Professione lettore Di Stefania Bergo. Cinque personaggi femminili dei libri indimenticabili: Nives, Giada, Futura, Adele e Gabriella.
Cinque personaggi femminili indimenticabili di cui non riuscirete a non innamorarvi. Raccontati in altrettanti libri da non perdere.Nives è la protagonista di La ricamatrice di Maurizio Spano. La guerra, l'alluvione, la dura vita della campagna e della ricostruzione, Nives affronta tutte le difficoltà della vita da madre sola, la cui storia è legata a filo doppio a quella del Polesine, un luogo che segna i suoi abitanti come l'aratro solca i campi coltivati.
Giada è la coprotagonista di Ballata triste a due voci di Dina Ravaglia. Ventisette anni, maestra elementare, intreccia la sua vita a quella di Theo, il diciannovenne fratello di un suo alunno. Passionale, ingenua, ansiosa, vorrebbe mimetizzarsi nel contesto, da cui invece spicca inevitabilmente.
Futura, da Un modo lo trovo di Paola Napoleone, è una donna che affronta una diagnosi di cancro e tutto il percorso di cura, senza clamore, con estremo riserbo e introspezione, per perturbare il meno possibile la vita di chi le sta intorno, primo fra tutti il figlio.
Adele è la coprotagonista femminile di Eva di Claudia Bresolin, una figura enigmatica e affascinante, borderline, avvolta in un'aura seducente di mistero.
Gabriella è una giovane ingegnera, protagonista di Petrolio bollente di Katia Manfredi, che si trova a lavorare in un ambiente prettamente maschilista, scontrandosi con tutti quei pregiudizi che ancora oggi molte donne sono chiamate a sfatare, con determinazione, per spostare l'attenzione dal loro aspetto fisico alla loro professionalità.
Vi hanno conquistato queste donne indimenticabili?
Nives, da La ricamatrice di Maurizio Spano
«Ma dove sono finita? – chiese Nives, sbattendo gli occhi, incredula. – Perché non sono a casa mia? Lauretta che succede?»
«Sei in montagna, con me. Sono quasi sette giorni che sei mezza addormentata! – le rispose la sorella, seduta sul letto, tirando un sospiro di sollievo e toccandole la fronte con le dita – Mamma mia che contenta che sono che ti sei svegliata! Hai anche la faccia meno rossa. Lo aveva detto il dottore, ci vuole tempo ma ti passerà!»
Poi le raccontò tutto quello che era successo: l'acqua che entrava in casa, il viaggio, la febbre che non le passava mai.
[...] «La Rosa! La mia bambina! – gridò Nives, stringendo le coperte fra le mani – Dov'è la mia bambina?»
[...] A Nives, in quei giorni, sembrò d'impazzire. Se negli ultimi tempi, pur nella malattia, aveva mostrato netti segni di miglioramento, la notizia che la figlia, forse, era scomparsa, la fece cadere in uno stato di prostrazione che la portò quasi all'autodistruzione.
[...] Nives aveva allora ventisei anni e, in teoria, tutta la vita davanti. Tuttavia, a lei sembrava che tutto fosse già finito quella primavera; riprese a lavorare in campagna e fare tutti i mestieri in casa, esattamente come prima dell'alluvione. Sembrava che non fosse cambiato niente e invece lei aveva partorito una bambina e avuto un fidanzato e un sogno meraviglioso tutto da vivere e adesso, invece, non aveva più niente.
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Giada, da Ballata triste a due voci di Dina Ravaglia
Ecco, ce l’ho fatta ad arrivare in ritardo. Lo sapevo. Eppure me l’ero imposto fin da stamattina: parti presto. Non correre. Impara a gestire la tua ansia.
Sì, perché a me essere in ritardo fa venire l’ansia. E adesso sono in ritardo. Il cuore mi batte a mille. Sto sudando, eppure non fa caldo. Ma nemmeno freddo, per essere settembre.
Quello che non sopporto sono le situazioni in cui ti notano tutti. In certi contesti è chiaro che ti notano, figuriamoci: tu sei la maestra, loro i genitori, questa è un’aula, tu sei da una parte della cattedra, loro dall’altra. Sono lì apposta per vivisezionarti, pronti a capire cos’hai che non va e in quale modo perverso potrai nuocere ai loro figli.
