Gli scrittori della porta accanto

Intervista all'autore emergente: un caffè con Andrea Tavernati


Oggi il nostro Caffè Letterario è ben lieto di presentarvi un volto nuovo della letteratura italiana: è con noi Andrea Tavernati. Conosciamolo meglio!

Ciao Andrea e grazie per avermi concesso questa intervista. Per rompere il ghiaccio, visto che ci troviamo in un caffè letterario virtuale, permettimi di offrirti virtualmente un caffè, un the, una tisana, una bibita fresca o…  cosa preferisci? 
Va benissimo un caffè, grazie.

Bene ora che abbiamo rotto il ghiaccio raccontami di te. Chi è Andrea nella vita di tutti i giorni? 
Sono stato raggiunto dal demone “del raccontare storie”, abbastanza presto, anche se non prestissimo, diciamo dagli anni del liceo. Il che mi ha portato a laurearmi in Lettere, più seguendo la passione che badando agli sbocchi lavorativi.
Così, come tutti quelli che hanno subito questa sorte, da allora vivo su due piani paralleli. Quello principale ha un tempo tutto suo, molto più lento di quello scandito dall’orologio e conosce dinamiche carsiche, con lunghi percorsi sotterranei dei quali in superficie non emerge nulla e, a seconda della profondità, possono essere ignoti anche a me stesso. Poi ci sono momenti in cui tali dinamiche raggiungono la luce del sole e si trasformano in parole congelate sulla carta o in un file. E’ un processo di cristallizzazione, anche doloroso, perché costringe una materia di per sé fluttuante entro una comunicazione verso l’altro che è un compromesso con il proprio flusso di emozioni per rendersi in qualche modo dicibile e comprensibile.
Anche se all’inizio, almeno nel mio caso c’è sempre un ancoraggio solido con l’altro piano della vita, quello della quotidianità. Parto sempre da lì, dalle esperienze, dai dati del reale, per quanto rifluiti nell’interiorità con un processo di trasformazione che spesso credo li renderebbero irriconoscibili ad altri osservatori dall’esterno. E tenendo conto che le mie esperienze, come quelle di qualsiasi contemporaneo, sono meta-comunicative, nel senso che sono fatte anche di film e televisione, di libri, di periodici, di virtualità in rete e così via. Talvolta sono colpito da episodi ed oggetti apparentemente insignificanti o da ricordi di emozioni che non so più se sono transitate da un film o da un libro, o dalla voce di qualcuno che mi ha riportato la vita di qualcun altro, o da qualche fonte non più identificabile. Forse poco conta, in fondo: tutto viene a costituire il “lievito madre” di storie fatte di parole.
Per fortuna, almeno nel quotidiano sono riuscito a ridurre al minimo la distanza fra i due piani paralleli, dato che dovendo lavorare per scrivere, scrivo anche per lavorare. Da molti anni mi occupo di creatività pubblicitaria, impugnando ogni giorno la penna, o meglio il mouse. Credo però che dal punto di vista narrativo la trasfusione da un piano all’altro sia meno significativa di quello che si può pensare: le esigenze rimangono rigorosamente diverse, così come gli stili e gli obiettivi.
Invece credo siano più importanti le mie origini lombarde (sono nato a Pavia nel 1960 e ora risiedo in provincia di Como) e l’inevitabile frequentazione del capoluogo Milano; il viaggiare, soprattutto verso il Messico e gli USA, e l’avere una famiglia.

 Ci sono autori classici o molto noti che credi abbiamo influenzato, in qualche modo, il tuo stile?
A dire il vero credo che i primi autori a formare il mio stile siano stati…Topolino e Il Corriere dei Piccoli (poi Corriere dei Ragazzi). Considera che a quell’epoca (anni ’60) su Topolino si potevano leggere battute come “disgustosa esibizione di plutocratica sicumera!”  - detto da Paperino – e sul Corriere comparivano per la prima volta i fumetti di Hugo Pratt. Palestre linguistiche formidabili per una mente molto giovane e pronta ad assorbire qualsiasi cosa.
A parte ciò amo la linea massimalista della letteratura di ogni tempo e quelle che Franco Cardini chiama le “opere mondo”, a partire dalla Commedia di Dante fino alle opere di Thomas Pynchon, David Foster Wallace e Don de Lillo, passando per il Don Chisciotte,  i grandi romanzi di Dostoievskij e naturalmente la Recherche proustiana.
In ambito poetico sono convinto che in Italia esista a tutt’oggi una grande scuola, i cui esponenti meriterebbero di essere molto più conosciuti di quanto non siano. Penso a Vittorio Sereni, Mario Luzi, Andrea Zanzotto, Franco Fortini, Giuseppe Conte, Maurizio Cucchi, Patrizia Valduga, tanto per fare qualche nome.
Dialogo costantemente con questa biblioteca, ma anche con Shakespeare, Euripide e con gli autori della letteratura medievale europea, come Chretien de Troye e Wolfram von Eschembach. Ma non trovo meno ispirazione nelle architetture sonore di J. S. Bach e nel percorso artistico di Monet o di Arturo Martini.
Quanto allo stile….cerco il più possibile  di averne uno mio, prendendo le distanze da tutti questi inarrivabili modelli per individuare una strada autonoma. Nel caso non ci riesca, credo che non varrebbe la pena leggermi.

