Gli scrittori della porta accanto

Non si legge per mancanza di tempo o per pigrizia?

«A me non mi piace leggere»
Ci sono tante affermazioni scioccanti a questo mondo, ma «A me non mi piace leggere» è una di quelle che, personalmente, mi lascia sempre tra l'attonito ed il frustrato. Si tratta di una di quelle dichiarazioni da cui ci si può difendere, nel quotidiano, rispondendo con un semplice «Si era capito...» che nasconde quella sfumatura di mistero da homo intellectualis, ma si presta anche ad un più volgare «Chi se ne frega!?» che mette una certa distanza tra la vittima, che deve subire l'abuso cognitivo, e chi innocentemente la pone di fronte a questa sua verità.
Seriamente: mi capita di essere avvicinato da perfetti sconosciuti mentre sono intento a leggere un libricino ricreativo come una Guida Galattica per Autostoppisti e che debbano esternare impellentemente questa loro debolezza, quasi a doversi giustificare, come fosse uno stimolo fisiologico. La cosa mi lascia tanto più perplesso quanto, facendo mente locale, non mi pare di aver notato nessuno avvicinarsi con la stessa riverenza ad un fantino per confessargli di non andare a cavallo.
Ne viene fuori uno strano scenario in cui c'è gente a cui non piace leggere e si sente colpevole.
Quindi chiedo: perché non rimediare? E il personaggio di turno, nello stesso momento in cui scorre la messaggeria istantanea del proprio smartphone, generalmente risponde di non aver tempo. Così ho iniziato a pensare di essere nato del tutto sfigato perché io, proprio io che sono un programmatore di computer, non ho la capacità di costoro di consultare i dispositivi elettronici sfruttando direttamente i protocolli informatici. Certo, non hanno tempo di leggere, ma possono gestire Whatsapp senza guardare neanche lo schermo. Che invidia! Eppure, continuando ad utilizzare un linguaggio informatico, la scrittura può essere vista come un codice, cioè un sistema per rappresentare graficamente un pensiero seguendo precise regole semantiche. La lettura è il processo di decodifica.

Se chiedete a me, vi potrei rispondere con un'affermazione almeno altrettanto perentoria: è impossibile non amare la lettura. Tanto per cominciare, se siete arrivati fino a qui, avete letto qualcosa come trecentoquindici parole compreso questa, il che significa che non siete propriamente e del tutto allergici alla lettura fine a se stessa (a meno che non iniziate a sentire un certo gonfiore dalle parti della laringe). Ad essere puntigliosi, questo editoriale sarebbe per quelli che abbiamo perso dopo la prima riga: pazienza!

Utilizzando un'altra metafora, un libro è solo uno strumento non tanto diverso da un cacciavite. Una persona in grado di leggere, ma che non ama la lettura, equivale ad un falegname che odia i trapani...
Non è che lo strumento possa determinare l'arte fine a se stessa con tutta questa leggerezza! Mai sentito qualcosa tipo «Quello è un ottimo falegname perchè usa solo martelli firmati!». Piuttosto, l'arte del falegname la si vede dalle sue opere, indipendentemente dal fatto che siano state forate con trapani di prima qualità oppure a morsi.
Di contro, nessun appassionato di lettura con una parvenza velata di senno si è mai fatto sorprendere nell'intento di consultare, dalla prima all'ultima riga, un elenco telefonico.
«Che stai leggendo di bello?»
«Mi sto sbellicando dalle risate con le Pagine Gialle!»
Eppure anche quello è un libro a tutti gli effetti...

E quindi possiamo concludere che amare la lettura è una metonimia, ovvero l'espressione di una qualità per via metaforica per cui mi piace leggere significa, in realtà, mi piace imparare, mi piace sapere. Ne consegue la grave tesi per cui «A me non mi piace leggere», sotto sotto significa: «Io godo della mia ignoranza».
La lettura di un libro, in quanto strumento, non è assolutamente vincolante per i contenuti. Leggere, nonostante la prof di italiano potrebbe sostenere il contrario, non significa necessariamente sorbirsi Dante Alighieri. C'è tanta roba da leggere là fuori, allo stesso modo come ci sono tanti tipi diversi di attrezzi per falegnami...
Si tratta, molto spesso, di cercarsi il proprio spazio, le scritture che fanno vibrare la propria mente, quelle affini alla singola persona. E di scritture ce ne sono così tante che non si può non trovare qualcosa che ci piaccia.
Il punto è che spacciare la pigrizia pura per un gusto personale è una scusa che funziona solo con i propri simili. Ed è per questo che c'è gente come me che alla dichiarazione «A me non mi piace leggere» potrebbe rispondervi con aria di sufficienza: i pigri non piacciono a nessuno! E la pigrizia è proprio l'arte di non fare qualcosa ch'è ritenuto necessario, tipo «Non leggo perché non ho tempo» mentre ci si gingilla con lo smatphone.




Gianluca Santeramo
Allevato da un Commodore VIC 20 e da Goldrake, si è diplomato in Informatica Industriale nel lontano 1995. Non è mai riuscito a recidere il cordone ombelicale che lo lega alla fantascienza sin dalla più tenera età. Dopo aver corretto decine di bozze di scrittori in erba tra un capolinea e l’altro, si è messo anche a scrivere: da allora sono iniziati i guai….


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