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Canzoni come poesie: «Gaza» dei Train To Roots

Canzoni come poesie: «Gaza» dei Train To Roots

Musica Di Stefania Bergo. Dai versi alle note, quando le canzoni sono poesie: Gaza, il nuovo singolo dei Train To Roots, nato «dalla necessità di prendere una posizione netta e non ambigua nei confronti del massacro di civili che è in corso in Palestina».

I Train To Roots sono una delle band reggae più influenti e riconosciute del panorama musicale italiano. Nati nel 2004 in Sardegna, il gruppo ha saputo conquistare il cuore degli amanti del reggae grazie a un mix unico di sonorità tradizionali e innovative, testi profondi e un'energia travolgente durante le performance live.
La band è stata fondata da due DJ e produttori, Antonio Leardi "Rootsman I" e Antonio Bogoni "DJ Sardus P". I due, uniti dalla passione per il reggae e la cultura giamaicana, hanno iniziato a collaborare con vari musicisti locali, formando così un collettivo che avrebbe poi preso il nome di Train To Roots, il cui nome richiama l'idea di un viaggio verso le radici della musica reggae, un viaggio che la band ha intrapreso con grande entusiasmo e dedizione. La formazione attuale è costituita da: Simone Pireddu "Bujumannu" (voce), Antonio Leardi "Papa'Ntò" (tastiere / dub master), Stefano Manai "Stiv Man I" (chitarra), Giampaolo Bolelli "Jambo" (basso / voce) e Tommaso Gieri "Pol drummer" (batteria).

I Train To Roots non sono solo noti per la loro musica, ma anche per il loro impegno sociale.

Le loro canzoni affrontano temi come l’uguaglianza, la giustizia sociale, la pace e la lotta contro ogni forma di discriminazione. Questo impegno si riflette anche nella loro partecipazione a eventi benefici e iniziative di sensibilizzazione su vari temi sociali e ambientali.
E perfettamente in linea con la loro sensibilità esce a maggio il singolo Gaza, presentato come anteprima di quello che sarà il loro ottavo album.

Gaza «nasce dalla necessità di parteggiare, di prendere una posizione netta e non ambigua nei confronti del massacro di civili che è in corso nella striscia di Gaza e non solo» raccontano i Train To Roots.

Registrato in modalità analogica presso il Roble Factory Studio, il brano presenta sonorità elettroniche come l’utilizzo dei synth analogici e un drum pattern molto urban.
Il testo prende ispirazione da una poesia del poeta Peppino Mereu, pubblicata verso la fine dell’800 dal titolo Nanneddu Meu, un canto di protesta in cui, in forma di lettera ad un amico, Mereu denuncia lo stato di miseria e oppressione in cui versavano gli strati sociali più bassi verso la fine dell'Ottocento in Sardegna. Nanneddu diventa Mohammeddu e lo scenario della miseria e del popolo oppresso si trasferisce nella Palestina di questo nuovo millennio. A più di 100 anni dalla pubblicazione della poesia, purtroppo, gli stessi versi che descrivevano lo stato di oppressione in cui versava la Sardegna possono essere riportati al popolo palestinese. Train To Roots



Gaza dei Train To Roots

Musica: Leardi, Pireddu, Bolelli
Testo: Leardi, Pireddu, Bolelli
Prodotto da: Antonio Leardi per la ‪@RobleFactoryStudio‬
Etichetta: ‪@PHONOTYPERECORD‬
Mohameddu meu, su mundu est gai
cumente fiad Gaza no torrat mai.
Mohameddu meu, su mundu est gai
cumente fiad Gaza no torrat mai.

Como is pipius ci arruinti a terra
tzerriendi a forti: gherimus sa paxi.
Febi a caddaxiu semus pappande
tottus is sos stados si funti neghendi.
Nemus faid nudda tottus mudos
sa tzenti morid chenza una curpa.
Bomba in sa scolla in s’uspidalli
a s’ambulanza cichendi su malli.

Mohameddu meu, su mundu est gai
cumente fiad Gaza no torrat mai.
Mohameddu meu, su mundu est gai
cumente fiad Gaza no torrat mai.

Semus in tempus dde tirannia
infamidade e motus in sa ia.
Semus sididos ma no ciad funtanas,
pretende s’abba parimus ranas.
Como su populu presu che cane
gridende forte: gherimos pane!

Adiosu mundu, tenidi contu
candu ti iskidas deu seu giai mottu
Adiosu mundu, tenidi contu
candu ti iskidas deu seu giai mottu
Cumpantzu meu su mundu est gai
sa Palestina no s’arrendid mai

Mohameddu meu, su mundu est gai
cumente fiad Gaza no torrat mai.
Mohameddu meu, su mundu est gai
cumente fiad Gaza no torrat mai.

E gai chi tottus faghimus gherra,
pro pagas dies de vida in terra.
E gai chi tottus faghimus gherra,
pro pagas dies de vida in terra.

Adiosu mundu, tenidi contu
candu ti iskidas deu seu giai mottu
Adiosu mundu, tenidi contu
candu ti iskidas deu seu giai mottu.
Cumpantzu meu su mundu est gai
sa Palestina no s’arrendid mai.

Mohameddu meu, su mundu est gai
cumente fiad Gaza no torrat mai.
Mohameddu meu, su mundu est gai
cumente fiad Gaza no torrat mai.

Caro Mohamed, il mondo è così
Gaza non sarà più come prima.
Caro Mohamed, il mondo è così
Gaza non sarà più come prima.

Ora i bambini cadono a terra
gridando forte: vogliamo la pace.
La rabbia ci divora mentre
tutti gli stati fanno finta di non vedere.
Nessuno fa’ nulla, stanno tutti muti
nel frattempo muore la gente innocente.
Bombardano le scuole, gli ospedali
le ambulanze, cercano il male.

Caro Mohamed, il mondo è così
Gaza non sarà più come prima.
Caro Mohamed, il mondo è così
Gaza non sarà più come prima.

Siamo in tempi di tirannia
di infamie e di morti nelle strade.
Siamo assetati, ma non ci sono più fontane,
abbiamo bisogno d’acqua come le rane al sole
Ora il Popolo legato come un cane
grida forte: vogliamo pane!

Addio mondo, tieni presente
che quando ti sveglierai Io sarò già morto.
Addio mondo, tieni presente
che quando ti sveglierai Io sarò già morto.
Caro compagno il mondo va così
la Palestina non si arrenderà mai!

Caro Mohamed, il mondo è così
Gaza non sarà più come prima.
Caro Mohamed, il mondo è così
Gaza non sarà più come prima.

E così facciamo guerra contro tutti
per pochi giorni di vita in questa terra
E così facciamo guerra contro tutti
per pochi giorni di vita in questa terra

Addio mondo, tieni presente
che quando ti sveglierai Io sarò già morto.
Addio mondo, tieni presente
che quando ti sveglierai Io sarò già morto.
Caro compagno il mondo va così
la Palestina non si arrenderà mai!

Caro Mohamed, il mondo è così
Gaza non sarà più come prima.
Caro Mohamed, il mondo è così
Gaza non sarà più come prima.



Immagine di copertina: screenshot del video.


Stefania Bergo


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