Incipit #190 Colette. Un sogno audace di Nicoletta Sipos (Morellini Editore): una biografia romanzata, la vita di una donna, tra contraddizioni e ambiguità, con il sogno più audace per il suo tempo: essere padrona di sé.
Colette
Un sogno audace
di Nicoletta SiposMorellini Editore
Biografia romanzata
ISBN 9788862988490
Ebook 6,99€
Cartaceo 17,00€
La signora, chiamiamola così per il momento, è sdraiata su un divano che con l’aiuto di numerosi cuscini le permette di sollevare il busto e allungare le gambe in una posizione abbastanza comoda. L’artrosi invalidante di cui soffre da una decina d’anni la condanna a una immobilità quasi totale. Alzarsi le risulta faticoso, camminare quasi impossibile. Quando scrive, cosa che capita spesso, sempre rigorosamente a mano, si serve di una graziosa scrivania sulla quale sistema i fogli di carta – sempre azzurri per non affaticare la vista – e sgancia le parole come fossero proiettili, muovendo la stilografica a un ritmo vertiginoso. Ha pubblicato una sessantina di romanzi e duemila articoli, ma dopo tutti questi anni scrivere le piace ancora, per fortuna, quasi a rompere la monotonia delle ore. E tiene ancora fede al proposito formulato tanti anni fa: “Bisogna, con le parole di tutti, scrivere come nessuno”. La luce che filtra dalla grande finestra sembra accarezzare la sua pelle.
L’abbondante strato di cipria maschera le macchie lasciate dall’età e leviga un poco le rughe, ma non può restituirle la giovinezza perduta. Il naso è marcato, gli occhi sono velati, la bocca sottolineata da un rossetto che tende al viola. Una nuvola di capelli color malva le circonda il capo con un curioso effetto corona. Sembra una regina, è giusto dirlo, anche se non ha una sola goccia di sangue blu nelle vene. La sua famiglia è di robusta estrazione borghese. Tra i suoi parenti si contano un paio di editori, diversi giornalisti, qualche militare e donne di grande personalità. Lei stessa si è lasciata molti nomi alle spalle. Nomi che, messi in fila, ricordano un pappagallo dalle piume colorate: Gabrielle Sidonie Colette, Colette Gauthier-Villars, Colette Willy, Colette de Jouvenel. Al tempo di questo incontro è madame Goudeket, moglie di un ex commerciante di perle ebreo diventato editore per amor suo. A qualcuno è parso incredibile che abbia trovato l’amore vero alla vigilia della terza età, ma la vita – e la sua vita in particolare – ha un debole per le sorprese. E il colpo di fulmine per Maurice, il più incolore dei suoi mariti e il meno affascinante dei tanti amici che le hanno tenuto compagnia, pare aver soddisfatto i suoi desideri segreti. Questa è la spiegazione più romantica. Ma forse non si sbaglia a pensare che l’età e la malattia avessero placato la sua voglia di avventura. Quale che sia la ragione, i fatti parlano chiaro: mentre i primi due matrimoni sono durati una decina d’anni l’uno, turbati da reciproci tradimenti, il legame con Maurice è rimasto sereno a dispetto delle tante difficoltà (se mi chiedete quali, vuol dire che non avete vissuto gli anni della guerra in Europa e che, soprattutto, non avete idea di chi fosse mia madre).
La vecchia e la ragazza si studiano in silenzio. L’anziana osserva con occhi severi il volto della giovane. Ha l’aria delicata, teneri occhi da gazzella, il naso all’insù. Il sorriso appena accennato la fa sembrare accorta. L’anziana intuisce che la ragazza si finge calma, ma ha i nervi a fior di pelle. Impossibile darle torto: non ha la minima idea di cosa voglia da lei la signora che l’ha invitata con insistenza, ma che ora sembra già stufa di averla vicina. D’un tratto le pare perfino che somigli a un vecchio mastino pronto ad azzannarla. Non sa come le sia venuto in mente quel paragone violento. Forse esagera. Anzi, esagera di sicuro. Dopo tutto, fragile com’è, quella vecchia signora non potrebbe farle del male. Delle due lei è la più forte. Se si arrivasse a una colluttazione – che idea ridicola, mio Dio, perché dovrebbero mettersi a lottare? – la vecchia non potrebbe cavarsela. La giovane lo sa, eppure non riesce a rilassarsi. Neanche un po’. Cerca di accattivarsi le simpatie della sua ospite che, silenziosa e distratta, fa danzare tra le dita una stilografica nera come un prestigiatore. «Madame, vorrei capire perché sono qui» balbetta la ragazza spezzando il silenzio diventato troppo pesante. Ma non va oltre, anche se le domande sarebbero una infinità. «Hai ragione, mon enfant. È il momento di parlare chiaro. O quasi.»
Dice mon enfant, bambina mia, ma tiene la sconosciuta a distanza. Non le dirà che attendeva quell’incontro con ansia, non scenderà dal suo piedistallo. Finché resta di staccata, conserva la posizione di comando che detiene da mezzo secolo. Dopo tutto lei è Colette, una scrittrice che si firma con un solo nome che comunque basta e avanza. Non occorre altro per individuare in lei un mito.
«Oui madame...» mormora la ragazza, che ha gli occhi lucidi come se avesse voglia di piangere.
Quarta di copertina
Colette. Un sogno audace, di Nicoletta Sipos
Inseguì tra contraddizioni e ambiguità il sogno più audace per una donna del suo tempo: essere padrona di sé. Il primo marito la chiudeva a chiave per costringerla a scrivere, ma finì apprezzata da Proust, Cocteau, Gide. Diede scandalo danzando nuda al music-hall e per i suoi amori, ma si puliva del fango con un sorriso. Era raffinata, ma bazzicava i bassifondi. Creò cosmetici su consiglio di André Maginot – lo stratega che progettò la linea difensiva francese sfondata dai tedeschi nel 1940 – e dall’impresa fallita imparò a scrivere testi pubblicitari per le sigarette Lucky Strike e le automobili Ford. Voleva far frustare a sangue le femministe e chiuderle in un harem, ma rifiutò di entrare nell’Académie Française perché era preclusa alle scrittrici. Ebbe compagni che potevano essere suoi figli, ma ignorò la sua unica figlia dicendo che generazioni diverse non dovevano vivere insieme. Eppure la figlia, lei pure di nome Colette, si dedicò al culto della madre e volle essere sepolta accanto a lei. Ed è alla figlia che ho affidato il racconto per scavare nei fatti, della biografia della donna.
Nicoletta Sipos
Nicoletta Sipos scrive di libri su “Chi” e sul blog nicolettasipos.it. Italiana di origini ungheresi, considera un punto di forza elaborare i suoi romanzi da storie vere. La sua vita di Colette corrisponde a questo criterio. Si è occupata di violenza domestica (Il buio oltre la porta); di maternità assistita (Perché io no?); della Shoah in Ungheria (La promessa del tramonto e La ragazza con il cappotto rosso). Con Lena & il Moro e ha trasformato in noir l’incontro tra una professoressa in pensione e un giovane sbandato alla vigilia di Natale. È sposata con l’uomo più paziente del mondo, ha quattro figli e sei nipoti.
★★★★★
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