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Rileggendo Orgoglio e pregiudizio, di Jane Austen

Rileggendo Orgoglio e pregiudizio, di Jane Austen

Professione lettore Di Davide Dotto. Rileggendo Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, pubblicato la prima volta nel 1813: «Più conosco il mondo, più ne sono disgustata; e ogni giorno conferma la mia convinzione dell’incoerenza del carattere umano, e della poca fiducia che possiamo riporre in tutto ciò che può apparire merito e intelligenza».

Gran parte della nostra vita, delle cose che si fanno o si apprezzano, si basa su convenzioni, codici comportamentali più o meno consolidati. Essi di epoca in epoca hanno il loro peso, creano certezze e senso di appartenenza. Hanno, insomma, il loro perché.
Come tutto ciò che li riguarda subiscono mutamenti, evoluzioni (e involuzioni); devono mostrare di essere all’altezza (dei tempi), prima ancora di chi vi sottostà: se eccedono nella misura, se se ne affievolisce il senso, si fanno soverchianti.
Ben venga, quindi, chi li passi di volta in volta al setaccio, ne colga il ridicolo e le sfumature. Soprattutto se qualcos'altro li alimenta: per esempio l’orgoglio, la vanità, il pregiudizio, e mille altri sentimenti che costruiscono barriere insormontabili tra persona e persona; oppure la rigidità dello spirito che fa a gara con la intransigenza delle forme.
Orgoglio e pregiudizio

Orgoglio e pregiudizio

di Jane Austen
Newton Compton
Classici
ISBN 978-8881832910
cartaceo 4,66€
Ebook 1,99€
Leggi online gratis o Scarica PDF Pubblico Dominio

I codici comportamentali, o “le buone maniere” (non a caso novel of manners è il genere a cui appartiene Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen) fanno da schermo contro insidie di varia natura, e contribuiscono a tenderne di nuove e di altrettanto velenose.

Non se ne può comunque fare a meno quando si occupano di cose troppo importanti: patrimoni, matrimoni, status sociali da preservare o acquisire.
Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen è un romanzo molto complesso, e non solo per la trama articolata, difficile da riassumere e da portare sulla scena.
Vi sono personaggi indimenticabili e controversi: di Mrs. Bennet si dice subito che fosse «una donna di intelligenza mediocre, di poca cultura e di carattere volubile. Quando era scontenta, si immaginava di essere nervosa. Il grande scopo della sua vita era di dar marito alle figlie; le sue uniche distrazioni le visite e i pettegolezzi». Tuttavia è una persona che fa bene i suoi calcoli, o almeno ci prova. Sa che non sono molte le occasioni di incontrarsi (il ballo in proposito è il “social media” dell’epoca) e sposare un buon partito.



Per i Bennet, infatti, è fonte di preoccupazione avere solo figlie femmine: significa che esse non potranno ereditare, né mantenere la proprietà che andrà a un lontano cugino.

Mr. Collins è un ecclesiastico che ha appreso alla perfezione l’arte di guardare dall’alto in basso chicchessia, cifra distintiva e irrinunciabile che si fa tutt’uno con l’indole: «uno sciocco pieno di sé, tronfio e di idee ristrette», cui si aggiunge un’ottusità che non gli consente di cogliere antifone, o di leggere tra le righe.
E anche se Elizabeth, la seconda delle figlie, avrà il suo bel dire per rifiutarne con garbo e determinazione la proposta di matrimonio, assistiamo a un dialogo che è un estenuante loop.
Ciò a dimostrazione che a “buone maniere”, “codici comportamentali”, ritualità del vivere civile, va affiancato dell'altro. Non ci si può accontentare delle “forme”, e Mr. Collins e altri vi indulgono fin troppo.
Non sono molti i personaggi che – in sordina o in primo piano – alimentano un proprio retto sentire, una sensibilità particolare che nel dominio delle forme fatica a farsi valere.

