
Libri Recensione di Andrea Pistoia. La misteriosa tecnica della vecchia gatta e Il discorso del demone sulle arti marziali (Rizzoli) di Issai Chozanshi, a cura di Tea Pecunia. Due racconti dello scrittore samurai vissuto tra il 1659 e il 1741, un susseguirsi di insegnamenti Zen (e non) sulla giusta mentalità per approcciare la vita.
Il libro comincia con una lunga introduzione di Tea Pecunia, la curatrice, la quale spiega innanzitutto chi è colui che ha scritto i due racconti presenti all’interno, ovvero Issai Chozanshi, un samurai vissuto tra il 1659 e il 1741. Lui non fu un maestro d'armi (anche se ne conobbe lo spirito, l'essenza e la filosofia); in realtà fu uno scrittore con un'immensa cultura su: Zen, Tao, Confucianesimo e, ovviamente, arte della spada.Tea Pecunia spiega in breve la trama dei due racconti.
Ma ne fa giusto un accenno, in quanto preferisce focalizzarsi sul loro background, a partire dal periodo storico, sociale e politico in cui sono stati scritti fino all'insegnamento controcorrente di Issai Chozanshi, il quale non si concentra sulla tecnica dell’arte della spada ma sull'essenza di questa e sull’utilizzarla come mezzo per raggiungere la Via.Tra l'altro, l'autore è un neo confuciano. Di conseguenza, per Tea Pecunia è inevitabile soffermarsi anche sull'origine del confucianesimo, sulle sue regole, sul suo fondatore ma anche sul neo confucianesimo e sul buddhismo. E ancora, essendo i due libri legati all'arte della spada, la curatrice non può esimersi dal fare cenni storici su quest'arma e sulla sua evoluzione, dalla spada antica a quella nuova e nuovissima fino al divieto di produrla dopo la Seconda Guerra Mondiale.
I concetti e le spiegazioni dell'introduzione sono sufficienti ad arricchire il lettore di informazioni utili e interessanti sull'affascinante mondo dei samurai e della spada. Ma passiamo ora ai due racconti.
Il primo racconto è La misteriosa tecnica della vecchia gatta, in cui si narra di uno spadaccino che chiede aiuto a dei gatti per catturare un topo tanto feroce quanto elusivo.
Ognuno descrive l'addestramento ricevuto nelle arti marziali e la tecnica che userà per catturarlo; uno userà la forza, un altro il Chi (cioè l'energia vitale), un terzo l’arrendevolezza e infine l'ultimo, una gatta, la non-mente (ovvero la scomparsa del pensiero).Per quanto questo racconto in un primo momento appaia come una favola, in realtà è un testo profondo e illuminante in quanto l’atmosfera fiabesca compare giusto nelle prime righe per poi lasciare il passo a un lungo botta e risposta in cui la saggia gatta spiega agli altri felini non solo gli errori che hanno commesso mentre affrontavano l'avversario, dato che hanno usato tecniche poco efficaci, ma anche quale sarebbe stato il modo migliore per ottenere la vittoria. Il tutto fino a che non si giunge alla fine dell'opera con un ultimo, prezioso insegnamento: “La trasmissione da mente a mente”.
Il racconto non si focalizza sulle tecniche per maneggiare la spada (come dice l’autore stesso, le si può apprendere solo con la pratica) ma insegna la mentalità con cui approcciarsi a quest'arte e, più in generale, alla vita.
Le risposte della gatta saggia sono in sostanza discorsi motivazionali, spirituali e finalizzati a mostrare quali siano gli elementi e gli stati mentali necessari per elevare interiormente il lettore.Ecco perché non bisogna prendere nessun passaggio del racconto alla leggera ma concentrarsi non solo sul concetto in sé ma anche sulle singole parole.
Il secondo racconto, Il discorso del demone sulle arti marziali, è invece un trattato in quattro parti con una prefazione e un epilogo.
La prefazione si focalizza sul fatto che se un uomo non si muove verso il bene andrà verso l'opposto. Poi si passa alla storia vera e propria, narrata in prima persona, in cui un uomo è alla ricerca della verità ultima sull'arte della spada. Va così tra i monti alla ricerca dei Tengu (demoni delle montagne mezzo uomini e mezzo uccelli) per imparare le tecniche sulle arti marziali e la filosofia in esse contenute.Così, quando li trova, i Tengu condividono con lui la loro saggezza.
In pratica si ha un susseguirsi di domande dell’uomo riguardanti non solo l'essenza dell'arte della spada ma anche la vita, la morte, l’esistenza e ciò che le governa. Ognuna di queste ottiene una risposta che miscela spiritualità e concretezza.
Ecco perché il protagonista viene a conoscenza anche della non-mente, di come affrontare l’avversario con la spada, dell’importanza di avere un Chi calmo e della necessità di possedere la tecnica adatta nelle arti marziali. E ancora, apprende cos’è: la reincarnazione, l'egoismo insito nell'attaccamento, “La mancanza di coscienza”, “La mente che si confonde”, “L’affidarsi al cielo” e “L’essere in errore” ma soprattutto la differenza tra restare immobili e in movimento, tra conoscenza superficiale e innata, tra morbidezza e debolezza, tra attività e pigrizia, tra Yin e Yang e tra purezza interiore ed esteriore.
Che dire di questo secondo racconto?
Innanzitutto che non è fine a se stesso ma un susseguirsi di insegnamenti Zen (e non) scaturiti da una saggezza profonda che trascende il mero insegnamento sull'arte della spada. Ed è proprio questo il suo punto di forza: abbonda di una miriade di verità che si possono anche adattare alla vita di tutti i giorni per affrontare quest’ultima in modo più sereno, consapevole ed equilibrato.Senza contare che alcune considerazioni dell’autore sono, a volte anche tristemente, attuali (come il fatto che i giovani vogliono tutto e subito).
Mi sono infine altresì piaciute le metafore che ha usato Issai Chozanshi per chiarire certi concetti, che sarebbero potuti essere altrimenti di difficile comprensione per i suoi connazionali (figuriamoci per noi occidentali).
In definitiva, cosa ne penso di questi racconti e dell’introduzione? Che meritano di essere letti, più e più volte, perché hanno tanto da insegnare.
Ergo, libro vivamente consigliato.
La misteriosa tecnica della vecchia gatta
e Il discorso del demone sulle arti marziali
di Issai Chozanshitraduzione di Yoko Dozaki
a cura di Tea Pecunia
Rizzoli
Filosofia orientale
ISBN: 978-8817185141
Cartaceo 11,88€
Ebook 6,99€
Quarta
Issai Chozanshi è un autore a lungo ignorato nel nostro Paese, forse perché della sua vita sappiamo poco: samurai del feudo di Sekiyado, alla profonda conoscenza delle arti del combattimento univa una vasta cultura fondata su una felice sintesi di zen, taoismo, confucianesimo e shintoismo. Nei due testi qui raccolti non prescrive regole pratiche di scherma, ma ci offre una visione suggestiva dello spirito profondo delle arti marziali. In queste storie siamo continuamente richiamati ad agire senza spirito di ottenimento e senza aspettativa, a "fare senza fare", a brandire la katana come se non avessimo nulla in mano. Perché, come ci ricorda Tea Pecunia nella sua introduzione: "Lo scopo ultimo non è sconfiggere l'avversario. Il vero obiettivo consiste nel saper vivere la trasformazione e comprendere il senso della vita e della morte". Questo è l'insegnamento trasmesso dalla vecchia gatta e dal demone.
Andrea Pistoia |
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