Gli scrittori della porta accanto

Quell'insana voglia di viaggiare

Quell'insana voglia di viaggiare

Viaggi Di Stefania Bergo. L'eterno viaggiatore: quando il viaggio chiama, come una droga seducente durante una crisi d’astinenza.

Forse è innata. Semplicemente assopita per anni sotto pelle e poi basta un primo passo nella giusta direzione e non ne puoi più fare a meno, si deve continuare ad andare. Un piede dietro l’altro e via, senza nemmeno conoscere la meta, a volte.
Il viaggio chiama, come una droga seducente durante una crisi d’astinenza. L'eterno viaggiatore sa che si può dibattere, urlare per non sentire quella vocina subdola che lo prende nei momenti meno sospetti. Ma quella vocina è nella sua testa. O nel suo cuore? Fatto sta, che è dentro di lui, il resto è uno stupido dettaglio spaziale. Il viaggio inizia nell'anima e l’aereo e il treno sono solo mezzi di trasporto, a volte vie di fuga. Fatto sta, che quella vocina non si riesce a zittirla. 
L'eterno viaggiatore, il vagabondo, lo zingaro felice, sa che deve prenotare quel volo e preparare la sua valigia (gialla) o semplicemente andare alla stazione con uno zaino in spalla e salire sul treno che a volte accumula persino un ritardo per aspettarlo. E sembra che il destino decida per lui. Altre, ha la netta sensazione di influenzarlo con il suo desiderio. Con il suo bisogno. Perché di bisogno si tratta. 
Alcuni di noi non saprebbero vivere per più di due, tre anni nello stesso posto. Hanno bisogno di traslocare spesso o di disegnare rotte concentriche attorno alle radici per brevi o lunghi periodi. Perché un eterno viaggiatore, contrariamente a quanto si pensi, non è privo di radici. Ma di stare fermo non se ne parla. E tenerlo fermo è un’impresa impossibile. Come voler prendere una manciata di vento...
Quando un eterno viaggiatore appare immobile, è solo un periodo di transizione. Non ha rinunciato, trovato la pace interiore. È solo in attesa. Degli eventi. O di riprendere fiato. Anche perché la pace interiore la ritrova solo su quel treno.

È un’anima in continuo movimento quanto i suoi piedi. Brulica sotto la superficie, come l’acqua di uno stagno. 

Se si adagia allo stallo, impazzisce, perché termina il suo viaggio interiore. E allora, nell’attesa tra un viaggio e l'altro, lo si scopre vagare con la mente, fantasticare, progettare, leggere, raccontare, scrivere. Guardandosi intorno con quell’espressione nostalgica e le mani irrequiete, quando accompagna al via altri viaggiatori. 
Questo non vuol dire che rinuncerebbe a tutto pur di viaggiare (o forse sì?). Semplicemente, viaggiando la sua aura brilla di più. E quell’ansia inspiegabile, che leggi in fondo ai suoi occhi, sparisce.
Affascinato dal mondo e dalle sue facce, potrebbe tirare un dado e partire ogni giornoAlcuni sono solitari, altri hanno bisogno di compagni di cammino, complici, perché il sapore del viaggio acquisti d’intensità. 
Vive la sua vita serenamente, ma solo considerandola come una successione discreta d’itinerari intervallati da lunghi periodi d’attesa. Perché ha la certezza che prima o poi partirà di nuovo. È inevitabile, la genetica non mente. E quelli che si illudono di aver esaurito la brama di andare, lo fanno per sopravvivere agli eventi che inchiodano pure il cassetto dei loro sogni, oltre alle loro scarpe.
Il segreto per sopravvivere è vivere anche l’attesa come un viaggio: l’evoluzione di una storia d’amore, la variegata ed entusiasmante crescita di un figlio, la scrittura di un romanzo, la realizzazione di un progetto. Con la consapevolezza che sempre di attesa si tratti, anche se non se ne conosce la durata. Con la consapevolezza di dover sempre e comunque andare. 
E ciò che rende sopportabile l’attesa, oltre l’intensità con cui si vive la vita, è proprio sapere che partiremo di nuovo, che i ritorni sono necessari per preparare nuove partenze, o che, in fondo, stiamo comunque viaggiando. E non solo in senso romantico, introspettivo: stiamo viaggiando (gratis) intorno al sole!



Stefania Bergo


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