Quanti libri hai scritto? Quali sono, vuoi indicarceli?
Ho pubblicato nel 2014 un libro di haiku, poesia di origine giapponese, di cui ho cercato di dare una interpretazione molto personale,  nell’ottica di un percorso interiore in cui chiunque può riconoscersi. S’intitola: L’Intima essenza, la via degli haiku ed è pubblicato da EEEbook edizioni, disponibile in ebook.
Ad aprile di quest’anno ho pubblicato una raccolta di racconti, in parte mainstream, come si dice in gergo, e in parte tra il fantastico ed il fantascientifico, ma tutti guidati da un unico filo conduttore che è il tema del ritorno, metaforico e fisico, sognato, agognato o mai realizzato. S’intitola : E niente indietro ed è pubblicato da Factory Editoriale i Sognatori, disponibile sia in versione cartacea, sul sito dell’editore, sia in ebook. >> recensione di Angelo Gavagnin
Infine a settembre è uscita presso Gattomerlino editore di Roma una seconda raccolta di poesie, questa volta in versi liberi, dal titolo: Tamburi.

Raccontami brevemente del tuo ultimo libro...
Tamburi è composto da tre sezioni, che richiamano la struttura di un brano musicale:  Primo movimento, Americhe (Interludio), Secondo movimento.  E anche nel titolo, Tamburi, ho voluto ricordare  lo stretto legame che unisce i due linguaggi, poesia e musica, rime e ritmi. Allo stesso tempo il rullare di questi strumenti è come se fosse sempre sottinteso al ritmo dell’esistenza, siglandone il transito tra materia e spirito, corpo e mente. Cito a memoria:

“Secondo mutabili
logiche
scorrono globuli neuroni.
In dominante oscura
vibrano latenti
ricorrenti.
Irridente il corpo sfugge”.

Direi che il tema prevalente della raccolta è forse il continuo passare da una dimensione di scavo interiore al confronto-scontro con la realtà, l’oscillare costante tra il sé e l’altro da sé nel tentativo di trovare un improbabile equilibrio. Questo scontro raggiunge l’acme nella sezione “Americhe (Interludio)”, costruita sul ricordo di un viaggio nel Nuovo Continente: un percorso reale e metaforico che rivela il contrasto esistente tra la cinica indifferenza del cosiddetto “nord” del mondo e l’endemica,  profonda povertà del “sud”. Oserei dire, un esperimento di poesia civile.
Nei versi dell’ultima sezione la meditazione si allarga al destino dell’universo intero,  dove è solo compito nostro aprire uno spiraglio  di luce e di speranza:

“Ancora foschia muove sulla scogliera
e assonna brume la scialuppa. 
Non conosco
questa terra nuova.
Ma poi, al chiuso,
 da ogni lato,
i fiori si
apriranno.”

