People A cura di Elena Genero Santoro. Intervista a Claudio Secci, scrittore e fondatore di CSU: «Ho iniziato a scrivere per sfogare un intenso e spasmodico momento di sofferenza». Ora gestisce «il gruppo di autori emergenti più grande d’Italia».
Oggi è qui con noi Claudio Secci, un autore poliedrico che ho avuto modo di apprezzare in numerose occasioni, e come scrittore di grande sensibilità, e come organizzatore impeccabile. Ma partiamo dall’inizio.Claudio Secci è un informatico di professione. Nel tempo libero è autore di romanzi. Dal 2009 scrive e pubblica almeno un libro all’anno. Il suo portfolio è composto da dieci libri di genere sempre diverso. Ama viaggiare, e nelle sue opere traspare molto di questa sua passione che ha contribuito ad espandere enormemente il suo bagaglio d’ispirazione. Nel suo percorso artistico, ha organizzato e svolto più di cento presentazioni in tutta Italia, compresi oltre trenta laboratori negli istituti scolastici in occasione dei due libri contro il bullismo e la ludopatia. Amante delle location prestigiose ha sempre riposto massima attenzione ai minimi dettagli in ogni evento personale o comunitario. Numerosi i media che hanno dedicato omaggi alle sue opere e la critica nel tempo ha dato sempre più attenzione ai suoi romanzi. È stato socio SEU dal 2014 al 2018, poi ideatore e fondatore di CSU, il Collettivo Scrittori Uniti.
Sei nel folle mondo dei libri da molti anni. Questa passione per la scrittura come e quando affonda le radici? Quando hai scritto il tuo primo romanzo? So che è accaduto dopo un turbamento emotivo...
Ciao Elena e grazie dell’invito. In realtà il tutto nacque, come raccontato nella mia autobiografia Sto meglio al buio nel ’98, quando a causa di alcune delusioni sentimentali e lavorative ho iniziato a scrivere poesie e saggi decisamente duri, acerbi nello stile e spietati. Ho iniziato a pubblicare quel primo saggio, dal titolo Il profumo del sentimento nel 2008, e da quel momento, almeno un romanzo all’anno. Quindi, come accaduto per i più grandi autori (sebbene io non lo sia minimamente) tutto è nato per sfogare un intenso e spasmodico momento di sofferenza.A distanza di anni, di crescita personale e tecnica, come percepisci i tuoi primi romanzi? Li guardi con tenerezza o, col senno di poi, li riscriveresti da capo?
Questa è una bella domanda. Sì, li vedo con tenerezza ma anche grande imbarazzo. Per quanto non mi definisca un autore ancora finito nello stile, rileggere quelle righe dense di istinto, immaturità e improvvisazione, senza lo straccio di una programmazione, di uno schema, di una visione generale della storia, mi fa quasi sorridere e di alcuni mi sono anche un po’ vergognato. Ma perché rinnegare il nostro passato? Fa parte di noi, alla fine… e qualsiasi cosa siamo oggi, deriva anche da quegli sbagli, quegli sfoghi, quelle esperienze, quei tentativi di arrivare a qualcuno con gli stessi disagi.Come autore hai un’esperienza notevole. Come è cambiato per te il panorama editoriale in questi anni? Come lo percepisci adesso?
Quando ho iniziato a pubblicare era modus applicare gli adesivi argentati Siae su ogni copia, cosa che oggi non esiste più. Mi sento vecchio a dire “quando ho iniziato” ma è pur vero che, 15 anni fa or sono, senza la liquefazione editoriale che c’è adesso e senza l’eccessiva liberalizzazione nelle pubblicazioni, ahimè troppo spesso senza la minima selezione sulla qualità dello scritto, scrivere assomigliava ancora a un mestiere. Eravamo molti meno a farlo e il sudore e il privilegio del pubblicare assumeva un sapore decisamente diverso da oggi, dove chi pubblica spesso lo spesso un po’ per “sfizio”, per avere qualcosa la sua storia (la più interessante del mondo che sarà sicuramente un bestseller mondiale) nelle librerie.Claudio, sei un autore che spazia tra generi diversi. Cito qualcosa di ciò che ho letto di tuo, ma la produzione è molto più ampia. Nella trilogia “A piedi nudi” esplori l’animo di una ragazza orfana e ti immedesimi in una giovane donna che, di primo acchito, si direbbe un personaggio lontanissimo da te. Con Reset: L’alba dopo il lungo freddo e Il supervisore dei suicidi ti sei dato alla fantascienza. Reset è un romanzo post apocalittico per il quale ti sei documentato moltissimo; con Il supervisore dei suicidi, di cui sto aspettando con ansia il sequel, l’umanità si sposta addirittura su un altro pianeta. Infine La stanza dell’acqua grigioverde è un poliziesco ambientato a Torino con tutti i sacri crismi. Sono storie molto diverse per ambientazione e genere, ma tutte accomunate da una grande sensibilità e immedesimazione nei tuoi personaggi. Qual è la scintilla che ti dà l’input per un nuovo romanzo? C’è una storia a cui sei particolarmente legato?
