Libri | Recensioni di Elena Genero Santoro. Il topo che amava Mozart, Albalibri Editore, e Goldman sang, rieditato e ampliato nel romanzo distopico 2284, due libri di Çlirim Muça, scrittore, drammaturgo ed editore di origine albanese.
Ho conosciuto Çlirim Muça, autore di origine albanese con la sua fiaba Le avventure di un mezzo gallo, ma poi ho avuto la possibilità di leggere anche altre sue opere con un target per adulti.
Ve ne consiglio due.
Il topo che amava Mozart, di Çlirim Muça, Albalibri Editore, 2017. Tra una risata e l’altra, esce uno spaccato abbastanza amaro della nostra società.
Il protagonista è un giovane albanese di nome Agim, fidanzato e convivente con l’italiana Viola, il quale a un certo punto, per volere della famiglia di lei, lascia il lavoro fisso e si reca in Toscana con la suocera Rossana a dirigere un albergo. La fidanzata, invece, rimane a Milano. Lui accetta tutto sommato di buon grado la condizione sfavorevole della perdita del posto fisso e della fine della convivenza con Viola. Si sente parte della famiglia della sua compagna e desidera dimostrarlo. Posta in questi termini sembrerebbe quasi una storia romantica di amore famigliare, ma in realtà il libro è tutt’altro.I toni con cui è scritto questo romanzo sono ben poco romantici. Si passa da situazioni esilaranti ad altre più amare; i dialoghi sono sempre brillanti. Si potrebbe inserire questo libro nel genere grottesco, perché l’autore calca la mano nel rappresentare alcune situazioni e alcuni personaggi, ma alla fine, a ben pensarci, la vicenda è molto più realistica di quanto si possa credere.
Tutto inizia con la presunta morte di Romano, il fratello di Rossana, dunque zio di Viola. È Agim che pensa a tutto, che prima del funerale tenta di risolvere una situazione imbarazzante in cui il cosiddetto “cadavere” si trova. È indirettamente grazie all’intervento di Agim che avverrà la resurrezione. L’inizio, quindi, è col botto, tragicomico come quasi tutto il resto.
Lo zio Romano sembra morire più volte, ma in realtà è vivo e vegeto fino alla fine. È un tirchio a oltranza, è cattivo, sogna per sé un funerale faraonico pur di lasciare tutti gli eredi in miseria. Invece Agim è un buon diavolo, disponibile, fondamentalmente corretto. Gli piace un po’ prendere il giro la gente e inventare scherzi: nell’hotel in cui fa il tuttofare per la metà dello stipendio, ne combinerà d’ogni.
Il libro è strutturato in capitoli che potrebbero essere quasi dei racconti a sé.
A ogni scherzo di Agim – alcuni, pur facendo ridere, mettono parecchia angoscia - ne è dedicato uno. Così come un capitolo a parte è riservato alla storia del topo che amava Mozart, al quale è intitolato tutto il libro. Il topo che amava Mozart è una bestiola che vive nella soffitta dell’hotel e che scorrazza tutto il giorno eccetto quando Agim mette su un’opera di Mozart: in quel momento si calma e si ferma, dimostrando di apprezzare la sua musica. Agim prova per questo topo sentimenti quasi di fratellanza. Il topo è uno dei pochi con cui Agim si sente in sintonia e il capitolo a lui dedicato è quello più dolce, delicato e struggente, nel quale l’autore dimostra di saper cambiare sapientemente registro.Sebbene il protagonista sia un immigrato, il nodo della vicenda non è comunque l’integrazione interculturale dello straniero in Italia. Si parla sempre di integrazione, ma questa investe la sfera famigliare. Le difficoltà che Agim trova non sono diverse da quelle che qualunque genero potrebbe incontrare in una famiglia estranea, soprattutto quando i suoi membri sono delle macchiette avide come lo zio Romano.
Alla fine, tra una risata e l’altra, esce uno spaccato abbastanza amaro della nostra società.
Il topo che amava Mozart
Albalibri EditoreNarrativa
ISBN 978-8897817277
ebook 4,99€
cartaceo 10,39€
Un topo melomane è l'alter ego del protagonista di questo romanzo grottesco, pieno di vitalità e umorismo che ci trascina in un mondo irrealisticamente vero sin dal primo capitolo, imprigionandoci un una storia travolgente fino all'ultima riga.
Dialoghi galvanizzanti, capitoli introdotti da haiku, una trama che si snoda tra Milano ed un paese toscano in riva al mare, un albergo che ospita ingenui tombeurs de femmes, affascinanti donne di tutto il mondo e persone che toccano in modo gentile il cuore di chi legge.
Situazioni difficili, surreali alla Boris Vian a volte e un po' goliardiche alla "Amici miei" in altre, portano lo sguardo del lettore verso l'anima intrinsecamente libera del vero protagonista della storia, il meditativo e passionale albanese Agim.
Goldman Sang, di Çlirim Muça, Albalibri Editore. Un volumetto di circa trenta pagine trasformato, sviluppato e ampliato, diventando un romanzo distopico, dal titolo 2284, di prossima pubblicazione.
Goldman Sang è invece un volumetto di circa trenta pagine che contiene un racconto distopico, che al momento non è più possibile acquistare. Siamo nel futuro, in un tempo di circa tre secoli anteriore rispetto al nostro. Gentile è un infermiere che lavora alla Goldman Sang, l’azienda che si occupa di prelievi di sangue. Ma la Goldman Sang non è l’Avis, e i donatori non sono persone sane che vogliono fare del bene in forma gratuita: sono povera gente che in tal modo tenta di abbassare il proprio debito. Ma a chi va veramente tutto questo sangue? Non vi dico di più, la metafora del dissanguamento è evidente, ma questo libricino, che ricorda un po’ 1984 di George Orwell, è stato ora trasformato, sviluppato e ampliato, diventando un romanzo vero e proprio che uscirà a breve, dal titolo 2284. Il romanzo, che non ho avuto ancora il piacere di leggere, si prospetta persino più incisivo e inquietante di Goldman Sang. Non vedo l'ora di leggerlo.
Elena Genero Santoro Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni. Perché ne sono innamorata, Montag. L’occasione di una vita, Lettere Animate. Un errore di gioventù, 0111 Edizioni. Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni. Il tesoro dentro, 0111 Edizioni. Immagina di aver sognato, PubGold. Diventa realtà, PubGold. |
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