La rivoluzione digitale e l’ e-book: cosa ne pensi di questo sistema innovativo di lettura, credi che rappresenti il futuro o è solo fumo negli occhi?
Ho pubblicato un libro in ebook e un secondo in entrambe le forme, cartacea ed ebook, per cui l’innovazione non mi spaventa. Intanto bisogna però distinguere tra le due cose. L’ebook non è la rivoluzione digitale, è la proposta di un nuovo supporto, che offre il passaggio dal libro cartaceo ad una forma diversa. Dal punto di vista pratico possiede alcuni innegabili vantaggi:
1) costi inferiori
2) facilità di accesso e di reperibilità
3) concentrazione in uno spazio estremamente ristretto di un numero enorme di testi.
Quest’ultimo aspetto mi sembra sottovalutato, ma per chi, come me, si ritrova l’arredamento di casa condizionato da migliaia di libri, non è un fattore secondario.
Comunque, per queste tre semplici ragioni l’ebook prenderà sempre più piede, senza mai arrivare a soppiantare il caro vecchio libro cartaceo, di cui io sono il primo ad apprezzare gli aspetti “sensoriali”. Le due forme continueranno a convivere l’una di fianco all’altra specializzandosi sempre di più. 
Ma questo è solo un dettaglio della rivoluzione digitale applicata al mondo dell’editoria. Il digitale è un invito a riconsiderare il libro  non più come un oggetto fisico indissolubilmente legato ad un certo tipo di supporto, ma nella sua dimensione originaria e immateriale di testo, o insieme di testi ed immagini. Se si parte da questo presupposto  gli effetti del cambiamento possono investire frontalmente le idee che abbiamo di fruizione, di distribuzione della cultura e perfino di necessità del possesso materiale di un oggetto di contro ad una accessibilità illimitata e a costo zero.
D’altro canto la creazione di una autentica comunità virtuale di autori e lettori con una relazionalità continua e diffusa  attraverso il web potrebbe rispondere ad una realtà sempre più parcellizzata, nella quale la forbice tra lettori forti, da un lato, e lettori occasionali e non lettori, dall’altro, è sempre più ampia. Ma credo che su entrambi questi versanti si sia solo all’inizio. Nei prossimi anni ne vedremo delle belle.

Tu e i social network: credi che possano rappresentare un’opportunità per un autore, o li consideri solamente un frivolo passatempo?
Solo per fare un esempio, senza la rete e i social network probabilmente non sarei mai arrivato a pubblicare i miei primi due libri. Ho conosciuto i miei futuri editori attraverso la rete, ho imparato ad apprezzarli, ho proposto loro i miei libri e loro hanno accettato di pubblicarli (senza chiedermi un euro). Per un esordiente la rete rappresenta una fonte di informazioni eccezionale per farsi un’idea del mercato editoriale, per individuare l’editore più adatto e anche per selezionare una serie di canali attraverso i quali far sapere al mondo: “ehi, ho pubblicato un libro!”. Una marea di blog, siti specializzati e i social network offrono una prateria sconfinata nella quale far pascolare le nostre creazioni. Tutto ciò però non vuol dire affatto che farsi conoscere è diventato facilissimo. L’affollamento di aspiranti scrittori, proprio per la semplicità di accesso alla rete,  è massima e far emergere la propria (supposta) qualità richiederebbe un lavoro enorme, anche solo in termini di tempo, che solo un professionista del settore è in grado di fare con la dovuta competenza. Non per niente esistono agenzie di comunicazione che si occupano proprio solo di diffondere la personalità di un brand attraverso la rete. E, da questo punto di vista io, come scrittore, o i miei libri, se preferisci, non siamo un soggetto molto diverso da un marchio commerciale. Un lettore, in fondo, è un acquirente di libri, cioè un consumatore, che potrà decidere di comprare il mio libro solo se:
1) sa che io e il mio libro esistiamo
2) intuisce che il mio libro possa piacergli
3) non lo trova troppo costoso
4) gli risulta facilmente reperibile.
Insomma, dubito che un esordiente, utilizzando i social, possa da solo arrivare ad avere notorietà e successo, anche se ha davvero tanto, ma tanto tempo a disposizione. Tuttavia oggi esserci, in rete, è indispensabile, anche solo per uscire dalla ristretta cerchia degli amici e parenti che ci possono conoscere personalmente, come autori, e per mantenere i contatti quotidianamente  con quegli enti che possono esserci più vicini e più interessati al nostro lavoro (blog, associazioni culturali, editori…). Il mio consiglio è di selezionare i riferimenti più affini alla propria scrittura e di lavorare congiuntamente on line e off line con molta pazienza…e senza aspettarsi che ogni like si trasformi in un libro venduto.

