Gli scrittori della porta accanto

Strani amori letterari: riflessioni su Chirù e Terapia di coppia per amanti

Strani amori letterari: riflessioni su Chirù e Terapia di coppia per amanti

Professione lettore Di Elena Genero Santoro. Gli amori clandestini o non convenzionali di Chirù di Michela Murgia e Terapia di coppia per amanti di Diego De Silva.

Siamo ormai giunti a San Valentino, la festa degli innamorati, dove nell’immaginario collettivo ogni coppietta ancora in brodo di giuggiole si incontrerà per una cenetta romantica ad un altrettanto romantico tavolo di ristorante, tra un lume di candela e una decorazione a cuoricini.
In realtà sappiamo bene che al mondo non esistono solo coppie innamorate ufficiali, ma ci sono anche quelle ufficiose, quelle alternative, quelle illecite, e via discorrendo.
Premetto che questo non è un articolo completamente serio, per cui eviterò di nominare le coppie affette da amore malato, in cui vengono alzate le mani. Quello è un altro discorso, ne parleremo un’altra volta, anche perché con San Valentino non c’entra proprio niente, non c’entra niente con l’amore.

Ho letto di recente due libri, il primo è Chirù di Michela Murgia e l’altro è Terapia di coppia per amanti di Diego De Silva.

In entrambi i casi si tratta di amori non ufficiali, clandestini, ma non per questo inusuali.


CHIRÙ

di Michela Murgia
Einaudi
ISBN 978-8806206338
cartaceo 12,95€
ebook 8,99€
Una donna di trentott’anni, un’attrice affermata di nome Eleonora, ha l’abitudine di prendere sotto la sua ala protettrice giovani artisti promettenti per aiutarli nel loro percorso formativo e culturale (la mia prima domanda a questo punto sarebbe: ma chi glielo fa fare?). Eleonora è stata segnata da un paio di traumi: l’ultimo dei suoi studenti si è infatti suicidato. Eppure, quando compare al suo orizzonte questo diciottenne soprannominato Chirù, lei se ne sente affascinata e decide di dedicargli tempo e denaro per farlo crescere.
Il libro, peraltro magistralmente scritto, con espressioni talmente belle e figure retoriche talmente efficaci da fare invidia a qualunque scrittore, si snoda tra le varie fasi introspettive (e a me l’introspezione piace da matti) nelle quali Eleonora vive il suo legame con questo Chirù, il quale tutto sommato rimane una figura abbastanza defilata. Eleonora è attratta dalla sfacciataggine mista all’ingenuità del diciottenne e rimane per pagine e pagine in bilico tra quello che potrebbe ma non dovrebbe accadere. Insomma, il suo coinvolgimento con questo giovanotto, che vede in lei un punto di riferimento, ma anche un modo per affermarsi in un certo ambiente, rischia di degenerare e di devastarla emotivamente. Anche Chirù si lega a lei e non ha nessuna intenzione di lasciarla andare.

Dicevo, ma chi glielo fa fare a questa trentottenne di invischiarsi con giovani da formare?

Quello del mentore, lo dico per esperienza, perché mi è toccato esserlo mio malgrado, è un ruolo ambiguo già in partenza. Tu sei lì che devi riempire di contenuti la testa e l’esistenza di qualcuno più giovane e inesperto di te e credi ingenuamente che quello ti stia a sentire perché ti ammira. Il che può essere vero, in parte, all’inizio. La tua esperienza, la tua cultura, sono motivo di attrazione nonché rischio di plagio, ma ad un certo punto ti accorgi con molta amarezza che il suo entusiasmo è diventato fastidio e che la considerazione che lui ha di te è dettata dal mero interesse. Insomma, proprio quando tu ti affezioni, il tuo protetto non vuole più essere il tuo allievo, ma vuole essere, e già forse si sente, qualcosa di meglio di te. Tuttavia non disdegna di usarti se ne ha la possibilità.
Questa, di solito, la conclusione classica e il rischio in cui Eleonora potrebbe incappare, restando con il cuore in briciole, perché tra lei e Chirù ormai c’è una gran confidenza, anche fisica. E c’è un coinvolgimento sentimentale irrazionale ma imprescindibile che lega mentore e allievo.
Il libro della Murgia in verità ha un finale diverso da quello che ci si aspetta e, devo dire, molto meno morboso di quello che potrebbe sembrare dalle premesse. Eppure c’è un momento in cui l’amore tra Chirù ed Eleonora è puro e sincero, per questo meritano di essere menzionati a San Valentino, anche se non li vedremo festeggiare sfacciatamente a un tavolo di ristorante. Però forse li scorgeremmo per qualche museo mentre si scambiano sguardi complici e sorrisi indefinibili.



TERAPIA DI COPPIA PER AMANTI

di Diego De Silva
Einaudi
ISBN 978-8806226664
cartaceo 17,10€
ebook 7,99€
Così come non vedremo mai festeggiare in modo classico Viviana e Modesto, i protagonisti di Terapia di coppia per amanti. È più probabile che a San Valentino li troviamo in qualche bed and breakfast piuttosto che seduti in vetrina in un ristorante famoso. Eh sì perché Modesto e Viviana sono una coppia di amanti e vivono la loro relazione nella clandestinità da ormai tre anni. Poi accade che a un certo punto qualcosa si inceppi, per lo meno nella mente di lei, e che la sola relazione ufficiosa non le basti più. Così, dopo aver sbroccato palesemente telefonando a Modesto alla quattro del mattino, Viviana decide che devono andare da un terapeuta per risolvere i loro problemi di coppia. Il che, peraltro, avviene a metà libro. E poi si risolve in un nulla. Infatti questo romanzo, commedia brillante farcita di dialoghi esilaranti ed espressioni decisamente azzeccate, più che il racconto di una storia è il racconto di una situazione che, di fatto, evolve molto poco.

Alla fine, tra un terapeuta più in crisi di loro (perché anche lui ha un’amante) e una litigata finale, non si capisce, o meglio, si intuisce solo vagamente, come finirà la faccenda tra i due amanti.

Perché nessuno dei due ha mai avuto intenzione di divorziare, fino a quel momento, o di mettere in discussione la sua vita ufficiale. Eppure a nessuno dei due sembra importare un granché di ciò che lascerebbero. I rispettivi coniugi sono appena abbozzati, in pratica non esistono, se non altro perché non sono nei pensieri dei protagonisti. Si capisce che il marito di Viviana lavora tanto, forse troppo, e che la moglie di Modesto è una donna un po’ apatica. Ma niente di più. Non è chiaro se uscendo alla luce del sole Viviana e Modesto distruggerebbero qualcosa o più probabilmente non ci sia già più nulla da distruggere.
In questo senso Viviana però non ci fa una gran bella figura, perché per soddisfare le proprie smanie da innamorata trascura un grave problema del figlio. Cioè, è una donna che avrebbe delle responsabilità, ma nel libro pensa solo a se stessa e a Modesto. Però a parte per il mezzo paragrafo in cui viene accennata questa situazione, non c’è alcun giudizio né di condanna né di assoluzione per la coppia ufficiosa. La situazione rimane abbastanza statica, è solo un espediente per sfornare gag e questo, per una lettrice come me, è un limite.
Peccato, perché mi sarebbe piaciuto un finale più netto in cui trionfasse il vero amore, quale che fosse.


Elena Genero Santoro


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