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The week: focus sugli eventi tra il 17 luglio e il 7 agosto

The week: focus sugli eventi tra il 17 luglio e il 7 agosto

The week Di Argyros Singh. Cosa è successo nel mondo tra il 17 luglio e il 7 agosto? Eventi climatici straordinari, Donald Trump incriminato per cospirazione, il colpo di stato in Niger e l’incontro di Gedda per una soluzione di pace in Ucraina.

Questo The Week si apre con le ultime notizie sugli eventi climatici straordinari che hanno colpito diverse parti del mondo. Si prosegue con la nuova incriminazione dell’ex presidente statunitense Donald Trump, con il colpo di stato in Niger (e le sue conseguenze) e, infine, con un focus sull’incontro di Gedda, in cui una quarantina di Paesi ha esplorato una soluzione di pace per la guerra in Ucraina.



Un’estate tra fuoco e ghiaccio

Nel cuore dell’estate, Italia e Grecia sono tra i Paesi più colpiti dagli incendi nell’Europa meridionale, con 135mila ettari bruciati in appena dodici giorni. Oltre quaranta persone hanno perso la vita, in incendi provocati dalle alte temperature, dai venti caldi e dalla mano dell’uomo.
Secondo Jenny Williams, analista spaziale senior presso i Royal Botanic Gardens di Kew, Londra, gli incendi hanno sempre fatto parte del ciclo degli ecosistemi mediterranei, favorendo la biodiversità, ma sono ora fuori controllo. A ciò si aggiunge la presenza umana sempre più invasiva, con autostrade e edifici residenziali che “spezzano” i paesaggi naturali e l’interazione tra specie.

Dal Mediterraneo all’Australia, dal Cile al Sud Africa, le regioni globali con climi miti rappresentano solo il 5% della superficie terrestre, ma contengono il 20% della biodiversità.

Con incendi violenti, come quelli di queste settimane, che hanno superato i 1.100°C, gli ecosistemi non riescono a rigenerarsi in modo efficace. Inoltre, calcolare l’estensione delle cosiddette “piroregioni” è diventato sempre più complicato.
In base all’area, la vegetazione necessita tra i 25 e i 250 anni per riprendersi completamente: per esempio, un habitat come il chaparral della California meridionale impiega 30-60 anni, ma in certi casi, come gli ecosistemi forestali boreali del Canada, sono sufficienti 10 anni. Fino alla maturità dell’ecosistema, però, le capacità di stoccaggio del carbonio si riducono, si creano strati di “carbonio ereditario” nel suolo e il terreno stesso può subire un’erosione tale da non riuscire più ad assorbire acqua. Williams suggerisce che l’essere umano possa facilitare la rigenerazione, ma non con un rimboschimento su larga scala, bensì con diverse piccole aree più facili da controllare in caso di incendio.

Un altro problema riguarda le acque.

Secondo i dati di Copernicus, il programma dell’Ue per l’osservazione della Terra, nella prima settimana di agosto la temperatura media della superficie marina globale ha raggiunto il massimo storico, con 20,96°C. Nel Mar Mediterraneo, è stato registrato un record per l’aerea: 28,71°C, tre gradi sopra al trend del pianeta.
Il fenomeno si spiega con l’aumento delle temperature mondiali, per cui gli oceani assorbono maggiori quantità di gas serra, in una reazione a catena che comporta lo scioglimento dei ghiacciai e la distruzione di interi ecosistemi marini.
In attesa della Cop28, che si terrà il prossimo novembre a Dubai, circa centoquaranta Paesi hanno annunciato di perseguire l’obiettivo del net zero, entro diverse date: Stati Uniti e Ue per il 2050, Cina e Russia per il 2060, l’India per il 2070.

Di recente, ha fatto discutere il fenomeno denominato “eco-ansia”.

È definito in questi termini da Treccani.it: «La profonda sensazione di disagio e di paura che si prova al pensiero ricorrente di possibili disastri legati al riscaldamento globale e ai suoi effetti ambientali.»
Segnalo una bella iniziativa di Euronews, che mira a informare le persone non solo sulle gravi conseguenze del cambiamento climatico, ma anche sulle notizie positive che riguardino l’ambiente. Il canale d’informazione ha raccolto oltre un centinaio di storie di eco-innovazione: di solito, si dice che i rappresentanti delle nazioni non si preoccupino a sufficienza dei cambiamenti climatici, eppure il tema ricorre praticamente a ogni incontro internazionale. Tra le fonti segnalate al termine di questa parte, potete trovare decine e decine di buone notizie, per mostrare in forma concreta come sia possibile contribuire alla riduzione dell’impatto antropico sul clima del nostro pianeta.
Sul clima – bbc.com, euronews.com e ispionline.it

Trump incriminato per cospirazione

A pensarci, è bizzarro: come fa notare Stephen Collinson della Cnn, giovedì 3 agosto, Donald Trump ha trascorso il pomeriggio in un tribunale federale, nei pressi del Campidoglio saccheggiato dai suoi sostenitori il 6 gennaio 2021, dichiarandosi innocente.
Se dovesse riconquistare la Casa Bianca, Trump potrebbe far archiviare le sue cause federali o addirittura graziare se stesso. Qualora un altro candidato repubblicano vincesse le elezioni, sarebbe comunque sottoposto alla forte pressione dei trumpiani in merito alla grazia. Una condanna con pena detentiva potrebbe invece alimentare nuove violente proteste.