Progetti per il futuro: ci sono nuovi lavori in corso o ambizioni particolari?
Attualmente sto lavorando sull’idea di precarietà, generata dal contrasto tra la nostra immaginazione del mondo e la sua effettiva realtà. La prima concretizzazione di questo approfondimento punta sugli anni ’80, come emblema di una divaricazione radicale tra l’umanità e il contesto in cui ci si trova a vivere. Ipotesi applicabile a qualsiasi epoca, ma che personalmente ho vissuto soprattutto in quegli anni, riflettendoci quindi con il senno del poi. Gli anni ’80 sono stati un incubatore della realtà attuale, ma pochissimi allora avevano capito dove il mondo stava andando, ed io non ero certamente fra questi, ma, con molti altri, pensavo di essere un individuo storicamente contemporaneo all’età nella quale vivevo. Invece abitavo un tempo che era solo mio, sfasato rispetto a quello delle cose e degli eventi. Ma, quando ci si riflette, non è sempre così, per tutti?  Il progetto è quello di una narrazione di ampio respiro, che ho intrapreso parecchi anni fa, lasciato ad uno stadio redazionale molto imperfetto, ed ora ripreso con un disegno più vasto ed emblematico: l’obiettivo è parlare di un’epoca per parlare della condizione umana.
La seconda concretizzazione prende spunto dalla precarietà fisica, dal tema dello sradicamento, di una globalizzazione che non identifica la casa dell’uomo con il mondo intero ma si ferma alla perdita delle origini, della propria “terra”, senza dare niente in cambio. La tragedia dei migranti è oggi emblematica di questa realtà che priva interi popoli dell’illusione di un destino migliore in nome dell’immaginazione di un futuro forse inesistente, ma senza possibilità alternative. Intorno a ciò stanno nascendo una serie di stanze poetiche che forse prenderanno la forma di una narrazione in versi franti, violenti, disarticolati per mancanza di respiro. Ma tutto è ancora molto in fieri.

Dunque impegno letterario accompagnato da impegno etico. Ciò si limita alla scrittura oppure ha risvolti che si allargano anche alla sfera della vita quotidiana?
Oggi l’occidente si trova di fronte ad una doppia crisi: da una parte ci sono forze esterne molto violente che propongono modelli diversi dai nostri e che si oppongono a tutte le conquiste che abbiamo bene o male ottenuto negli ultimi due secoli, ma dall’altra c’è qualcosa di molto più grave che sta avvenendo dentro di noi: pare che non siamo più interessati a difendere queste nostre conquiste di civiltà. I valori, il pensiero, l’arte, la scienza accumulati stanno diventando un fardello ingombrante, la cui preziosità non siamo in grado di trasmettere ai nostri figli e che non rappresenta più una spinta verso ulteriori evoluzioni.
Chi invece queste cose le ama ancora non può sottrarsi al dovere di porre freno a questo dilagante disinvestimento sulla nostra stessa identità. Nel mio piccolo, collaboro con la Casa della Poesia di Como, occupandomi di promuovere la difesa e la promozione della poesia sul territorio con la realizzazione di una serie di eventi nel corso dell’anno, i quali trovano il loro culmine nel festival “Europa in versi”.  Manifestazione di tre giorni, giunta alla sua quinta edizione, che accoglie a Como poeti provenienti da tutta Europa e da altri continenti (quest’anno anche dal Giappone) e che ha l’ambizione di stabilire da tempo una rete di eccellenze poetiche di livello internazionale inserite in un circuito che condivide modelli ed esperienze.
In quest’ambito, altri percorsi attivati  e sempre più strutturati sono il coinvolgimento delle scuole, portando il suono e il senso dell’esperienza poetica nella quotidianità dei più giovani, e l’apertura a nuove forme di fruizione, come il Poetry Slam. Tutte iniziative con le quali si spera di contribuire alla vitalità della realtà culturale del nostro paese.

Dove possiamo trovare i tuoi libri? Indicaci eventuali link di acquisto:
L’Intima Essenza dal sito dell'editore e in tutti i principali store on line.
E niente indietro dal sito dell'editore e in tutti i principali store on line.
Tamburi si può acquistare sul sito dell’editore, nella collana Quaderni di pagine nuove, e in tutti i principali store online, come Ibs.

Andrea ti ringrazio tantissimo per essere stato con noi e, a nome de Gli scrittori della porta accanto ti faccio i complimenti per il tuo ultimo libro, in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri!




La rubrica, curata dalle autrici Silvia Pattarini ed Elena Genero Santoro, per farvi conoscere le nuove promesse del panorama letterario. 
Se sei un autore emergente Contattaci per un'intervista personalizzata. 





Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe,  0111Edizioni.
La mitica 500 blu,  Lettere Animate.



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