Libri Recensione di Davide Dotto. La resilienza del bosco. Storie di foreste che cambiano il pianeta di Giorgio Vacchiano (Mondadori). Tutto è connesso. Vi è un compromesso tra condizioni favorevoli e periodiche avversità, parti integranti del funzionamento di un ecosistema.
Oggi la società tende a cercare soluzioni semplici a problemi complessi, riducendo il dibattito scientifico a un claim da memorizzare durante una campagna politica. Ma semplificare troppo i problemi non solo non serve a comprenderli, ma ci impedisce anche di trovare soluzioni reali. Là fuori c’è un mondo variegato e ricco di diversità che ci interroga ogni minuto, con migliaia di domande di difficile risoluzione.La resilienza del bosco di Giorgio Vacchiano racconta le foreste, la loro abilità nell'affrontare e superare piccoli e grandi catastrofi che si succedono nel territorio circostante. Per far ciò l'autore rievoca alcuni disastri recenti o passati, dei quali rimangono tracce registrate dentro un vero e proprio patrimonio inestimabile di informazioni. Subendo il fascino della resilienza millenaria di alberi longevi, possiamo studiare le dinamiche del clima di intervalli estesi decine di secoli.
Giorgio Vacchiano, La resilienza del bosco
La resilienza è la reazione degli ecosistemi a calamità naturali e non, a terribili tempeste, incendi spietati.
Le stesse foreste, attraverso i semi portati dal vento, trasmigrano: salgono o scendono di quota alla ricerca di condizioni più adeguate. Altre specie di animali e nuove forme di piante prendono il posto di quelle che non vi sono più, occupando le aree devastate. Così è avvenuto dopo l’eruzione vulcanica del Mt. St. Helens.La desolazione non è destinata a durare a lungo. Lavorano incredibili strategie di adattamento codificate nel Dna comune agli esseri viventi.
Le specie animali e vegetali sono molto più attrezzate di quanto pensiamo a reagire ai disturbi, e sanno approfittare di tutto quello che le catastrofi lasciano dietro di sé per ricolonizzare un ambiente apparentemente distrutto, lasciato libero da “concorrenti”.
Giorgio Vacchiano, La resilienza del bosco
Tutto è connesso. Vi è un’alleanza col nemico, un compromesso tra condizioni favorevoli e periodiche avversità, parti integranti del funzionamento di un ecosistema.
Certo, l'innata capacità di sopravvivenza è messa a repentaglio da prolungate siccità, intense ondate di calore, stravolgimenti climatici che non danno il tempo per escogitare gli opportuni stratagemmi. «Restiamo noi i più grandi agenti di cambiamento del nostro pianeta.»La presenza umana – come del resto quella di qualsiasi altra specie – produce effetti, non sempre infelici. Ciascun essere vivente si integra e partecipa all'habitat modificandolo e spingendolo verso nuovi equilibri. Così l'homo sapiens con la scoperta del fuoco, la coltivazione, l’allevamento.
Qualche esempio:
- la tecnica del bosco ceduo consente una proficua rigenerazione del patrimonio forestale. In sua mancanza i boschi, lasciati a loro stessi, si infittiscono, la luce diminuisce, la biodiversità (presupposto della resilienza medesima) ne soffre, per non parlare della voracità degli incendi che divampassero.
- l’attività umana potrebbe aver contribuito alla piccola era glaciale moderna: i nativi americani per favorire la caccia hanno disboscato molti territori. A seguito però della conquista europea e la decimazione della popolazione stessa, le foreste avrebbero ripreso il sopravvento assorbendo più anidride carbonica del necessario. Ciò avrebbe ridotto l’effetto serra producendo un calo globale della temperatura. La questione è controversa, tanto quanto la difficoltà di calcolare l’impatto del battito d’ali di una farfalla.
Giorgio Vacchiano insiste sulla necessità di avere contezza di ciascuna dinamica coinvolta, evitando di creare ecosistemi artificiali, semplificati e non vitali, quindi privi di resilienza.
