Arrivo che è ormai sera. Una sera tiepida di fine dicembre. Evviva! Scendo dall’aereo annusando l’aria, tentando di carpire subito il profumo dell’Africa.
Chiamarlo diario di viaggio autobiografico è riduttivo. Un libro che parla di verità, una storia semplice e senza filtri ma tanto intensa da far sentire le risate dei bambini e i profumi di un’Africa autentica. Un dono.
Un dono che al lettore lascia più di un ricordo, un disegno indelebile nel cuore poiché fatto di pennellate d’amore verso gli altri, piccole anime che quanto poco hanno, tanto sanno regalare, nella loro infinita innocenza e riconoscenza.
Camminando osservo la terra rossa che mi impolvera i piedi nudi come fosse talco. La sento tra le dita. Morbida. Mi piace, penso, mi piace davvero. Soprattutto il pensiero che non se ne andrà facilmente, nemmeno con l’acqua. Non se ne andrà più.
Quello di Stefania è un percorso iniziato quasi inconsapevolmente, con un punto di partenza e senza uno di arrivo. Un’esperienza di condivisione ma, soprattutto, una presa di coscienza, un vissuto che costringe a crescere, l'opportunità di aiutare gli altri aiutando se stessi.
I giorni a Matiri sono intensi. Solo apparentemente banali e tutti uguali. In realtà, ogni giorno porta con sé nuove emozioni, scoperte inaspettate. Cerchiamo di aiutare chi sembra averne più bisogno e finiamo con l’imparare, arricchendoci. È uno scambio continuo, un prezioso flusso di informazioni, sensazioni, sapori...
È un diario di viaggio autobiografico.
Stanca della superficialità di una vita nemmeno troppo tranquilla, Stefania decide di partire. Da sola. Casualmente, trova in internet i contatti di un'associazione che gestisce il St. Orsola, un ospedale in un'area rurale del Kenya, Matiri. E parte con una valigia gialla, poche aspettative, tanta curiosità e voglia di cambiare, non certo il mondo, ma almeno la sua piccola insignificante esistenza.
"Con la mia valigia gialla" è il racconto dei piccoli eventi quotidiani (solo apparentemente banali) accaduti in quelle tre settimane, conditi con una manciata di riflessioni dell'autrice sulle diverse abitudini e sulla cultura locali.
Contrariamente a quanto si pensi, però, non è un libro sul volontariato. Il volontariato è solo un dettaglio. L'intenzione dell'autore era di raccontare il viaggio, una piccolissima parte d'Africa, quella che lei ha conosciuto, diversa dalla miriade di altre facce di una terra magica, unica. Ne racconta le usanze locali, i profumi, i colori, i suoni, il quotidiano. Le emozioni. E ne ha dato una sua personale chiave di lettura, intervallando ai dipinti della natura le sensazioni restituite, i pensieri suggeriti, le domande che si è posta e che pone a chi vorrà leggere le pagine del suo libro e soffermarsi, come lei, a cercare una risposta.
Anche se spesso risposte non ce ne sono. E allora, più che di risposte si tratta di opinioni. Ecco perché questo libro non vuole insegnare nulla. E' un semplice mezzo messo a disposizione dall'autrice per far compiere al lettore lo stesso viaggio (anche se non sarà mai lo stesso) senza prendere un aereo, semplicemente con l'immedesimazione.
di Stefania Bergo | Zerounoundici Edizioni | Mainstream Diario diviaggio
Francesca Gnemmi |
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