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Recensione: Avevano spento anche la luna, di Ruta Sepetys

Recensione: Avevano spento anche la luna, di Ruta Sepetys

Libri Recensione di Silvia Pattarini. Avevano spento anche la luna  di Ruta Sepetys (Garzanti). Un romanzo potente sul genocidio dei lituani che strappa il respiro e rivela la natura miracolosa dello spirito umano, capace di sopravvivere e continuare a lottare anche quando tutto è perso.

Il romanzo di Ruta Sepetys è un importante documento storico, poiché si ispira a una storia vera, drammatica e dai risvolti tragici. Bisogna premettere che non solo gli ebrei furono deportati nei campi di concentramento ai tempi di Hitler, ma un’altra dittatura, non meno bestiale e cruenta, imperversava in Europa in quei tragici anni: il regime stalinista nella sconfinata Unione Sovietica.

Dopo aver occupato gli stati baltici di Lettonia, Estonia e Lituania, il Cremlino stilò dei lunghi elenchi riportanti i nomi di persone considerate ostili al regime, che in seguito furono deportate nei gulag, ovvero campi di lavoro in Siberia.

Questa tragica sorte tocca anche alla giovane Lina; nel giugno del 1941 viene deportata nei campi di lavoro (gulag) con la madre e il fratellino di undici anni, colpevoli solo di risultare iscritti in quei lunghi elenchi, insieme a centinaia di persone, senza nemmeno sapere il perché.
Stipati come sardine in un lurido treno merci, nella carrozza al cui esterno campeggia la dicitura “ladri e prostitute”, trattati come criminali, i deportati, in maggioranza lituani, iniziano il loro viaggio infernale verso l’ignoto.
Il prete alzò lo sguardo, spruzzò dell’olio e si fece il segno della croce mentre il nostro treno si allontanava sferragliando. Stava dando l’estrema unzione. Ruta Sepetys, Avevano spento anche la luna

Dopo diverse settimane il treno ferma nella remota regione dei Monti Altaj, in quello che per Lina, sua madre, il fratellino e tutti gli altri segnerà l’inizio della schiavitù.

Privati di ogni genere di conforto, costretti al duro lavoro nei campi e all'indigenza, a scavare fosse per guadagnarsi anche un solo tozzo di pane, i giorni sono interminabili. Lina trova rifugio nei suoi disegni: userà la sua arte per disegnare gli orrori che vive nel quotidiano, mentre cerca disperatamente di mettersi in contatto col padre, anche lui detenuto prigioniero dai sovietici in una ignota destinazione. Tutti i deportati sono costretti a subire maltrattamenti e angherie da parte della polizia sovietica, a patire il freddo e la fame.
Dopo qualche tempo Lina, la madre, il fratello e pochi altri vengono caricati a forza prima su un camion e poi imbarcati su un piroscafo, verso una nuova destinazione: Trofimovsk, in Siberia. Sulle sponde del Mar Glaciale Artico la notte dura mesi, è difficile scaldarsi e sopravvivere. Raccolgono le reti da pesca, dimenticate dai pescatori sulla battigia per coprirsi un po’. Molti si ammalano, altri muoiono di freddo e di malnutrizione, le possibilità di resistere fino al sorgere del nuovo sole sono remote. Lina s’aggrappa alla speranza e ai suoi disegni.

Avevano spento anche la luna di Ruta Sepetys è una lettura dolorosa, cruda, per lettori coraggiosi, strappa il respiro.

Le atrocità raccontate in certi punti sono difficili da sopportare: malvagità e disumanità s'intrecciano, lasciano il lettore indignato e con un nodo in gola e sorge spontanea la domanda: com'è potuto accadere? Verità sconcertanti, per troppo tempo taciute perché scomode, urlano il loro dolore, pesano come macigni, necessitano di uscire allo scoperto.
Solo in tempi recenti, qualcuno ha avuto il coraggio di raccontare gli abusi subiti. Come spiega l’autrice Ruta Sepetys in una nota a fine libro, ha svolto numerose ricerche, si è recata personalmente in Lituania dove ha incontrato i parenti dei deportati, alcuni superstiti dei gulag, nonché storici, psicologi e funzionari governativi. Qualcuno ha lasciato delle memorie scritte e dei disegni, ben celati in scatole di legno e poi interrate, nascoste ai sovietici per paura di ritorsioni. I sovietici hanno cercato di insabbiare il genocidio del popolo lituano, come del resto è già accaduto col genocidio degli ebrei da parte dei nazisti. Un libro che racconta una vergognosa e triste pagina di storia. Un romanzo da leggere, per riflettere sul valore della memoria, perché ricordare, tramandare e non dimenticare è il primo passo per evitare che il male possa di nuovo bussare alle nostre porte.



Avevano spento anche la luna

di Ruta Sepetys
Garzanti
Romanzo storico
ISBN 978-8811006022
Cartaceo 10,40€
Ebook 3,99€

Sinossi

Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una notte, una sola, per cambiare il corso di tutta una vita. Quando a ricordarle chi è, chi era, le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza. È il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con violenza in casa sua, in Lituania. Lina, figlia del rettore dell'università, è sulla lista nera, insieme a molti altri scrittori, professori, dottori e alle loro famiglie. Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Verrà deportata. Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete. Fino all'arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide, sussurrando. E dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare, giorno dopo giorno. Ma c'è qualcosa che non possono togliere a Lina. La sua dignità. La sua forza. La luce nei suoi occhi. E il suo coraggio. Quando non è costretta a lavorare, Lina disegna. Documenta tutto. Deve riuscire a far giungere i disegni al campo di prigionia del padre. È l'unico modo, se c'è, per salvarsi. Per gridare che sono ancora vivi. Lina si batte per la propria vita, giurando che, se riuscirà a sopravvivere, onorerà per mezzo dell'arte e della scrittura la sua famiglia e le migliaia di famiglie sepolte in Siberia. Ispirato a una storia vera, "Avevano spento anche la luna" spezza il silenzio su uno dei più terribili genocidi della storia, le deportazioni dai paesi baltici nei gulag staliniani. Definito all'unanimità da librai, lettori, giornalisti e insegnanti un romanzo importante e potente, racconta una storia unica e sconvolgente, che strappa il respiro e rivela la natura miracolosa dello spirito umano, capace di sopravvivere e continuare a lottare anche quando tutto è perso.

Gulag, 1930s | Photo-exhibition «International Women’s Day – History in Photos»
UNDP Ukraine

Silvia Pattarini



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