Gli scrittori della porta accanto

Anteprima: Dario Vergari racconta "Revnion"



REVNION 
di Dario Vergari | Sito web
Montag Edizioni 
Romanzo distopico | Fantascienza
ISBN 9788868920982 
cartaceo 19,00€ | Acquista 

Tre giovani musicisti alternativi inventano il Dispositivo Emozionale Variabile Intra Limbico con cui ipnotizzeranno la popolazione mondiale e incarneranno i nuovi dèi fino a realizzare i loro sogni di dominio totale e pace in terra. Dalla riviera adriatica al Vaticano fino a Mogadiscio, passando per Angkor Wat, i moderni dèi assoggetteranno il mondo imponendo attraverso le Riunioni televisive i nuovi comandamenti sacri all’ umanità, scoprendo infine che la vera amicizia è un prezzo troppo alto da pagare e che vale più di quello che pensavano.

Raccontaci qualcosa di te: chi è Dario Vergari nella vita di tutti i giorni?
Sono un individuo curioso e irrequieto, continuamente alla ricerca di un senso al motivo della mia esistenza su questo pianeta. Dentro me nascono spontaneamente idee, immagini, suoni, che mi tormentano fino a che non riesco a liberarmene portandole dal mondo delle idee al mondo reale; solo dopo avere partorito riesco a trovare un effimera pace che mi lascia soddisfatto per qualche tempo. Gli unici punti fermi della mia vita in grado di darmi sollievo sono mia moglie e i miei figli. Amo correre, leggere, camminare, guardarmi intorno, ascoltare i suoni intorno a me. Detesto la televisione, o meglio, il modo in cui viene usata, nel mio romanzo viene infatti chiamata succhiacervelli.

Questo è il primo romanzo che pubblichi?
Sì.

Veniamo al libro, “Revnion”, edito da Montag. Com’è nata l’idea?
L’idea di questo racconto è nata durante una riunione con vecchi amici della mia adolescenza, riguardandoci a cena attorno allo stesso tavolo dopo tanti anni in cui la vita e i suoi riti ci avevano separato mi sono chiesto chi eravamo diventati e cosa invece avremmo fatto se da giovani avessimo avuto il potere di realizzare i nostri sogni. Il racconto ha presto preso una piega che non mi aspettavo e non mi è rimasto altro da fare se non seguire con gli occhi della mente i protagonisti e descriverne azioni e pensieri.

È un libro di fantascienza. Ci racconti di che cosa parla? E in che chiave parli di “Riunioni televisive”?
Mi sento sempre molto a disagio quando si tratta di rinchiudere i miei lavori in qualche categoria ma mi rendo conto di essere costretto a trovare una definizione per chiarire il genere del mio romanzo e, ironia della sorte per uno scrittore, non ho trovato nessun termine che si avvicinasse più di fantascienza a rendere l’idea del racconto. Il fulcro della storia che rende possibile ogni vicenda è un dispositivo che, per quel che ne so io, non è ancora stato inventato ed è per questo che la definisco una storia di fantascienza, anche se ambientata ai nostri giorni e con personaggi fin troppo storicamente attuali. In poche parole il racconto narra le vicissitudini di un gruppo di amici musicisti di una città della riviera Adriatica che inventano un congegno per dominare il mondo: il Dispositivo Emozionale Variabile Intra Limbico (Devil per gli amici). Il dispositivo è in grado di alterare la percezione della realtà attraverso i suoni, inducendo in chi ne viene colpito emozioni e stati d’animo scelti dai nostri eroi. Partendo da un concerto nella città ove abitano i protagonisti in cui ipnotizzano gli spettatori facendosi identificare come dèi arriveranno al Vaticano, che diventerà la loro base operativa e da dove inizieranno a tenere le loro trasmissioni speciali, le Riunioni televisive fra i nuovi dèi e l’umanità, estendendo presto il loro potere su tutto il globo e su una società obbligata dai nuovi comandamenti a essere felice.

Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare?
Il mio lettore ideale è un giovane di spirito, includendo quindi in questa categoria anche gli over-cinquanta non omologati, e quelli che non accettano come vanno le cose su questo pianeta. Ama la musica, rock, metal, e classica, che coincidono più spesso di quanto ci si possa aspettare a primo acchito. Ambisco a conquistare il mondo e ogni suo lettore, naturalmente.

Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura di questo romanzo? C’è qualcosa di autobiografico?
 Mi sono sentito molto coinvolto e mi sono anche divertito altrettanto nel raccontare questa storia che è esplicativa del modo in cui vedo le cose. È stato come guardare un film e rappresentare con parole le immagini che si susseguivano sullo schermo della fantasia. La città di mare dove ha inizio e si conclude la storia, anche se mai nominata esplicitamente ma definita semplicemente la Città, è il luogo dove sono nato e cresciuto, le atmosfere che descrivo sono quelle in cui sono vissuto buona parte della mia vita, anche i personaggi del libro sono ispirati ai miei amici di un tempo.

Per scrivere questo libro hai dovuto svolgere delle ricerche?
Il mio obiettivo era scrivere una storia di fantasia ma con delle radici ben piantate nel terreno della realtà. Oltre ad alcune ricerche sulle funzioni d’onda delle particelle subatomiche, necessarie per descrivere il funzionamento del Devil, ho svolto ricerche di ambientazione per le parti della storia che si svolgono a Città del Vaticano e nei relativi musei e basiliche, la Cattedra di San Pietro, i dipinti della Stanza della Segnatura, in particolare La scuola di Atene, le catacombe del Vaticano, le stanze dove abita il Pontefice quando è in sede. Altre ricerche sono state necessarie per descrivere gli ambienti africani dove ha luogo un evento decisivo per la conclusione della storia. Ho dovuto anche informarmi sulle specifiche delle armi nucleari tattiche, sulle caratteristiche dell’aereo a reazione che i nostri usano per spostarsi, sulla storia del tempio di Angkor Wat.

Nel tuo libro il valore che i protagonisti scopriranno è quello dell’amicizia. C’è qualche messaggio particolare che speri di comunicare attraverso questo romanzo?
Quello che veramente conta alla fine della nostra vita è il bilancio tra l’amore che abbiamo dato e quello che non abbiamo saputo dare, o ricevere. Non è un caso che il prologo si intitoli All you need is love e l’epilogo Love is all you need. I protagonisti del racconto si rendono conto troppo tardi di avere scambiato amicizia e amore per qualcosa di superfluo. Spero però, e ne sono convinto, che i lettori sapranno trarre altri messaggi dai pensieri e azioni dei personaggi.

Il finale chi l’ha deciso? Tu o i tuoi personaggi?
Credo che lo scrittore abbia un certo potere sui personaggi e sulle loro decisioni solo all’inizio della storia. Quando i dadi sono stati gettati i protagonisti del romanzo prendono vita, pretendono di fare e dire cose di cui l’autore può solamente prendere atto se non vuole snaturare lo svolgersi degli eventi.

Grazie per essere stato con noi, Dario. In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
Grazie a voi per questa opportunità e per la vostra professionalità.


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di Elena Genero Santoro Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag
L’occasione di una vita, ebook Lettere Animate
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni
Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni.



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