Orgoglio e pregiudizio è il romanzo di chi non si accontenta di complimenti e sorrisi, ma tenta di andare in profondità avvalendosi, però, degli stessi codici comportamentali, delle medesime convenzioni, cioè del linguaggio e della sintassi a disposizione.

Non mancano gli strumenti affinché questo sia possibile: in casa, i libri diventano occasioni e temi di conversazione tutt’altro che banali.
«Che ne direste se parlassimo di libri?»
«Libri? Oh no. Sono sicura che non leggiamo gli stessi, o perlomeno, non con gli stessi sentimenti» Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio – cap. 18
La biblioteca paterna è l'unico modo per consentire alle figlie – o a chi di loro ne abbia l’attitudine e la voglia – di istruirsi.
Non solo. Lo spirito e il senso di dispetto di Mr. Bennet nei confronti dei "nervi" della consorte ce lo rendono simpatico. Non è privo di limiti: tende all’indolenza, salvo qualcosa – un’emergenza – non lo smuova, e non sembra far molto affidamento sulle figlie: «Nessuna di loro vale molto, sono tutte sciocchine e ignoranti; ma Lizzy è un po’ più sveglia delle sue sorelle».

Chi spicca in particolar modo è proprio Elizabeth con la sua indipendenza e argutezza di giudizio.

Orgogliosa non meno di Mr. Darcy, il suo è il punto di vista privilegiato del racconto. È un’attenta “studiosa dei caratteri” e più di qualcuno se ne accorge.
«Posso chiedervi a cosa tendono tutte queste domande?»
«Soltanto a rendermi conto del vostro carattere… Sto cercando di studiarlo»
«E a che punto siete arrivata?» Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio – cap. 18
Elizabeth sceglie con cura le parole da pronunciare, ben consapevole delle regole del gioco, diffidente dello stile fiorito di Mr. Collins, e consapevole delle trappole in cui lei stessa può cadere o è caduta.
Più conosco il mondo, più ne sono disgustata; e ogni giorno conferma la mia convinzione dell’incoerenza del carattere umano, e della poca fiducia che possiamo riporre in tutto ciò che può apparire merito e intelligenza.Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio – cap. 24

E altrettanto fa lo scontroso Darcy, la cui indole è tale da urtare sempre qualcuno, non meno l’orgoglio di Elizabeth.

In un mondo esterno fin troppo pieno di insidie per non cercare di difendersene a spada tratta, a poco a poco si fa strada tra loro un’accesa schermaglia: le anime candide rischiano di corrompersi anche per eccessiva virtù, o – dietro i reciproci pregiudizi – di non comprendersi affatto.
Le convenzioni giocano un ruolo più o meno marcato secondo i momenti. Non è la stessa cosa vivere nelle campagne inglesi di fine Settecento o inizio Ottocento. L’età vittoriana sarà molto più rigida e severa, mentre ora prevale una forma di “ipocrisia gentile” intesa a proteggere, creare sicurezza e opportunità, mantenere uno status o acquisire una posizione.

Scritto cinquant’anni dopo, in epoca vittoriana Orgoglio e pregiudizio sarebbe diventato molto probabilmente qualcosa di simile a Il mulino sulla Floss di George Eliot (pseudonimo della scrittrice Mary Anne Evans) votandosi a un epilogo tragico.

Ma per il momento, nel 1813 – anno di pubblicazione del romanzo di Jane Austen – vi è un altro contesto. L'Europa, dopo Rivoluzione Francese e imprese napoleoniche, sta per entrare nella Restaurazione. L'Inghilterra la sua rivoluzione (la seconda per essere precisi) l'ha avuta almeno un secolo prima (1688): ora i nuovi ricchi si stanno facendo strada, ma non c'è alcun ordine da sovvertire. L'industrializzazione è agli inizi, non ha ancora raggiunto le campagne e le industrial novel di Dickens sono di là da venire.


Davide Dotto


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