L’esperto di diritto statunitense J. Michael Luttig ha affermato che l’ex presidente avrebbe dovuto evitare alla nazione questo «spettacolo imbarazzante», che mina la credibilità internazionale del Paese sotto il profilo democratico.

Persino il presidente Richard Nixon, dopo lo scandalo Watergate, disse queste parole: «Avrei preferito andare fino in fondo, qualunque fosse l’agonia personale che avrebbe comportato… ma l’interesse della nazione deve sempre venire prima di qualsiasi considerazione personale.»
Secondo il presidente della Camera Kevin McCarthy, la costante influenza di Trump nella politica del Paese creerebbe un ciclo perpetuo di sfiducia nella politica. Si spiegherebbe così come il 69% dei repubblicani e degli indipendenti di tendenza repubblicana credano che la vittoria di Biden nel 2020 non sia stata legittima (la percentuale era del 63% a inizio anno).

Trump è accusato di aver cospirato per impedire al Congresso di certificare l’elezione di Biden, spingendo i suoi sostenitori ad assaltare il Campidoglio. L’ex presidente si è dichiarato non colpevole.

È inoltre accusato di aver tramato per interrompere il processo elettorale e per aver privato gli americani del diritto al voto e al conteggio regolare delle preferenze.
L’udienza è stata presieduta dal giudice Moxila Upadhyaya, ma il processo sarà supervisionato dal giudice distrettuale Tanya Chutkan, che ha già emesso condanne per altri imputati coinvolti nell’assalto al Congresso.
Il caso entrerà ora nella fase preliminare, con un’udienza il prossimo 28 agosto. I pubblici ministeri cercheranno di chiudere il processo in tempi rapidi, mentre gli avvocati di Trump proveranno a ritardare la sentenza a dopo le presidenziali del 2024.
Sull’incriminazione – cnn.com e ispionline.it

Il colpo di stato in Niger

Il Niger è parte importante della fascia del Sahel, un’area che si estende dall’Atlantico al Mar Rosso e che è martoriata dallo jihadismo e dai colpi di stato militari. Proprio un generale, Abdourahmane Tchiani, ha ordito un golpe in Niger, con la deposizione del presidente Bazoum, primo leader eletto dall’indipendenza del 1960.
Come scritto nello speciale di The Week dedicato all’Africa occidentale, dello scorso anno, l’Occidente considerava il Niger come un argine contro l’influenza russa nella regione. I vicini Mali e Burkina Faso, infatti, avevano già ceduto ai colpi di stato. I progetti, relativi soprattutto alla sicurezza, sono stati spazzati via da Tchiani.
I gruppi islamisti guadagnano terreno nel Sahel e conducono attacchi tra Mali, Niger e Burkina Faso. Proprio il Niger, però, stava gestendo meglio il fenomeno. Una parte della popolazione ritiene che la giunta militare sarà in grado di risolvere la minaccia, sebbene proprio in Mali e Burkina Faso non sia stato così.
Il Niger è il Paese più esteso dell’Africa occidentale, considerato dagli Usa «un affidabile partner antiterrorismo». Produce anche il 7% delle forniture globali di uranio, acquistate in parte dai francesi, che ora si volgeranno a produttori più stabili come Canada e Australia.

La Francia, che insieme agli Usa manteneva basi nel Paese, ha condannato il golpe, mentre si tenevano manifestazioni antifrancesi e prorussia nei pressi dell’ambasciata francese.

Il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, ha chiesto il rilascio del presidente. L’Unione africana, l’Ecowas, l’Ue e le Nazioni Unite si sono espressi contro il colpo di stato.
Non a caso, a favore della rivolta ha parlato Yevgeny Prigozhin, leader del gruppo mercenario russo Wagner, che ha sostenuto diversi golpe nella fascia del Sahel, per ottenere lo sfruttamento esclusivo delle risorse minerarie dei Paesi africani e creare instabilità nella gestione dei flussi migratori.
Intervistato dal Washington Post, l’ambasciatore nigerino negli Usa, Kiari Liman-Tinguiri, sostiene che non si debba dare troppo valore alle dichiarazioni antifrancesi di chi ha manifestato: «Quando si tratta della bandiera russa, la maggior parte di coloro che la stanno prendendo non sarebbero in grado di localizzare la Russia su una mappa.» E ha minimizzato: «Non credo proprio che queste persone si preoccupino di chi sia il nostro partner internazionale. Alcuni dei giovani che ora affermano di essere panafricani e anti-Francia non hanno idea della Francia, non sanno nemmeno cosa sia. Semplicemente i social media, l’era digitale, hanno reso più facile fare molto rumore con cose molto piccole. Quindi, sì, nelle città urbane alcuni giovani, perché disperati, perché stanno cercando qualcuno da incolpare, vengono manipolati dalla retorica. Ma non è un’indicazione di qualcosa di più profondo e allargato.»

