Gli scrittori della porta accanto

Recensione: Lucy, di Cristina Comencini

Il libro ci introduce nell’intimo segreto celato nelle vite di una decina di persone che gravitano, con un raggio d’azione più o meno stretto, attorno a Sara: paleontropologa, madre complicata, compagna che mai si possiede in toto, perché ha un “difetto di fabbrica”, come Lucy, lo scheletro femminile ritrovato, nel 1974, in Etiopia. Tale esemplare, infatti, si distingue dagli altri omidi in virtù di un’anomalia dell’alluce, grazie alla quale oggi camminiamo eretti, abbiamo dipinto la Cappella Sistina, solcato i cieli e gettato la bomba atomica.
Da quell’osso deviato ha preso avvio il cammino di chi ci ha preceduto ed è parte del nostro dna di Homo Sapiens.
Passavo le giornate china sulle impronte dei due che avevano camminato affiancati, erano imperfette, si intuiva lo spessore della pelle, l’incertezza del passo, quelle piccole erano più esitanti.[…] Le altre più grandi e decise andavano dritte senza esitazioni, aprivano la strada. Per me che ci lavoravo ogni giorno, quei due erano una coppia, lei camminava col piccolo sul fianco, seguiva lui, fuggivano insieme dall’eruzione del vulcano.

Sara, erede di Lucy, donna dall’animo abitato da mille ere e da mille domande contraddittorie e incapace di integrarsi nella società vincolata da regole, decide, un giorno, di sparire, destando reazioni introspettive e tentativi di ricerca in tutti coloro che sono parte della sua esistenza.

E, in questa indagine, che si snoda in un tempo sospeso, essi troveranno, soprattutto, se stessi.
Il romanzo della Comencini è un’alternanza di voci, un’esibizione di solisti che, raramente, si ritrovano a salmodiare in coro, all’unisono, la stessa melodia, nel ricordo delle medesime tappe attraversate.
Lungo le pagine di “Lucy” assistiamo, rapiti, ad un susseguirsi di monologhi di anime dilaniate, di analisi di cartelle cliniche di corpi fatti di carne e sangue, di percorsi per vie deserte, di visite in stanze illuminate da dardi di sole che filtrano dalle tapparelle socchiuse, di racconti di notti trascorse insonni o in balia di pensieri sconnessi. Ma non è tutto. Ci sei anche tu, ci sono anche io, inaspettatamente posti davanti allo specchio.
La protagonista, infatti, si rivolge al lettore, con cui sente di dover condividere il peso di un segreto, le colpe derivate da un’assenza, la fragilità e l’attaccamento alla Vita, che, dagli abissi del tempo preistorico, non si ferma, ma cova, nelle ceneri e nei lapilli vulcanici, l’inizio di una nuova era.
Dopo la nostra fine, al termine di delusioni o illusioni disattese, non vi è un nulla statico, vi è la Storia, un terreno lavico sul quale tutti, come Lucy e la sua famiglia, lasciamo impresse le nostre orme e seminiamo nuovi frutti, che matureranno dopo, nella luce sconfinata di un Futuro colmo di fascino e mistero.
Quel periodo in cui tu eri dentro di me fu di perfetta felicità, non mi sono mai sentita così ben accompagnata. Imparammo a comunicare in un linMi sono convinta che noi viviamo più di tutto nei nostri pensieri, nel dialogo con noi stessi che ci segue fino alla morte. Non siamo mai soli, per fortuna. E lì, nei pensieri, la nostra vita torna continuamente. […] Intravedo un disegno più grande di noi, che ci spinge in avanti e di cui non sappiamo molto, come la coppia di tre milioni di anni fa.


Lucy

di Cristina Comencini
Feltrinelli
Romanzo
ISBN 978-8807019340
cartaceo 12,75€

Quarta

Sara è un'antropologa e la passione scientifica l'ha spesso tenuta lontano dalla famiglia. Franco, che pure l'ha molto amata, ha infine scelto una donna più stabile, più confortevole. I figli hanno conquistato a poco a poco una sufficiente autonomia: Matilde è docile, apprensiva, presentissima al mondo, vorrebbe prendersi cura di tutti e specialmente di Sara; Alex fa l'antropologo come la madre, ma in Canada, con lei oscilla tra aggressività e indifferenza. Un giorno però Sara se ne va, sparisce. Lascia una lettera, nient'altro. Franco, in attesa della spiegazione che gli è stata annunciata, ripercorre le tappe di un matrimonio che non è mai finito. Alex e Matilde, lontani, si parlano e riannodano i legami dell'infanzia, ricordano il dolore della separazione. Sara intanto vive in un tempo diverso dal loro. Sembra guardarli dall'alto di un passato che è il suo, ma è anche il passato di tutti. Lontana eppure vicina come mai prima, la sua fuga si colma progressivamente di senso e di umana magia. Cristina Comencini scrive la storia di una donna che vuole guardare nel mistero dell'esistere, nei segni che i destini generali lasciano nel cerchio delle famiglie, dentro le rovine che anticipano in realtà una storia nuova.

Emma Fenu



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