Non mancano incursioni nella meccanica quantistica nel descrivere gli strumenti sofisticati a disposizione: modelli di simulazione matematici, impianti satellitari utili a formare zona per zona un inventario forestale che tenga conto di innumerevoli variabili:Piantare alberi non è sufficiente; occorre farlo con le specie adatte a ogni ambiente. In Italia, ad esempio, i grandi rimboschimenti degli anni Venti hanno dato i propri frutti, è vero, ma oggi ci troviamo con molte foreste di pino nero e abete rosso mal gestite, in cui le nuove generazioni di piantine non hanno a disposizione né lo spazio né la luce per sostituirsi alle vecchie. Per non parlare del fatto che queste conifere sono state piantate lì dall’uomo, ma talvolta non riflettono la natura dei boschi che crescerebbero spontaneamente in quei luoghi. Sono ecosistemi semplificati che si trasformano spesso in ulteriori problemi di gestione.La resilienza del bosco di Giorgio Vacchiano è un saggio specialistico. Ricorre a un linguaggio tecnico rigoroso ma non pedante, a rimarcare quanto articolati siano i dilemmi collegati. La lettura, se a tratti sembra impegnativa, non lo è nell'insieme grazie al tono didascalico e all'intento divulgativo del saggio.
Giorgio Vacchiano, La resilienza del bosco
La resilienza del bosco. Storie di foreste che cambiano il pianeta
di Giorgio VacchianoMondadori
Saggio
ISBN 978-8804712909
Cartaceo 15,30€
Ebook 9,99€
Sinossi
Siamo abituati a pensare che le foreste siano statiche, che stiano lì, immobili, da sempre. Ma non è così. Semplicemente vivono, e cambiano, a un ritmo più lento del nostro. C'è, tuttavia, un momento in cui abbiamo la possibilità di apprezzarne il cambiamento, e, ironia della sorte, è proprio quando vi si abbatte una calamità o, come si dice in ecologia, un «disturbo». Che sia un incendio, un'alluvione, un'eruzione, ciò che segue non è l'estinzione totale. Al contrario. Disturbi di questo tipo sconvolgono un ecosistema, ma al tempo stesso aprono la strada a nuove specie animali e vegetali. Come le orchidee, ad esempio, che muoiono all'ombra fitta degli alberi, ma proliferano nei terreni aperti e assolati. O come le aquile, che battono le foreste disastrate perché, senza gli alberi, godono di maggiore visibilità sulle prede a terra. Ed è proprio questa capacità di adattamento, questa naturale resilienza, ad accumunare i boschi e le foreste che Vacchiano ha incontrato durante la sua attività di ricerca e i suoi viaggi, e che racconta in queste pagine. Una resilienza acquisita grazie a milioni di anni di lenta evoluzione, che però potrebbe non bastare di fronte alle pressioni e ai cambiamenti estremamente repentini a cui stiamo sottoponendo la nostra casa comune da un secolo a questa parte. E quindi? Vacchiano indica una strada. Dal parco nazionale di Yellowstone negli Stati Uniti alla foresta pluviale delle isole Haida Gwaii nell'Oceano Pacifico, fino alla piemontese Val Sessera, ogni bosco rivela storie di connessioni: tra alberi e alberi, tra alberi e animali, tra alberi e acqua, o aria, o fuoco. Tra alberi e uomini. E anche, tra uomini e uomini. Dimostrando quanto siamo immersi negli ecosistemi che ci danno la vita. Siamo in relazione con ogni loro elemento. Che ne siamo consapevoli o meno, noi siamo una loro causa e un loro effetto. Le storie che Vacchiano racconta parlano di piante, boschi, foreste, ma soprattutto di noi, di come sapremo immaginare il nostro futuro in relazione all'ambiente che ci circonda.
Davide Dotto Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie. Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni. |
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