
Musica Di Stefania Bergo. Dai versi alle note, quando le canzoni sono poesie: 4 marzo 1943. Dall'album Storie di Casa Mia, la celebre canzone di Lucio Dalla, che proprio oggi compirebbe 80 anni.
4 marzo1943 è una canzone di Lucio Dalla, una delle più rappresentative, erroneamente ritenuta autobiografica, dal momento che il titolo è la sua data di nascita. In realtà, il titolo della canzone è stato dettato dalla censura. La canzone, infatti, è stata presentata al Festival di Sanremo del 1971, classificandosi al terzo posto, e siccome il titolo inizialmente era Gesubambino, Lucio Dalla fu costretto a cambiarlo e scelse semplicemente il giorno del suo compleanno.Il testo di 4 marzo 1943 è frutto della collaborazione con Paola Pallottino e racconta la storia di una ragazza di sedici anni che rimane incinta dopo un'ora di tenerezza con un soldato alleato che poi morirà in guerra.
La giovane, ancora troppo giovane per essere madre, alleverà da sola il figlio, pur nella miseria, con l’innocenza dei suoi anni, fasciandolo come un bambolotto e dandogli un nome impegnativo e sacro: Gesubambino.Della canzone esistono numerose versioni, anche all’estero, come quella in portoghese di Chico Buarque de Hollanda. Tra le più celebri ricordiamo: Dalida, Maria Bethânia, Francesco De Gregori, Lara Saint Paul, Tomislav Ivčić,Andrea Bocelli, Gianni Morandi e Sbronzi di Riace.
Storie di Casa Mia: il secondo album di Lucio Dalla.
- Itaca
- Un uomo come me
- Il bambino di fumo
- Il colonnello
- Il gigante e la bambina
- La casa in riva al mare
- Per due innamorati
- 4/3/1943
- Strade su strade
- L'ultima vanità
- Lucio dove vai?
4/3/1943 di Lucio Dalla
Compositori: Lucio Dalla | Paola PallottinoTesto: © Universal Music Publishing Ricordi Srl.
Dice che era un bell'uomo
E veniva, veniva dal mare
Parlava un'altra lingua però sapeva amare
E quel giorno lui prese mia madre sopra un bel prato
L'ora più dolce prima d'essere ammazzato
Così lei restò sola nella stanza,
La stanza sul porto
Con l'unico vestito, ogni giorno più corto
E benchè non sapesse il nome
E neppure il paese
M'aspettò come un dono d'amore
Fino dal primo mese
Compiva sedici anni
Quel giorno la mia mamma
Le strofe di taverna
Le cantò la ninna nanna
E stringendomi al petto che sapeva,
Sapeva di mare, giocava a far la donna
Con il bimbo da fasciare
E forse fu per gioco o forse per amore
Che mi volle chiamare come Nostro Signore
Della sua breve vita il ricordo,
Il ricordo più grosso, è tutto in questo nome
Che io mi porto addosso
E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino
E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino
E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino
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Stefania Bergo |
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