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Il mare e la nebbia, di Rosa Santi: incipit

Il mare e la nebbia, di Rosa Santi: incipit

Incipit #198 Il mare e la nebbia, di Rosa Santi (PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto). Un breve viaggio di riflessione sulla morte e sulla vita, con una colonna sonora ad ogni atto.




Il mare e la nebbia

di Rosa Santi
PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Narrativa
ISBN 978-8833666235
Ebook 2,99€
Cartaceo 10,00€


Immaginate una Milano svuotata dalle ultime ferie estive e un uomo solo a solcarne i fiumi grigi che la attraversano. Parlerò di lui, della sua solitudine, e di quella parte della vita che precede la morte, fondamentale per la sua formazione più di qualsiasi evento vissuto prima.
Lui si chiama Gianni. Il tempo sembra non averlo scalfito. Ha fatto lavori che gli hanno risparmiato il fisico ed è sempre stato alla larga dal prendere troppo sul serio quanto gli accadeva attorno.
Forse per questo, o per qualche fortunata combinazione genetica, le mani e la fronte non sembrano aver risentito del passare degli anni. Mentre cammina, sfilano nella sua testa pensieri, ricordi, decisioni, sogni.
Un viaggio in treno.
Ad accompagnare il paesaggio che cambia, il viaggio richiama musica, oppure silenzio e caos di pensieri. Se impone musica, deve essere qualcosa di incalzante.
Lo vedo, Gianni, uomo dalla ignota età ma ben noto destino, addormentarsi cullato dal ritmo delle ruote sui binari, con le note di Ivano Fossati e i suoi treni a vapore, o quelle oltreoceano di Eddie Vedder.

On bended knee is no way to be free
Lifting up an empty cup I ask silently
That all my destinations will accept the one that's me
So I can breath.


Si avvicina alla periferia di Milano uno degli ultimi temporali della stagione. Sopra di lui una pingue nuvola nera sembra minacciarlo, gli urla di tornare dentro.
«Torna dov’eri e chiedi scusa» lo rimprovera come fosse un bambino. O si rimprovera lui, che non è mai stato più presente di così nella sua vita. Lascia indietro palazzoni color mattone e alti cancelli: la cupa ironia di un luogo di cura che ricorda un carcere.
Loro avevano promesso, e nonostante questo, non sono riusciti a liberarlo. Non può restargli che evadere allora, dalla sua malattia, o da se stesso.
«Come già sa, la radioterapia non ha funzionato. Non siamo riusciti a sospenderne la crescita ma possiamo ancora rallentarla. La chemio è la soluzione che le proponiamo. Avrà uno scopo palliativo, le potrà dare un paio di mesi in più di quelli che ci aspettiamo.»
Aveva sempre pensato che fosse un talento solo suo, quello di trovare soluzioni non definitive ai problemi. Il fisico ha assorbito tutto quello che lui sperava di aver evitato e ora batte cassa sotto forma di vita aliena. Di palliativo non vuole più niente.
Si alza il vento.

La nuvola bussa alla finestra dell’ambulatorio.

La può sentire urlare, la vede lanciare dardi di luce là fuori. E anche lì dentro. Lui la percepisce, ne sente il vento e l’elettricità, la potente voglia di scaricarsi.
Urla un vaffanculo potente come un tuono: al suo male, a quel posto, a chi gli ha promesso di curarlo e ora prova a patteggiare con il destino un paio di mesi in più. Persa la sfida, i suoi ex salvatori ora gli sembrano patetici e quasi annoiati dalla sua presenza.
Se ne va, sbattendo la porta al ritmo del temporale.
È giorno di decisioni: sulla sua morte, sul perdere l’autobus, sul riconciliarsi con il verde elettrico di Parco Sempione bagnato dalla pioggia, sul ritrovare il movimento dei suoi piedi. Qualcuno passeggiando con l’ombrello lo guarda, indeciso se offrirgli un riparo temporaneo o lasciarlo solo nel tentativo di salvare se stesso.
Nella strada verso casa gli viene in mente il viso dolce di sua madre. Lei era stata padrona della sua vita, in ogni scelta, tranne in quella di andarsene. La ricorda piccola, nel suo letto di ospedale, a rifiutare il cibo insipido e a sognare Venezia.
Ha sempre saputo dove lei avrebbe voluto morire e non l’aveva accontentata. Un uomo non è mai pronto al riaffiorare dei rimpianti nello stesso modo in cui non sarà mai preparato a lasciar andare la propria madre.
Una coppia gli fa un cenno di saluto e compassione da sotto la loro cupola colorata. Camminano veloce. Lei ritorna a guardarlo una seconda volta. Le donne sono allenate a capire quando non sono solo le gocce di pioggia a bagnare un viso.


La trama

Il mare e la nebbia, di Rosa Santi

Gianni è arrivato alla fine della corsa. Sa di essere ancora giovane, sa di aver sprecato la sua esistenza curando troppo il lavoro e troppo poco i suoi legami sociali. Decide di scappare da una grigia Milano, fare un viaggio in treno e approdare a Venezia, per permettersi di ritrovare antichi ricordi e farne propri di nuovi. È qui che conoscerà Sabrina, oste e strega, e Guido, aiutanti magici e anime complementari. Tra le nebbie della laguna comincerà a ricordare anche Grazia, sua madre, e tra le maree verranno a galla vecchi rimpianti.
Il mare, nel frattempo, riempie le reti, nutre gli uomini, porta messaggi ai vivi e ai morti.
Un breve viaggio di riflessione sulla morte e sulla vita, una colonna sonora ad ogni atto. Rilassatevi, fate partire la playlist e godetevi il paesaggio dal vostro posto al finestrino.

Rosa Santi

Rosa Santi è nata a Rovigo nell’autunno del 1989.
Appassionata come tutti i bambini di favole e racconti, decide di imparare a leggere molto presto e altrettanto presto a scrivere storie per sé. La vita l’ha portata a provare una facoltà di Conservazione dei beni culturali per poi conseguire una laurea in Scienze Infermieristiche che le ha permesso di sondare a fondo l’ampio ventaglio di emozioni umane, tra sofferenze e gioie, nonché molto spesso il confine sottile tra la vita e la morte.
Rimanendo legata profondamente al mondo della scrittura e dell’arte, decide di unire le sue passioni e il suo lavoro, riportando le esperienze di ogni giorno in quello che scrive.
Il coraggio di fare il coming out narrativo le è arrivato di recente. Nel 2018 partecipa a tre concorsi letterari, vincendone i riconoscimenti e le pubblicazioni nelle antologie relative. Pubblica con Apollo Edizioni il racconto Divisa, sostantivo femminile per la raccolta Io donna in 200 parole. Per Tralerighelibri, nella raccolta Antologia Criminale, Garfagnagna in giallo Barga noir pubblica il racconto giallo Blue Moon. Per la rassegna FIPILI Horror Festival, pubblica il racconto Un cerchio ristretto, edito da Il Foglio.

★★★★★

Il buon giorno si vede dal mattino, dicono, e un buon incipit e una copertina accattivante possono essere il perfetto bigliettino da visita di un libro.
Secondo voi, quante stelline si merita il biglietto da visita di questo libro?

Tutti i nostri incipit:




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