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Recensione: Lavorate voi, di Frank Gramuglia

Recensione: Lavorate voi, di Frank Gramuglia

Libri Recensione di Andrea Pistoia. Lavorate voi di Frank Gramuglia (Mondadori). Il ritratto contemporaneo di un trentenne in balia del proprio vuoto esistenziale.

Alzi la mano chi non conosce Frank Gramuglia, uno dei più divertenti influencer che ci siano oggi sul web. E se non doveste conoscerlo, vi consiglio di cercarlo sui social e guardare i suoi video, incentrati per lo più sulla sua inesistente voglia di lavorare, sulla sua filosofia dello “scroccare” e sui pessimi rapporti con i propri colleghi e clienti insopportabili.
Ma, a prescindere dal fatto che voi lo conosciate o meno, sappiate che lui, prima di essere un influencer si considera uno scrittore. Infatti ha scritto Il taccuino della vergogna e successivamente Lavorate voi, edito da Mondadori.

Ma di che cosa parla quest’ultimo libro?

Presto detto.
Dopo aver dato le dimissioni dal suo ruolo di receptionist in un albergo, il protagonista torna nella sua cittadina con l'obiettivo di passare le giornate tra la sua ragazza (con cui ha un rapporto molto aperto) e sesso occasionale con sconosciute, tra serate a fumarsi canne e a ubriacarsi, tra arrabattarsi in lavori precari e oziare.
Questo è ciò che troverete nelle duecento pagine del romanzo.
Ma veniamo alla recensione vera e propria.

Dalle prime pagine si ha il sospetto che sia autobiografico, dato che, come l'autore, il protagonista lavora in un albergo.

Ma con il susseguirsi delle pagine si intuisce (e si spera) che la storia sia inventata, in quanto ci sono situazioni veramente discutibili, altre di cattivo gusto, rivoltanti e disgustose (vedi la scena della sua ragazza con dei topolini…) e altre ancora così trasudanti volgarità gratuita da lasciarmi quantomeno perplesso sulla scelta narrativa dell’autore.
Specialmente in certi discorsi ed episodi maschilisti, i quali di certo non sono un buon lasciapassare per conquistare il pubblico femminile. Anzi, certe scene faranno certamente infuriare più di una ragazza perché il protagonista è il classico bad boy, di quelli da evitare come la peste, dato che tratta le donne come oggetti su cui scaricare le proprie fantasie sessuali.

Onestamente sono molto in difficoltà a dare il mio giudizio sull’opera.

Da una parte mi ha fatto piacere trovare all’interno alcuni elementi che ricordano i video dissacranti (specialmente quelli legati al lavoro e alla filosofia di passare la vita oziare), mentre dall'altra ha un linguaggio troppo crudo, cinico, volgare, sessista ed eccessivo.
Ma è anche vero che si percepisce nel protagonista un fondo di tristezza, di disincanto e di decadenza emotiva. In pratica, di un ragazzo alla deriva e alla continua ricerca di un senso della vita attraverso la soddisfazione dei propri bisogni effimeri e superficiali, sia nel lavoro che nei suoi rapporti interpersonali.

Ecco perché questo ritratto contemporaneo di un trentenne in balia del proprio vuoto esistenziale mi ha lasciato un grande amaro in bocca.

Senza contare che in certi episodi mi ha dato fastidio l'estrema volgarità (anche se, per fortuna, in altri mi ha strappato un sorriso).
Tirando le somme, per chi volesse leggerlo, consiglio di farlo con la giusta apertura mentale e aspettandosi un politicamente scorretto che potrebbe non piacere o addirittura infastidire e irritare.
Ergo, se cercate un libro del genere avete trovato quello giusto. Ma per tutti gli altri, ovvero quelli che pensano di trovare un libro in linea con i video leggeri e canzonatori realizzati dall’autore, ne resteranno delusi.

Lavorate voi

di Frank Gramuglia
Mondadori
Narrativa
ISBN: 978-8804750178
Cartaceo 17,10€
Ebook 9,99€

Quarta

Federico ha una vita di m***, un lavoro che odia, pochi soldi, sesso occasionale più o meno scadente e una storia d'amore complicata. Come molti altri trentenni. Frank Gramuglia racconta la sua storia in questo romanzo cinico, oltraggioso e politicamente scorretto, in cui si ride, ci si emoziona e, a volte, capita di ripensare a ogni scelta sbagliata che abbiamo fatto solo per noia o per abitudine.

"Pensavo che vorrei scappare in Thailandia, farmi una skinny teen di quelle che si vedono su YouPorn, portarla a Las Vegas, videochiamare mia madre e dirle: 'Ciao, mamma, questa è mia moglie', solo per vedere la faccia che fa. Pensavo che trovare un pretesto per litigare prima di partire per un lungo viaggio può aiutarti a sentire meno la mancanza della persona da cui ti separi. Pensavo che, comunque, non avrei mai il coraggio di andarmene da qui. Pensavo a quanti pochi uomini rifiuterebbero le donne che chiamano 'amiche' se queste ultime gliela sbattessero esplicitamente in faccia. Pensavo che, quando ho poco tempo, mi piacerebbe entrare in camera e trovare Camille con i preliminari già fatti. Pensavo che se dovessimo fare la conta degli orgasmi ricevuti e procurati, Camille me ne dovrebbe un bel po'. Pensavo che disporre di molto denaro può facilitare i tradimenti. Pensavo che quando le persone ti piazzano lì una battuta, in realtà, spesso, stanno manifestando il loro vero pensiero. Pensavo che molte persone lavorano più tempo di quanto ne passino a dormire. Pensavo che 'birra media' è un'espressione che uso spesso. Pensavo al mio timore che Camille possa lasciarmi per andare con uno più ricco. Pensavo che quando bevi e ti droghi per parcheggiare fuori la realtà, lei si fa sempre più famelica e più affamata. Pensavo che i soldi forniscono libertà; ma per avere i soldi bisogna lavorare, e il lavoro toglie la libertà."



Andrea Pistoia


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