chiuso da un cancelletto verde. Sullo sfondo i rilievi colorati che caratterizzano tutta la quebrada de Humahuaca.
Ritorniamo a correre in pianura, anche se si alternano ancora salite e discese, lunghe e dolci. La strada taglia estesi campi coltivati, paesi sonnolenti e piccoli avamposti. 
Il ritmo monotono del motore induce alla sonnolenza, ma anche alla riflessione. È tempo di mandare a memoria le scoperte di questo nostro peregrinare. 
L'Argentina è un paese immenso (ne avrò conferma scendendo a sud) e stupendo, una natura spesso selvaggia, incontaminata, a volte soggiogata dall'uomo. Si alternano povertà, sempre però dignitosa, a ricchezza; peccati a virtù della società odierna. Potrebbe vivere di un benessere diffuso, viste le immense risorse naturali e umane. Un po' come in Italia, il turismo potrebbe essere la vera miniera d'oro, se sfruttato al massimo delle sue potenzialità.
La sua storia ci riporta a imperi mitici, Inca e Mapuche; civiltà dell'argento (dal prezioso metallo il nome Argentina; gli indigeni offrirono manufatti d'argento ai superstiti di un naufragio, nei primi anni del 1500); città misteriose, arrivando fino alle vicende dei nostri tempi. Alla feroce dittatura militare e ai desaparecidos, alla diaspora di tanti emigranti italiani, i cui discendenti sono lieti di informarti delle loro origini.

Termas de Rio Hondo – 1486 km

Valentino Rossi! 
No, non ha parenti argentini, il suo nome e il mitico 46 campeggiano sulle tribune dell'autodromo di Termas de Rio Hondo, dove il pilota di Tavullia vinse nel 2015. Approfitto per inviare una foto dello striscione a una amica italiana sua fan. Sulle gradinate ci sono parecchie persone. 
L'impianto sorge sulle rive del lago omonimo, meta estiva dei benestanti santiagueñi. Con le sue terme, rinomate nel paese. Stride un po' con la situazione economica l'enorme sforzo economico per una struttura utilizzata per breve tempo durante un anno. Ma, si sa, the show must go on!


Santiago del Estero – 1557 km

La sera del terzo giorno rivediamo le ormai conosciute strade di Santiago. Le promesse del viaggio sono state mantenute, non senza picchi di sorprendente bellezza
Saluto le mie compagne di viaggio. 
Nei nostri occhi si legge la stessa emozione e lo stesso desiderio di riprendere presto, come barche, il mare aperto! 

Emanuele-Zanardini

Emanuele Zanardini
Ho scavallato l'età della scuola senza infamia e senza lode... e ancora sto “immaginando” cosa farò “da grande”.
Ho toccato il suolo dei cinque continenti, ho visto il mondo, senza avere la pretesa di averlo capito. Eppure in ogni luogo ho trovato una storia. E ho deciso di raccontarle!
Mi sento un uomo in viaggio (d'amore), Selfpublished.
La guerra è finita, andate in pace, bookabook.


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