Ognuna di queste richiederebbe pagine per la risposta. Partiamo dalla scintilla: assolutamente e troppo spesso frutto di casualità. Ad esempio, per A piedi nudi, ho sognato per un mese intero una ragazzina scalza in vestaglia che attraversava un corridoio scuro, ed è nato il personaggio di Gisèle. Il libro della mia bibliografia al quale sono particolarmente affezionato è Le rose di Eusebia per la sua costruzione a intreccio di tre storie su binari temporali differenti assolutamente sperimentale. Il libro che ha riscosso più affetto e attaccamento è forse stato proprio Sto meglio al buio, nel quale ho raccontato pagine di intenso dolore e dal quale sono nate, come ben sai, alcune delle canzoni del mio EP Oltre il Battito, pubblicato in ottobre 2023. In quei quattro brani miei sono la musica e il testo delle canzoni, e tutto è iniziato dal fischiettio di alcune melodie da me inventate quanto ero adolescente. Quindi la mia autobiografia è sicuramente una delle pubblicazioni alle quali sono più legato.La domanda a questo punto è necessaria: vuoi anticiparci i tuoi progetti in uscita nel 2024? I kibiani torneranno sulla Terra?
Certamente sì. Il 2024 vedrà l’uscita del seguito de Il supervisore dei suicidi, e credo che a livello personale sarà il mio traguardo più importante dell’anno. Poi la cura del progetto Space Land, la prima antologia di Fantascienza targata Land Editore, è qualcosa che mi sta senz’altro impegnando molto. Ho scritto anche diversi racconti per diversi progetti e contest, con destinazioni diverse, e quasi tutti di fantascienza. Vi aggiornerò nel corso dell’anno sulle loro destinazioni ovviamente.E adesso veniamo all’altro Claudio Secci, l’organizzatore impeccabile, che però è intrinsecamente legato al Claudio autore. Ci siamo conosciuti all’interno dell’associazione SEU (Scrittori Emergenti Uniti) sulle cui ceneri hai fondato il Collettivo Scrittori Uniti che oggi è una realtà intorno alla quale ruotano centinaia di scrittori da tutta Italia. Il Collettivo Scrittori Uniti non è un’associazione ma un gruppo di autori, guidato da un direttivo di volontari che, senza fini di lucro coordina la partecipazione a eventi importanti, organizza presentazioni, mette in contatto tra loro le diverse voci dell’editoria: autori, pubblico, editori. Cosa ti spinge a dedicarti a quest’opera di volontariato? Quanto conta per te la cooperazione tra autori?
Diciamo che sono passato dal lavorare artisticamente solo per me stesso allo spendermi prevalentemente per gli altri, in maniera molto intensiva e sempre più professionale e strutturata. Da una mission nata per continuare a fare il Salone del libro di Torino in modo sostenibile, nel giro di sei anni dalla fondazione siamo diventati il gruppo autori emergenti più grande d’Italia, con quasi 400 autori frequentatori e soltanto sette nel direttivo a far da motore. Il nostro primo obiettivo era organizzare fiere per dare spazio ad autori orfani di case editrici che non potevano partecipare ai grandi eventi o ai self, ma oggi in realtà ci dedichiamo anche a tante altre attività. Da qualche mese, infatti, abbiamo anche fondato un magazine che ha subito avuto grande successo: l’aperiodico Spazio lettura, attraverso il quale promuoviamo gratuitamente operatori culturali di vario tipo, autori e case editrici.
Elena Genero Santoro |
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