[...] Supplenza annuale. È la prima volta. Non è male, mi hanno detto. È tutto relativo, si potrebbe dire che ho già ventisette anni, e non ho concluso un granché. Sono riuscita ad avere una supplenza annuale, e questo è tutto; immagino che nell’elenco non sia da inserire il fatto che ho preso in affitto un appartamento non lontano dalla scuola con l’aiuto dei miei, e neppure che riesco a sopravvivere cucinandomi i pasti, facendo lavatrici e passando l’aspirapolvere. L’argomento università è meglio lasciarlo stare, visto che ho dato due esami e ho rinunciato. Stavo troppo male. Non ce la facevo. Non avevo abbastanza forza, non lo so, non faceva per me.
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Futura, da Un modo lo trovo di Paola Napoleone
Sono qui, spogliata di tutto, anche della speranza mentre ripercorro lo sviluppo del mio abbondante seno, che da bambina ha preso forma precocemente, provocando in me imbarazzo e timidezza. Uno sviluppo sproporzionato rispetto alla mia età. Io, incredula, in ombra, dietro di lui. Crescendo, ho imparato ad apprezzarlo, rispettarlo e amarlo. Ora ha un temibile ospite.
[...] Come sempre, di fronte a cose importanti, nel bene e nel male, ho il fiato corto. Recupero attraverso profondi respiri. È il mio modo.
Intorno a me tutto si fa nero.
Confusamente riecheggiano consolazioni, consigli, indirizzi utili a cui rivolgermi.
Sono nelle tenebre, in un tunnel insonorizzato, in preda a emozioni opprimenti. Sento ma non ascolto, guardo ma non vedo, capisco ma non comprendo.
[...] Sono sconvolta, mi fa male il cuore. C’è il vuoto intorno, scarseggiano ganci a cui aggrapparsi, si è in alto mare e lontana è la terraferma. Sotto il blu più oscuro.
Il futuro, se non te lo inventi, non ti appartiene. Devi agguantarlo decisa, la malattia ne deve stare fuori. Non ci sono medicine per questo, né cerotti. Devi passarci attraverso senza sapere se lo capirai, se lo supererai. Sono assorbita da pensieri, ipotesi, idee che non riesco a ordinare. Vaneggio possibili risposte da dare a mio figlio, ma nessuna mi sembra accettabile. Posso limitarmi a immaginarlo, il dispiacere che vorrei risparmiargli. [...] Non è facile essere normali dopo la diagnosi di un tumore, ma difendere mio figlio dalla burrasca è più forte di tutto il resto, anche del dolore conosciuto da figlia. Scopro, vivo e comprendo lo strazio di mia madre. Oggi vedo attraverso i suoi occhi. [...] È un potente stravolgimento che mette in discussione ogni cosa, una parentesi aperta che non so se, come, quando si chiuderà. Cambia il modo di essere nel mondo, si spostano le priorità, quel che si muove intorno gela.
Un modo lo trovodi Paola NapoleonePubMe – Collana Collana Gli Scrittori della Porta Accanto Narrativa Ebook 2,99€ Cartaceo 12,50€ |
Adele, da Eva di Claudia Bresolin
Le tenebre pennellate di nero e vermiglio venivano illuminate da bagliori divini. Ritrovavo gli stessi toni nella realtà attorno a me. Adele, con i lucidi capelli neri che le coprivano in parte il profilo, le labbra scarlatte brillanti di una luce ultraterrena. Mi sentivo in imbarazzo solo standole accanto.
Si accostò a me ancor di più e parlò a bassa voce: «Sono innamorata della raffigurazione dei lati oscuri e profondi dell’essere umano, non santi, ma anche peccatori, delitti, errori, ferite. Anime travagliate in cerca di vendetta o redenzione, di conversione, che però non cancellano un passato di sangue. L’essere umano è fatto di luce e angoli bui, non di perfezione».