Rimane il fatto che le attività di infowar e psyops organizzate da gruppi parastatali come Wagner stiano ottenendo il caos che auspicavano.

Il presidente Bazoum, ora incarcerato, era stato un partner dei Paesi europei nel limitare il flusso dei migranti verso il Mediterraneo. Aveva anche perseguito i trafficanti di esseri umani nei punti chiave di transito. Diverso l’indirizzo dei golpisti. Uno dei suoi leader, il generale Salifou Mody, si è recato in Mali per trattare con esponenti della Wagner, secondo Wassim Nasr dell’Associated Press.
Come ha evidenziato Amad Hassane Boubacar, docente all’Università di Niamey: «È tutta una finzione. Si oppongono all’ingerenza straniera per ripristinare l’ordine internazionale e la legalità. Ma al contrario, sono pronti a fare un patto con Wagner e la Russia per minare l’ordine costituzionale. Sono pronti a far andare in fiamme il Paese in modo da poter mantenere illegalmente la loro posizione.»

Nel frattempo, l’Ecowas, la comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, ha avanzato un ultimatum per i golpisti, scaduto il 6 agosto.

Si attendono ora gli sviluppi, che potrebbero prevedere anche un intervento armato. L’Ecowas aveva tentato la via diplomatica, ma la squadra di mediazione inviata in Niger giovedì scorso non è stata autorizzata a incontrare il generale Tchiani.
La popolazione si sta preparando a far fronte alle sanzioni economiche e di movimento imposte dall’Ecowas, che ha già sospeso le transazioni commerciali e finanziarie con il Niger. L’Ecowas è stata tanto ferma sul Niger anche perché il nuovo presidente, Bola Tinubu, è stato imprigionato da una giunta militare in Nigeria e ritiene che Nigeria e Ecowas dovrebbero dire basta ai golpe.
Secondo Ibrahim Maiga, senior advisor dell’International Crisis Group’s Sahel Project, le azioni dell’Ecowas avranno un peso rilevante nello sviluppo della situazione della zona: se riuscirà a intervenire con successo, diverrà un deterrente per futuri colpi di mano; se fallirà, avrà perso ogni credibilità.
Sulla situazione in Niger – bbc.com, formiche.net e aljazeera.com

Confronto a Gedda sulla pace in Ucraina

Alti funzionari, provenienti da una quarantina di Paesi, si sono incontrati lo scorso fine settimana a Gedda, in Arabia Saudita, per discutere sulla pace in Ucraina.
Il vertice è seguìto al forum di Copenaghen, avvenuto alla fine di giugno, e la Cina sembra essere pronta a sostenere un terzo round di colloqui, un segnale positivo, dato che a Copenaghen non si era presentata.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha dichiarato di sperare in un vertice di pace entro l’autunno, che approvi una formula basata sui dieci punti che l’Ucraina ha avanzato per l’accordo e che prevede il rispetto dell’integrità territoriale e il ritiro delle truppe di Mosca.

Oltre alla Cina, ai colloqui hanno partecipato anche India, Ue e Usa, ma è rimasta esclusa la Russia.

Erano presenti anche Paesi dei Brics come Brasile e Sud Africa e Stati del Sud del mondo come Indonesia e Zambia. L’inviato speciale della Cina per gli affari eurasiatici, Li Hui, ha riferito a Reuters che ci siano ancora molti disaccordi, ma che sia importante ritrovarsi su princìpi condivisi.
L’Arabia Saudita si è posizionata come mediatore, mentre la Turchia tenta una nuova mediazione sul tema del grano, dopo che il mese scorso la Russia ha interrotto la sua partecipazione all’accordo mediato dalle Nazioni Unite.
Nel frattempo, il fronte di guerra non presenta notevoli trasformazioni. L’Ucraina ha dato seguito agli attacchi di droni su territorio russo e la Russia ha aumentato il volume di fuoco anche su edifici civili e residenziali. L’Ucraina ha poi colpito due ponti nella regione di Kherson, che si collegano alla Crimea, con l’obiettivo di creare disagi nella logistica russa. A parte queste iniziative, tutta la linea del fronte rimane duramente contesa dalle parti, tra situazioni di stallo, leggere avanzate ucraine a sud-est e il recente contenimento ucraino dell’offensiva russa a nord.
Sugli incontri di Gedda – theguardian.com, washingtonpost.com e ansa.it


Argyros Singh


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