[...] Ero anch’io, come quei personaggi caravaggeschi, investito dalla sua luce? Sin dall’inizio cosa mi aveva colpito di lei? La sua aurea di impeccabile bellezza o, al contrario, l’idea che dietro quella sua brillante apparenza ci fosse altro? Quali tenebre portava con sé?
L’illuminazione a tempo nella cappella si spense. Fissavo la sua bocca così vicina, se ne accorse. Le nostre labbra si sfiorarono, si cercarono per pochi istanti. Continuammo a guardarci negli occhi, le candele e l’incenso intorno perdonarono e consacrarono quell’atto profano. Il suo bacio fu dolce, avvolgente. Un sospetto, un’ombra. Un retrogusto acre mi rese a lei ancora più devoto. [...] Chiusa la porta del mio appartamento, ci spingemmo in camera da letto. Le tolsi lentamente i vestiti. La sua pelle bianchissima era quella di una statua, ma al tatto assaggiai la dolcezza di ogni sua curva. [...] In quell’orgasmo quasi simultaneo intuii il suo segreto, il mistero che celava. [...] I suoi capelli si divisero in morbidi e setosi nastri sulla mia spalla, una lacrima scivolò dal suo volto sul mio petto.
Evadi Claudia BresolinPubMe – Collana Collana Gli Scrittori della Porta Accanto Narrativa ebook 2,99€ cartaceo 15,00€ |
Gabriella, da Petrolio bollente di Katia Manfredi
Voltando le spalle per uscire, Gabriella sentì il suo sguardo su di sé. Istintivamente, con l’unica mano libera, poiché l’altra teneva i faldoni, si scostò i capelli dietro le spalle. Poi, con una mossa svelta, girò la borsa a tracolla in modo da coprirsi il sedere; non le andava proprio di essere radiografata e sapeva con certezza che quello sarebbe stato uno dei punti cui l’occhio indiscreto di Caruso avrebbe indugiato.
Gabriella intuiva che Caruso voleva metterla alla prova e che bisognava darsi da fare immediatamente per rispettare la tempistica e dimostrare di poter lavorare in Assistenza Tecnica. D’altra parte l’aveva voluto lei, era andata a cercarlo e si era presentata da sola.
[...] Quel venerdì Gabriella aveva iniziato a lavorare molto presto – le rimaneva poco tempo alla presentazione programmata per il prossimo lunedì. [...] Verso le due del pomeriggio sentì il segnale di protesta proveniente dal suo stomaco. Forse era il caso di fare una pausa.
[...] In quel momento entrò Caruso. «Gabriella! Proprio te stavo cercando. A che punto sei con il lavoro?»
«A buon punto.»
«Bene, bene. Avanti, offrimi il caffè.»
«Ma offro sempre io?» provò a scherzare lei.
«E non avete voluto la parità voi donne? Avete fatto un casino negli anni settanta e ora non mi vuoi pagare il caffè?»
«A parte che io non c’ero. Piuttosto dovresti chiedere a mia madre… Io comunque sono per le “pari opportunità”, la parità non mi interessa. [...] Ci sono cose che non voglio ottenere scimmiottando gli uomini. [...] Sarebbe bello che le donne fossero apprezzate così come sono con le loro peculiarità e diversità. [...] Alcune donne che ricoprono ruoli tradizionalmente maschili, pur di far quel mestiere hanno finito con modificare la loro personalità, hanno cercato di imitare gli uomini per acquisire maggiore credibilità. E la gente magari pensando di fare un complimento dice: “quella è una con gli attributi”… Come se per essere capaci di fare bene il proprio lavoro si debba possedere una certa virilità!»
Caruso continuò a guardarla serio, stavolta sorseggiando il suo caffè. [...] Lui prima lanciò il bicchiere vuoto nel cestino facendo centro, poi disse: «Ho capito benissimo. Però troppe chiacchiere, troppe minchiate. Vai a lavorare adesso. Io vado a fumare…»
Petrolio bollentedi Katia ManfrediPubMe – Collana Collana Gli Scrittori della Porta Accanto Saggio Narrativa Cartaceo 12,50€ Ebook 2,99€ Audiolibro 5,49€ |
Stefania Bergo |
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